Editoriale

​Non possiamo morire per Wall Street o Standard and poor's

La riscossa può essere solo nazionalpopolare, non ha senso una destra manette e ordine e liberal liberista

Alex Voglino

di Alex Voglino

Saggista, organizzatore culturale, attualmente è direttore di Biblioteche di Roma

ll’interno del suo “programma immediato per un nuovo centrodestra – Non possiamo più attendere”, diffuso oggi in rete e tramite i media in generale, il Sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, scrive una grande verità: una verità – mi sentirei di azzardare – imprescindibile per chiunque voglia occuparsi seriamente di politica nel XXI secolo.

Scrive infatti Alemanno: “un partito che si dovesse caratterizzare solo come una forza di destra rischierebbe di accumulare al proprio interno le propaggini più estreme e contradditorie di filoni culturali presenti trasversalmente in tutto il centrodestra: questo partito si troverebbe ad essere la sommatoria paralizzante tra una destra ”legge ed ordine”, una destra liberal-liberista e una destra sociale. Le contraddizioni ed i conflitti ideologici spesso dilanianti che hanno attraversato la storia dei partiti di destra, dal Msi ad Alleanza Nazionale, dovrebbero ammonire rispetto ai rischi di un simile percorso”.

Sono totalmente d’accordo. 

La prima banalità di cui fare piazza pulita una volta per tutte è quella della “legge e ordine” quale elemento qualificante della “Destra” in contrapposizione a una Sinistra che, peraltro, ha inventato una versione dello stato di polizia – quella dei gulag – tale da fare apparire qualunque altro sistema concentrazionario (parentesi nazista a parte) una serie di colonie elioterapiche. Il tintinnare di manette è elemento aggregante di formazioni politiche come l’Italia dei Valori di Di Pietro – organica al centro sinistra – e parte fondante della antropologia della nostra magistratura più politicizzata, quella ormai in preda a una forma di delirio messianico talmente grave da condannare alla galera gli scienziati per il fatto di non sapere prevedere i terremoti!

Qualunque movimento politico che guardi agli interessi diffusi del popolo, alla difesa del bene comune e alla conservazione di una parvenza di civiltà giuridica in questo paese ormai guidato solo da  isterismi e deliri, non può che prendere le distanze da tutto questo ciarpame ideologico, diffidare di qualunque opzione giustizialista, guardare con autentico raccapriccio alla nuova “mani pulite” giudiziaria e mediatica che –  in modo coordinato e con tempismo degno di un ordigno a orologeria – si profila ogni giorno di più all’orizzonte, in singolare coincidenza con gli obiettivi di manipolazione costituzionale dei veri padroni del governo Monti, intenti a introdurre giorno per giorno un autoritarismo “soft” sobrio e paternalistico nei toni, letale negli esiti per il benessere diffuso degli italiani.

Lo stesso vale per il liberal-liberismo. Piaccia o non piaccia esso è l’ideologia ufficiale di un progetto capitalistico nemico delle sovranità nazionali (non per cosmopolitismo chic, o per generosa convinzione che la libertà del mercato dai confini e dalle regole fosse il viatico per l’abolizione della povertà e la diffusione planetaria dello sviluppo, ma perché – al contrario – il loro superamento era la condizione indispensabile per garantire assoluta libertà alla speculazione e alla ricerca del profitto a qualsiasi condizione, al di fuori di qualunque effettiva tutelabilità dei diritti del lavoro e in genere del bene diffuso dei popoli). Un progetto che ci sta impoverendo tutti, che limità ogni giorno di più le nostre libertà individuali, che sta distruggendo mezzo secolo di conquiste sociali, per assicurare a corporation e grandi banche di usare a loro piacere il pianeta, come un supermarket di risorse e mano d’opera, da comperare al minor prezzo possibile, senza il seccante gravame di norme di tutela dell’ambiente o dei diritti sindacali. Un progetto antipopolare, che va combattuto alla radice, mettendo in cima alla lista delle priorità il ripristino della difendibilità degli interessi pubblici contro quelli privati, dei diritti dei popoli contro quelli dei “cartelli” (economici o criminali, al giorno d’oggi fa veramente poca differenza). 

Essendo caparbiamente nazionalpopolari, appunto. Solo questo ha un senso. 

Sono contenuti da “destra sociale”? O idee di un fronte assai più articolato, deciso – se mi perdonate una grossolanissima semplificazione – a non “morire per Wall Street né per la Borsa di Londra?”.

Francamente non mi interessa niente. Mi interessa la buona battaglia che è indispensabile combattere.

A fianco di chiunque ci stia con purezza di intenti e onestà intellettuale.



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