Editoriale

La vicenda giuridica dei Maro'

Acque terriroriali, giurisdizione costiera, ma intanto i due stanno rischiando grosso

 

di  

erchiamo di venire a capo della questio, inerente i due fanti di marina, che tanto alterco giuridico sta creando tra India e Italia.

 

Il nostro Paese ha richiamato a Roma -tramite il nostro sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura-, l'ambasciatore italiano in India per pareri professionali, cosa questa che ha un aspetto greve nel mondo della diplomazia.

 

Tal fatto è dovuto alla presa di posizione dell’organo giudicante del tribunale di Kollam inerentemente ai capi di accusa contro i due militari attualmente in stato di arresto: lo sono dal passato febbraio.

I capi di accusa sono gravosissimi: dall'omicidio, al tentato omicidio, fino all'associazione per delinquere.

 

Il problema, dobbiamo immediatamente sottolinearlo, è in origine e, quindi, antecedente alle accuse spiccate verso i due uomini.

La nave sulla quale lavoravano i due marò, in quello specifico momento, era chiaramente in acque internazionali e pertanto dal momento che la bandiera sventolante sull’ imbarcazione era quella italiana la funzione giudiziale dell’accaduto  doveva scilicet, naturalmente, competere a un tribunale o, meglio, a un giudice italiano.

 

La smobilitazione del nostro ambasciatore, azione questa durissima, dischiude una crisi netta tra due Nazioni che hanno, tuttavia, svariati affari economico-strategici comuni da mantenere.

Io credo che l’India voglia, quasi certamente, alzare il prezzo, in maniera piuttosto subdola, prima di concedere la libertà ai due militari. 

 

E’, comunque, da aggiungere che la giurisprudenza indiana ha volutamente essere indipendente senza implicare quella italiana e, ciò, fin dall’inizio.

Esempio su tutti il fatto che la perizia balistica sia stata eseguita senza esperti e tecnici in materia del nostro Stato.

L’esatta determinazione di posizione della nave in acque territoriali  o, acque in alto mare, non è stata minimamente considerata dal diritto indiano. 

 

Se, come affermano i soldati incriminati, la nave si trovava ed era segnalata dai radar in acque internazionali la giurisdizione spettava al codice italiano. 

 

La giustizia indiana, altresì, puntella la propria decisione affermando che l’imbarcazione abbia violato, in aggiunta, la Convenzione internazionale del 1988 che stabilisce, in caso di atti illeciti, che la giurisdizione di uno Stato arrivi fino a 200 miglia dalla costa.

 

Secondo la prassi giuridica internazionale, l'ampiezza di tale porzione di mare era stabilita in 3 miglia marine dalla costa (corrispettiva alla gittata media dei cannoni), ma alcune Nazioni avocavano ampiezze maggiori, fino a 200 miglia marine dalla costa. La Convenzione di Montego Bay, dopo quanto sopra, ha stabilito che ogni Stato è nella piena libertà di decidere l'ampiezza delle proprie acque territoriali, fino ad una estensione massima di 12 miglia marine, misurate a partire dalla linea di base (linea di bassa marea lungo la costa) (articolo 3 Convenzione di Montego Bay) e come fissato dalle carte nautiche riconosciute dallo Stato costiero (articolo 5 Convenzione di Montego Bay).

 

Sul mare territoriale (inclusi suolo e sottosuolo marino) lo Stato costiero, ed è qui che avvalorano le loro prese di posizioni gli indiani, esercita la propria sovranità in modo pressoché esclusivo, con due importanti limiti:

« lo Stato costiero non può impedire il passaggio inoffensivo di navi mercantili o da guerra straniere, purché tale passaggio non arrechi pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero" (articolo 19 Convenzione di Montego Bay); lo stesso articolo sancisce che « il passaggio deve considerarsi "offensivo" qualora la nave straniera minaccia o impiega la forza, compie atti di spionaggio, viola le regole doganali, fiscali, sanitarie o relative all' immigrazione, interferisce con le comunicazioni costiere, inquina le acque in maniera grave ed intenzionale».

Il passaggio deve comunque avvenire rispettando le norme interne dello Stato costiero, in particolare quelle in materia di trasporto e navigazione;

 

«lo Stato costiero non può esercitare la propria legislazione penale in relazione a fatti commessi a bordo di navi straniere, ad eccezione di alcune ipotesi» (articolo 27 Convenzione di Montego Bay):

 

a)se le conseguenze del reato si estendono allo Stato costiero;

b)se il reato è di natura tale da recare pregiudizio alla pace dello Stato costiero o al buon ordine del suo mare territoriale;

c)se l'intervento delle autorità locali è richiesto dal comandante della nave;

d)se l'intervento è necessario per reprimere un traffico illecito di stupefacenti.

 

 

A questo punto la vera grande preoccupazione è di far capire, alla giustizia indiana, che trattandosi di un problema di pura giurisdizione il giudice abile e competente non può che essere quello italiano. 

 

Gli avvocati del nostro Paese affermano che ogni volta si entra in campo di diritto penale occorre sempre seguire un principio di territorialità, avvalorando così la posizione in base alla quale una persona che commette un reato deve essere perseguita nel territorio ove lo ha compito.

Nel caso dei due militari italiani la cosa sembra essere ancora maggiormente comprovata in quanto essi si trovavano su una nave battente bandiera italiana, quindi in territorio italiano, perciò giudicabile dal codice nostrano.

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    11 commenti per questo articolo

  • Inserito da Antonio il 16/03/2013 21:16:27

    Parli del mare territoriale giustamente citato all'articolo 19 della conferenza di Montego bay ma sorvoli su un altro importante articolo basilare in tale questione ,il 33, il quale dice:"In una zona contigua al suo mare territoriale, denominata «zona contigua», lo Stato costiero può esercitare il controllo necessario al fine di: prevenire le violazioni delle proprie leggi e regolamenti doganali, fiscali, sanitari e di immigrazione entro il suo territorio o mare territoriale; punire le violazioni delle leggi e regolamenti di cui sopra, commesse nel proprio territorio o mare territoriale. La zona contigua non può estendersi oltre 24 miglia marine dalla linea di base da cui si misura la larghezza del mare territoriale" Oltre a ciò bisogna specificare che in base al diritto della navigazione uno stato esercita una giurisdizione diretta su quelle navi che ne battono bandiera; lo hai giustamente ricordato ma d'altro canto la nave indiana è sottomessa a una giurisdizione appunto indiana. Volendo esaminare la questione in maniera analitica risulta chiaro il fatto che una nave italiana ( quindi lo stato italiano ) abbia attaccato una nave indiana ( quindi lo stato indiano).Concedere la giurisdizione allo stato italiano sarebbe stato come se il processo di Norimberga fosse stato presieduto direttamente dagli stessi nazisti! Concludendo è consuetudine ben riconosciuta , non solamente del diritto internazionale, tutelare in primis gli interessi di coloro che abbiano subito un danno ingiusto; a tal avviso per quale motivo la giurisdizione italiana dovrebbe tutelare gli interessi di due morti indiani piuttosto che badare all'interesse di due cittadini e militari ?! Il diritto internazionale, fonte primaria di tale fattispecie , parla chiaro, i marò andrebbero processati in India.

  • Inserito da grazia il 22/05/2012 08:44:36

    Credo che se esistessero rivista e giornali come il vostro tutto sarebbe più facilmente capibile. In poche righe siete riuscite a decriptare una cosa che stava veramente annoiando dal momento che rimaneva a tutti inspiegabile. Grazie di cuore Totalità

  • Inserito da Giovanna il 21/05/2012 21:23:04

    Stupendo articolo che fa chiarezza dove in molti, media compresi, non ci sono riusciti

  • Inserito da ines giolli il 21/05/2012 16:17:03

    i due marò ancora trattenuti in india una questione che davvero non riusciamo a risolvere?

  • Inserito da Loredana Marano il 21/05/2012 14:14:36

    interessante sintesi dei fatti! L'articolo si attiene al codice del diritto internazionale in materia di giurisdizione territoriale, perciò segue rigorosamente i termini di accordi riconosciuti, in base ai quali non si capisce perchè i due marò siano ancora trattenuti in India. Dovrebbe essere una questione seguita da tutti, perchè ci dice come agiamo all'estero.

  • Inserito da Loredana il 21/05/2012 12:57:10

    Finalmente un po' di chiarezza in una vicenda già difficile e delicata, che i nostri tg trasmettono in modo anche più confuso e confusionario. Mi sembra, tuttavia, che il governo indiano chiuda gli occhi di fronte a precise predisposizioni internazionali, e questo non depone sicuramente a suo favore.

  • Inserito da piero sampiero il 21/05/2012 12:56:35

    Mi dispiace solo non conoscere la verità...

  • Inserito da franca il 21/05/2012 12:37:31

    Scusa Massimo, ma sono 2oo miglia? sembra veramente una enormità

  • Inserito da v.shantaran il 21/05/2012 12:32:35

    Qui proprio non comprendo cosa ci sia dietro, quali segreti si celino dietro questa vicenda. Hanno visto QUALCOSA che non dovevano vedere?

  • Inserito da valentina_b il 21/05/2012 12:31:11

    SOno pienamente d'accordo con te MAssimo, soprattutto perchè non hai praticamente escluse anche prove a loro carico.

  • Inserito da a.patrizio il 21/05/2012 12:20:52

    Finalmente riesco a capirci qualcosa

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