Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Tarallini pugliesi
Quando il 7 settembre 1860 Garibaldi e ventotto dei suoi ufficiali entrarono trionfalmente a Napoli insieme con loro c’erano due sole donne: la salernitana Emma Ferretti e la salentina Antonietta De Pace che sfilò vestita con i colori della bandiera italiana: insieme con i Mille sbarcati a Marsala aveva lottato per la liberazione del Regno delle Due Sicilie tenendo anche i contatti fra i garibaldini di Puglia e Campania.
Antonietta, che era nata a Gallipoli nel 1818 dove suo padre era banchiere e sindaco, aveva rifiutato fin da ragazza le ingiustizie sociali battendosi contro il governo borbonico.
Antonietta de Pace
Dopo la morte del padre si trasferì a Napoli dove entrò in contatto con i circoli mazziniani diventando “Sorella” della Giovane Italia. Il 15 maggio 1848 partecipò alle barricate di via Toledo vestita da uomo: le costò un anno e mezzo di carcere al ritorno dei Borboni.
Organizzò anche un Comitato Politico femminile mazziniano, per cui fu di nuovo incarcerata nel 1855: le cronache dell’epoca scrissero che al momento dell’arresto Antonietta “tolse dal petto due proclami di Mazzini, ne fece una pallina, poiché Mazzini usava la carta velina, e in faccia a loro l’inghiottì”. Venne interrogata durante quindici giorni, segregata in una minuscola cella, e poi trasferita in carcere dove rimase diciotto mesi subendo quarantasei processi prima che fosse condannata alla morte per impiccagione .
Ma grazie alla pressione esercitata da decine di giornali anche esteri a suo favore, tra cui il “Times” e il “Liberal Daily News”, la cui corrispondente, la giornalista inglese Jessie White fu a fianco di Garibaldi in molte imprese, le fu commutata la pena in una sorta di arresti domiciliari a Napoli presso un parente filo borbonico. Lei però non abbandonò la sua attività di cospiratrice e con altre donne fondò un altro Comitato Politico Mazziniano collaborando anche con Carlo Pisacane per organizzare la Spedizione nel Cilento del 1857.
Mentre Antonietta De Pace era in prigione e pativa soprusi e fame sognava i buoni piatti della sua terra salentina, specialmente i dolci: le “pettole fritte” tipiche del Natale che sua madre iniziava a preparare all’Immacolata, l’8 dicembre, per arrivare al 2 febbraio, festa della Candelora; e i golosi “tarallini” pasquali ricoperti con la glassa di zucchero. Eccone la ricetta originale.
Ingredienti:
1 Kg di fior di farina
250 gr di zucchero
2 tazzine d'olio d'oliva
2 bustine di lievito per dolci
7 uova (tenere da parte qualche albume)
Impastare la farina con lo zucchero, l’olio, e lavorare bene prima di aggiungere il lievito. Se necessario si può ammorbidire la pasta con qualche cucchiaio di latte.
Si fanno dei bastoncini lunghi circa dieci centimetri e del diametro di uno e si richiudono in cerchio, premendo bene sulle estremità perché durante la cottura non si aprano.
Si sistemano i “tarallini” sulla lastra del forno, precedentemente unta di olio e infarinata, si spennellano in superficie con il bianco dell'uovo e si cuociono finché diventano croccanti e dorati. Si passano poi, pochi per volta, nella glassa e si lasciano scolare e infine asciugare bene prima di conservarli in una scatola di metallo.
Sono ottimi per la merenda dei bambini o per consumarli con un buon the profumato alla cannella.
Inserito da agen togel online terpercaya il 08/12/2021 22:18:57
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Inserito da Tarallini il 10/08/2014 19:29:18
questa storia non la conoscevo per niente, spesso ci si dimentica di approfondire l'origine delle cose che diamo per scontato. Grazie per ricetta e grazie di aver arricchito la mia conoscenza
Inserito da Loredana il 30/05/2012 16:16:53
Che donna! Ecco uno spirito indomito. E dolce, con questi taralli deliziosi (li conosco bene)...meno male che c'è la ricetta, così li posso sperimentare insieme al the alla cannella. Ho già l'acquolina...