Itaca: Forum dei lettori

Occorre un "movimento" per riattivare la linfa vitale della destra

Non c'è più tempo, non si può più aspettare : rifondare o estinguersi

di Fabio Meloni

Occorre un

Tornare a Itaca è possibile, ma...

Il maestro Alberto Manzi diceva “non è mai troppo tardi”. Ammesso, aggiungo io, che ci sia ancora tempo...

Questa potrebbe essere la cinica fotografia di una Comunità politica che, tra appelli e metafore sognanti, sta cercando di ritrovarsi. Seppure tra troppi distinguo e tanti che restano alla finestra per vedere l’effetto che fa.

Fallito il modello del 'partito cassonetto indifferenziato', nonostante i velleitari colpi di coda del berlusconismo, e salutato con soddisfazione il canto del cigno del finismo capriolatore, qualcuno si è finalmente accorto che è tempo di ritrovare identità e slancio, di esaltare le differenze e di recuperare battaglie sopite.

Benvenuti anche a coloro che, prima a Fiuggi poi in piazza San Babila, salutarono con entusiasmo le mutazioni subite dalla Comunità che oggi cercano di rivitalizzare. Disperse le fila in decine di rivoli, esasperate le inevitabili rivalità personali, consolidati i personalismi e le rendite di posizione, bruciata la militanza, mortificata la passione, sacrificati gli ideali, il compito sarà difficile.

Ma gli 'ex qualcosa' in giro per l'Italia sono tanti. Impigriti, mortificati, demotivati, delusi, ma fermi nella speranza di una rinascita.

Besana lo ha chiamato “ritorno ad Itaca”, io, mesi addietro, evocai la figura dell' "Araba fenice".

L'auspicio finale non cambia. Si tratta di proiettarsi verso il futuro di un'intera area che non si sente rappresentata, che si trova davanti ad un bivio: essere o non essere, o più esattamente esistere o non esistere.

Sparsi qua e l si leggono spunti di riflessione per valutare se esistono le condizioni per dar vita ad un qualcosa... Per esempio, un movimento identitario nazionale. Un movimento consapevole che la sua caratteristica lo limiterà nei consensi, ma gli consentirà di caratterizzarsi per distinguersi ed essere coeso. Un movimento che sin dalla sua ragione sociale sia in grado di rappresentare un'offerta appetibile anche nel mercato del consenso, soprattutto tra i delusi dalla politica attuale.

Un movimento radicato nel territorio che, seppure in tempo di social network, non rinunci ad avere anche avamposti logistici ed organizzativi, che gli consentano di recuperare la militanza come fondamento dell'attività politica, di propaganda e di proselitismo.

Un movimento che individui alcuni temi forti e caratterizzanti, propri della Comunità di riferimento, da difendere senza timore di risultare 'politically scorrect'.

Un movimento che ridimensioni le velleità individuali e le aspirazioni di tanti 'onorevoli professionisti', che bandisca la personalizzazione esasperata affinché non sia e non diventi mai, anche mediaticamente, 'di tizio o di caio'.

Un movimento che attribuisca la meritata rilevanza all'ambiente giovanile, che per decenni si è caratterizzato per libertà d'azione, di pensiero e di proposta, con ampi spazi di indipendenza.

Un movimento che attiri le giovani generazioni coltivando la passione per le idee e le trasformi in avanguardia politica di una nuova Italia, grazie alla freschezza, all'entusiasmo ed alla spregiudicatezza gentilmente offerta dall'anagrafe. Non per un mal riposto spirito giovanilista, ma per un necessario sguardo al futuro, che dovrebbe anche essere accompagnato da un generoso passo indietro di coloro che per decenni hanno rappresentato la destra politica italiana ai massimi livelli. Non tanto, o non solo, per i demeriti conquistati, ma per un importante segnale a chi, giovane o meno giovane, volesse mettere a disposizione capacità e competenze.

L'appello di Veneziani sul "Secolo d'Italia" ed il richiamo ad Itaca di Besana su "Libero" hanno risvegliato tante coscienze ad esprimersi sul 'progetto'. Non ci sono stati inviti ad personam e non credo sia opportuno erigere a priori steccati troppo alti, almeno all'avvio. Soprattutto perché, si può stare tranquilli, chi ha parlato di "male assoluto" e di "parte sbagliata" con questa Comunità non vuole più avere niente a che spartire ed è ovviamente ampiamente contraccambiato.

La vita politica è inevitabilmente caratterizzata da errori. A destra, soprattutto negli ultimi vent'anni, il bilancio è tremendamente negativo. Perciò, il ‘serrate i ranghi’ urlato da alcuni richiede l'individuazione di un percorso comune, affinché il patrimonio politico e culturale al quale in tanti abbiamo fatto riferimento non vada definitivamente disperso.

Farsi trovare impreparati all’appuntamento significa perdere l'ennesima ghiotta occasione, costringendoci alla marginalità e destinandoci ad un ruolo di semplice e sterile testimonianza. Ben vengano occasioni di riflessione e di studio e l'incontro, promosso da Besana e Veneziani, al monastero marchigiano sia solo un appuntamento propedeutico, consapevoli che “errare è umano, ma quando si scopre che la gomma si sta consumando prima della matita vuol dire che si sta esagerando"...

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da Crispino il 20/07/2012 20:27:04

    Più che una scelta è un dovere. Il disagio per non aver più un punto di riferimento credibile è solo parte del problema. La sensazione di isolamento per l'allentamento dei vincoli di comunanza ideale, per la dissoluzione di un ambiente umano che aveva resistito per sessant'anni, a volte anche prosperando, è fortissima. Altre sono però le cose importanti. Sul rimpianto per la storica oppotunità persa negli ultimi vent'anni deve prevalere la consapevolezza di un preciso dovere d'impegno per contribuire a salvare la Nazione in un momento difficilissimo della sua esistenza. Molti sembrano non rendersene conto ma la crisi per l'Italia non è solo gravissima in campo economico e finanziario (e sarebbe già tanto )lo è altrettanto in campo politico, sociale, culturale. La Nazione, tracollo della Lega a parte , rischia l'unità oggi come non mai. Personaggi autorevoli auspicano vincoli europei per imporre atti di governo altrimenti improponibili. E' la confessione di un entità italiana ormai fragilissima . La classe politica è pericolosamenre priva di prestigio e di autorevolezza anzi totalmente priva di credilità . C' bisogno della riproposizione di una destra appassionatamente nazionale che interpreti e dia forza alla spirito comunitario e unitario degli italiani e sia capace di additare un futuro alle giovani generazioni ed al tempo stesso motivare i durissimi sacrifici ancora necessari. E' una sfida difficilissima ma rinunciarvi sarebbe diserzione. Non c'è Ulisse ? Chi l'ha detto ? Veneziani va benissimo.

  • Inserito da Rodolfo il 18/07/2012 19:51:38

    UNA COSTITUZIONE NUOVA PER LA NUOVA ITALIA Chi si può più stupire del M5stelle? Lo stupore, caso mai, è nel vedere che col M5stelle la gente torna a votare! Forse ha ragione Grillo, quando dice che loro non sono il problema, ma la speranza della politica. E non perché capaci di risolvere i gravi problemi della nostra società, ma perché portatori di un vento nuovo, impetuoso, che può depurare l’aria malsana che ci sta attorno. Purtroppo, quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito! Corruzione politica, corruzione nelle banche, corruzione nello sport, corruzione nella Chiesa, corruzione nel mondo economico, ecc. ecc. Questa seconda Repubblica, ormai agli sgoccioli, è stata molto peggiore della prima, e in effetti sta morendo anzitempo, senza nemmeno essere diventata adulta. E così accadrebbe anche ad una Terza Repubblica, se non si prendesse atto che sul tronco di una pianta malata gli innesti non potranno mai crescere sani e dare frutti buoni. E qui sta il punto: occorre fare la nuova Repubblica, non la Terza. Occorre ripartire dalle radici e cioè, per dare radici nuove alle istituzioni di uno stato nei suoi principi, occorre ripartire dalla Costituzione. Ma i conservatori resistono, sono recalcitranti, obiettano: ”Guai a chi la tocca, la Carta!” Neanche se fosse la Magna Charta. E poi anche i bambini sanno che le culture politiche (quella cattolica e quella comunista) che principalmente l’avevano ispirata, in una modalità compromissoria da “diavolo e acquasanta”, sono nell’Italia di oggi solo residuali. Il comunismo non interessa più a nessuno e il patrimonio politico dei cattolici appartiene ad una ristretta minoranza. Occorre allora guardare la realtà di una costituzione formale che non corrisponde più a quella materiale. Facciamo l’esempio del bicameralismo. Il Senato di epoca sabauda, garante della monarchia nel periodo regio e della democrazia nella Repubblica postfascista, ora risulta un vero e proprio dinosauro. Per fare le leggi democratiche occorrono forse due Assemblee elettive? Eppure, anche le “riformicchie”, di cui oggi si ciancia, spesso per pura demagogia o interesse di bottega, vogliono mantenere in vita il bicameralismo, cioè si accontentano di farlo diventare “imperfetto”! Ma il popolo italiano, giustamente, non sopporta più questa elefantiasi parlamentare e pretende un Parlamento snello di quattrocento/cinquecento componenti al massimo. Vogliamo ricordare poi quanti Consiglieri regionali si sono aggiunti con l’istituzione delle Regioni?! Eppure allora si dovevano abolire le Province! Facciamo, poi, l’esempio del Presidente della Repubblica? Oggi accettano tutti le sue iniziative, ma tutti concordano anche che sta svolgendo funzioni che vanno ben al di là degli stretti confini della Carta formale, tant’è che si parla, seppur impropriamente, di “Governo del Presidente”. E che cosa diciamo del potere giudiziario? Absit iniuria verbis, ma il tribunale del popolo, invocato da Grillo, appare addirittura agli occhi dei cittadini uno strumento di giustizia più convincente rispetto ai risultati prodotti dall’attuale macchina giudiziaria che ha il motore inceppato e la carrozzeria a colori variabili. Com’ è, dunque, evidente, non si tratta solo di “trarre il troppo e il vano” o di procedere ad un semplice restyling della Costituzione. Essa deve essere rifatta di sana pianta, perché bisogna dare altre radici alla Nuova Italia. Alla nuova Italia bisogna dare nuovi fondamenti morali che riformino la compromessa convivenza civile, che ripristinino il corretto rapporto di responsabilità nel mondo del lavoro, specialmente quello pubblico. Bisogna riscrivere una nuova Costituzione che rimetta in mano a l popolo il potere giudiziario, riconosca di fatto la responsabilità civile dei Giudici e ne separi le carriere, che elimini il Senato e le Province, che riordini l’assetto delle Regioni e riduca i Comuni piccoli, che stabilisca il divieto di finanziare i Partiti (che non sono il fondamento della democrazia, anzi!), ecc. ecc. Infine, ma non per ultimo, che istituisca la Repubblica Presidenziale, non perché sia l’unica soluzione possibile, ma perché la vogliono i cittadini italiani, per affidare il potere popolare nelle mani di uno che votano direttamente, e non solo in quelle di tanti parlamentari, presso i quali la rappresentanza oggi è pure senza vincolo di mandato. Del resto, in tal senso, e da tempo i sondaggi demoscopici sono molto eloquenti. E in democrazia non conta forse la volontà del popolo? Per questo occorre che il popolo sia chiamato ad eleggere un’assemblea Costituente, formata da soli cento membri, che in dieci/dodici mesi riscriva la Costituzione per la Nuova Italia. E stiamo certi che, se non lo deciderà questo Parlamento sulla petizione popolare sottoscritta da oltre 50.000 cittadini, per iniziativa dei Riformisti Italiani, lo farà decidere la contestazione che sta montando sempre più nel Paese. E, forse, per molti lo spettacolo di “veder le (5) stelle” potrebbe non essere tanto divertente. Rodolfo Marchini, dei Riformisti Italiani

  • Inserito da Cosma Ferrarese il 18/07/2012 14:45:04

    E' di gran lunga preferibile militare in un movimento "limitato nei consensi" piuttosto che rassegnarsi a sparire per lasciare posto, sul piano politico, al nulla che ha il solo merito di essere al passo con i tempi nonchè politicamente corretto. Quanto poi all'assunto che: "chi ha parlato di "male assoluto" e di "parte sbagliata" con questa Comunità non vuole più avere niente a che spartire ed è ovviamente ampiamente contraccambiato" spero vivamente che resti scolpito nella mente di chi farà parte di questo movimento. Conoscendo la mancanza di carattere di questo disgraziato popolo, ho paura che qualcuno se ne possa scordare molto presto e possa far tornare entro le mura il cavallo di troia (assolutamente con la minuscola.

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