Lo strano mondo di Silvya

Psicologie romanzesche alla prova della vita

Uno dei problemi che la Hodson considerava in maniera originale era l’infedeltà di suo marito

di Il Raccontafavole

Psicologie romanzesche alla prova della vita

Non essendo né una filosofa né una sapientona, con solo la vivacità naturale del linguaggio, Silvya Hodson, era arrivata a formarsi in molte questioni un criterio strano e personale, quasi di superiorità, un modo di esporsi che si distingueva dalla generalità dei mortali.

In ogni tempo sono esistite queste divergenze tra il modo di pensare collettivo e quello di alcuni individui innovatori o conservatori, perché spesso ci separiamo dalla nostra epoca per anticiparci così come per ritornarci.

Uno dei problemi che la Hodson considerava in maniera originale e abbastanza sconcertante, era l’infedeltà di suo marito.

È da notare che la donna aveva, appunto,  sposato un uomo bellissimo e elegante, a tal punto che ogni giovin, o più matura signora, avrebbe tranquillamente lasciato tutto per Tom, questo il suo nome.

Praticamente, aveva alle mani un vero e proprio tesoro, a cui tener sempre di conto; ma Silvya Hudson, non ostentava solo una cieca fiducia, quasi avvicinandosi alla disattenzione, ma affermava regolarmente che controllare suo marito gli sembrava cosa del tutto inutile, perché non sentendosi proprietaria della sua bella metà, non doveva conservarlo o sorvegliarlo come si guarda a un vigneto, un orto o uno scrigno di diamanti purissimi.

« Un marito -diceva sorridendo alle amiche- si differenzia da una mela o da un rotolo di denaro solo perché ha un cervello e la lingua. L’uomo, è capace e responsabile, e sebbene io sembri una pacioccona, sono realmente più severa di voi, che siete tanto gelose e tormentate».

L’uomo, per la Hodson, comunque era anche colpevole quando ingannava.

Senza dubbio, il suo Tom, eticamente, non sarebbe mai riuscito a tradirla, perché lei, a quel punto, sarebbe diventata la regina delle cretine se, avvicinandosi a lui, non avesse compreso la sensazione che gli produceva, se l’amava, o se non la soffriva più.

« Dello stato della sua anima non avrà bisogno di darmi conto mio marito: io capirò subito», soleva argomentare Silvya.

La donna assicurava che una volta rotto il legame amoroso, per qualsiasi episodio occorso, non avrebbe mai fatto nulla per riannodarlo.

Il giorno che il marito non l’avesse più voluta, sarebbe stato libero come l’aria.

Tuttavia, poiché il legame matrimoniale è indissolubile e l'equivoco vicendevole, avrebbe fatto notare che rimaneva obbligato a salvare le apparenze, a tener di conto l'esteriorità, a non farla oggetto di burla;  e lei, da parte sua, avrebbe promesso di proteggerlo, di difenderlo come il primo giorno.

« Comunque, -teneva a puntualizzare la Hodson- questo è solo parlare per parlare, niente di più. Il mio Tom non ha ancora perso l’affetto nei miei confronti. Eppoi, sono teorie, poiché in pratica, raramente la donna le applica rigorosamente».

Di simili argomenti, Silvya Hodson, non conversava con tutti, ma solo con uomini e donne di cuore e di intendimento;  con gli altri, credeva che non doveva conferire su punti tanto delicati.

All'opinione, il sistema portato avanti dalla donna, si dimostrava ampiamente generoso e con risultati eccellenti: il matrimonio continuava spedito, nel rispetto e nella felicità.

Ciononostante, chi l’osservava e la frequentava continuamente (attratto da quel curioso esperimento) incominciò a notare, trascorsi alcuni anni - poco dopo che il marito compisse i trenta - certi sintomi che inquietarono un po'.

Mrs. Hodson, camminava a volte triste e meditabonda; aveva giorni di tristezza e momenti in cui si mostrava distratta e distante, benché si rimettesse -poco dopo- e ritornasse alla sua abituale obiettività.

Al contrario, suo marito, sempre più appariva di un'allegria e una voglia di vivere amplificate e febbrili, e si arrendeva più che mai al mondo delle feste.

Continuavano ad andare sempre insieme; le buone abitudini coniugali non si erano alterate minimamente; ma, certuni, iniziarono a pensare che tra i due fosse successo qualcosa che avesse fatto incrinare quel solido rapporto.

Per la gente, il matrimonio si manteneva inalterabile; per, pochi intimi, si stava dissolvendo.

In quel periodo, venne annunciata la legittima unione di un’opulenta signorina, ed i genitori della mesma invitarono amici e conoscenti ad ammirare i tanti e ricchi regali che aveva ricevuto la ragazza.

Mentre stavano mostrando un lungo filo di perle donato dal sindaco, in ossequio al futuro matrimonio, entrarono nell’abitazione Mrs. Hodson e il marito.

Subito cercarono di avvicinarsi al tavolo colmo di magnifici regali, facendosi largo tra la tanta gente che affollava la stanza.

Tom, rimase colpito da un bellissimo anello regalato al fidanzato della signorina, e cominciò ad esaltarlo davanti a tutti.

Alcune amiche di Silvya, notarono certi movimenti di Tom, mentre verso di lui si avvicinava, compiacendosi della bellezza dell’anello, la giovane e attraente Marta Swidon, ballerina di night che amava frequentare il jet set.

Non appena giunta accanto all’uomo, lei le avvicinò la mano alla sua in un accenno di carezza sinuosa, e le fece scivolare un biglietto nella giacca.

E non distante da loro, Mrs Hodson, frustrata e col volto di una morta, aveva assistito a quel passaggio di biglietto dalla donna a suo marito.

Le amiche di Silvya temettero che la donna si scagliasse contro la più giovane Marta.

Non lo fece;  non dette la minima dimostrazione di collera o dispiacere, al contrario, continuò a curiosare lodando i bellissimi regali, rimescolando e riposizionando gli oggetti esposti, trattenendosi ed obbligando suo marito a restare lì e a riparare all’errore imperdonabile commesso.

 

Intanto il tempo passava, e nella stanza non rimasero che poche persone.

Quando le amiche di Mrs. Hodson, si decisero a lasciare la casa, furono bloccate dall’orrore in quanto videro una cosa che le lasciò senza fiato né forze.

Silvya, aveva fatto scivolare rapidamente nello scollo della sua camicia di pizzo l’anello che tanto era piaciuto a Tom, e se ne stava uscendo col marito con la massima tranquillità, elogiando un quadro sul quale riuscì a far concentrare tutta l'attenzione degli astanti.

Dal giorno dopo, ebbe inizio un continuo mormorio in merito a quel gesto; dapprima a voce bassa, dopo, con scandalosa propaganda, seppure la maggior parte dei convenuti al pre-matrimonio non avessero capito chi fosse il vero ladro.

Le molte persone distinte che avevano ammirato i regali della fidanzata chiedevano al cielo vendetta e mostravano, naturalmente, un desiderio furioso che si venisse a capo del gesto inconsulto.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo, finalmente, alla notizia che il giudice - avvisato da una denuncia anonima - aveva appena fatto ispezionare la casa di Mrs Hodson, trovando il bellissimo anello in un armadio della toilette di Tom.

Solo le amiche più intime capirono la tremenda vendetta. Solo loro riuscirono a penetrare il sinistro enigma senza chiave del marito Tom, che non andò lontano dall’ espiare con anni di galera il delitto che mai commise.

E un giorno, Tilda, una delle amiche che vide tutta la scena, incontrando Mrs Hodson le aprì la sua anima confessandole la propria perplessità, i propri dubbi in merito al fatto se doveva o meno rivelare la verità alle forze dell’ordine, dato che la conosceva per filo e per segno.

Silvya le rispose con lacrime di rabbia:

 « Non farlo Tilda. Egli smise di amarmi, e io non feci né un pianto né un lamento;  amò un’ altra, ed unicamente lo pregai che non mi consegnasse allo sghignazzo del mondo...

Tu sai a cosa servirono le mie suppliche. Lo sai! Prima che mi ridicolizzasse lo infamai, apostrofandolo con ogni aberrante epiteto. I mezzi furono cattivi, però…era stato avvertito, per Dio!

Se tu sei di quelle che credono che la vendetta appartiene a Dio, allontanati da me, perché non ci capiamo.

Amore, odio e vendetta… Dove ci sarà altro di così umano?».

Tilda, senza parole, si allontanò e non volle più vederla né giudicarla, sebbene ogni volta tentasse di giustificarla provasse una sensazione di orrore infinito.

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    5 commenti per questo articolo

  • Inserito da marta il 13/08/2012 21:31:45

    Racconto superbo, vicino, molto vicino alla rappresentazione teatrale, fossi in voi vorrei proporlo a qualche sceneggiatore.. Opera di dimensioni notevoli

  • Inserito da velentina il 10/08/2012 12:59:05

    io sono esterefatta dalla scelta di comportamento di Silvia,è una vergogna, purtroppo molto comune al giorno d oggi, dimenticare che non si PUò CONFONDERE UNA PIETRA PRZIOSA O UN ROTOLODI BANCONOTE CON UN UOMO ,IL SUO COMPAGNO DI vITA.Silvia non sà che vuol dire amare,desiderare il bene di Tom , che non è un oggetto,un bellissimo oggetto d esibire e di cui si è certi di non pederne il possesso.PENSAVA DI ACCORGERSI DI UN EVENTUALE MUTAMENTO DI tOM, ANCHE DEL PIù IMERCETTIBILE. LEI è, SOPRATTUTTO è. ma che cosa è ? un oggetto da esposizione senza anima e cuore che non percepisce neppure il principio base CHE TUTTO CIò CHE VIVE DEVE DEVE ESSERE ACCAREZZATO,COCCOLATO,CHE HA DIRITO DI SENTIRSI DIRE TI AMO TI APISCO SPIEGAMI FAMMI CAPIRE PERCHè IO SIA SEMPRE ACCANTO A TE E TU ACCANTO A ME.PIANTE E ANIMALI C LO INSEGNANO OGNI GIORNO A VIVERI OSì PER LOR E PER NOI. MI STò DILUNGANDO MA NON POSSO NON CONDANNARE SILVIA PER L ATROCE VENDETTA ,è LEI LA COLPEVOLE PER AVER FATTO Sì CHE IL SACCO DELL AMORE SI SVUOTASSE E LASCIASSE ENTRARE QUALCUN ALTRO. COLPA DELLE ESTERIRITà CONDIVISE CO AMICHE INETTE QUANTO LEI. SONO TROPPPO SEVERA,MA CONOSCO IL TIPO DI DONNA,PERDONAM

  • Inserito da AMANDA SECHI il 10/08/2012 12:44:10

    INCREDIBILE E BELLISSIMO RACCONTO,COMPLIMENTI ALLA REDAZIONE

  • Inserito da alda il 10/08/2012 12:41:43

    Meraviglia delle meraviglie, sei stato straordinario. Bellissimo racconto

  • Inserito da Loredana il 10/08/2012 12:34:35

    Mi piace Silvya. Aperta, generosa, originale, se stessa, coerente, e per questo pericolosa. Aveva chiesto solo una cosa. Non è stata soddisfatta, anzi, al contrario, esposta al giudizio facile e spietato. Ha tenuto fede a se stessa, anche se questo si è concretizzato in una mossa feroce e senza pietà per nessuno, né per se stessa, né per il marito. Mi fa pensare a Minosse, il giudice infernale impermeabile alle corruzioni, e a certe atmosfere forti de Il Castello di Kafka. Raccontafavole, CHAPEAU!

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