Editoriale

Con Monti cresciuti disoccupazione, debito pubblico, indigenza, tasse... e lo rivogliono!

I partiti fanno a gara per portarlo dalla loro parte credendo ai sondaggi invece di guardare le condizioni degli italiani

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

ungi da  noi il volere contestare il valore “scientifico” dei sondaggi politici che, quasi quotidianamente, vengono diffusi dai  mass media. A meno che non si voglia immaginare una sorta di “trama oscura”, in grado di collegare ed omologare, istituti di analisi lontani e diversi tra loro, non abbiamo alcun elemento per considerare inaffidabili, se non manipolati, i test relativi al gradimento di Mario Monti e del suo governo tra gli italiani. Detto questo, troviamo – con tutta franchezza – un po’ eccessivo il giudizio positivo, con annessa caccia al leader-di-tutti-i-moderati, nei confronti di un esperienza di governo “tecnicamente” poco esaltante, almeno alla luce dei numeri, dei fondamentali socio-economici.

Ci sono infatti elementi oggettivi che, dietro la scorza di rigore e serietà con cui il Governo Monti ha ricoperto la propria azione, non possono essere considerati ininfluenti sul sentire collettivo e dunque non condizionare il livello di gradimento degli italiani nei confronti del governo dei “tecnici”.

Vediamoli in estrema sintesi.

Il numero dei disoccupati registrato a ottobre è stato di 2 milioni e 870 mila. È il livello più alto sia dall’inizio delle serie storiche mensili, gennaio 2004, sia dall’inizio delle serie trimestrali, IV trimestre 1992. Lo ha rilevato  l’Istat in base a dati provvisori e destagionalizzati. A ottobre rispetto a settembre si è registrato un aumento di 93.000 disoccupati mentre rispetto a ottobre 2011 i senza lavoro in più sono 644.000 (+28,9%). Il dato è il risultato del calo degli inattivi (ovvero dell’aumento di coloro tra i 15 e i 64 anni che entrano nel mercato del lavoro) pari a 611.000 unità a livello tendenziale.

Nei primi 11 mesi dell'anno le ore di cassa integrazione chieste all'Inps dalle aziende hanno superato quota un miliardo pari a 520.000 persone equivalenti in cassa a zero ore e una perdita di reddito complessiva di circa 3,8 miliardi. Il calcolo arriva dalla Cgil che ha rielaborato i dati Inps diffusi all'inizio del mese di dicembre. Secondo la Cgil i lavoratori in cassa integrazione a zero ore hanno perso in media 7.400 euro di reddito.

Oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Il reddito familiare infatti continua a diminuire e aumenta il divario tra ricchi e poveri, con il 20% delle famiglie più povere che detiene appena l' 8% del reddito totale. L' allarme è stato  lanciato dall' Istat, che  ha anche certificato il quinto calo congiunturale del Pil nel terzo trimestre e l' inarrestabile flessione della produzione industriale. Continua inoltre, fa sapere la Banca d' Italia, il calo dei prestiti delle banche. Il 28,4% delle persone residenti in Italia, secondo il rapporto dell' Istat 'Reddito e condizioni di vita' sul 2011, è a rischio di povertà o esclusione sociale. Un dato in crescita  e superiore a quello medio europeo (24,2%), a causa soprattutto dell' aumento della quota di persone a rischio povertà (19,6%) e di quelle che soffrono di

severa privazione (11,1%).

La pressione fiscale ha toccato livelli record: 44,7% nel 2012. Da un anno all'altro gli italiani hanno  pagato 35 miliardi in più, per effetto delle tre manovre che si sono succedute da metà 2011. Si tratta di 1.450 euro di aggravio per ciascuna famiglia. Il confronto internazionale colloca l’Italia al terzo posto (dopo Danimarca e Svezia) fra i 27 paesi dell'Unione europea, con un distacco di ben 5 punti rispetto alla pressione fiscale media.

Non solo una fiscalità enorme, famiglie sempre più povere e nessun crescita, il governo Monti lascia agli italiani anche un’altra pesante eredità: il record storico del debito pubblico. Tutti gli indicatori economici dall’Istat, al Centro studi di Confindustria a Bankitalia certificano che l’Italia è in caduta libera e in forte recessione. L’ultima conferma è arrivata dal supplemento “Finanza pubblica” al bollettino statistico della Banca d’Italia secondo il quale il debito pubblico italiano sfonda quota duemila miliardi di euro, a ottobre si attesta a 2.014 miliardi, in valore assoluto il livello più alto di sempre: a fine settembre era arrivato a quota 1.995 miliardi. Solo nel corso del 2012 l’indebitamento del nostro Paese è cresciuto di oltre 71 miliardi e di oltre 102 miliardi dall’inizio del governo Monti. Un fardello che pesa su ciascun italiano per più di 33mila euro a testa, neonati compresi.

Fin qui i numeri: fotografia disarmante di un Paese, che, dopo la cura dei “professori” non sembra cavarsela bene e che stenta oggettivamente a vedere una rapida uscita dal tunnel della recessione. Ecco perché, dati “tecnici” alla mano, l’entusiasmo nei confronti del Governo Monti e del suo leader in particolare stride un po’ contraddittorio e fa sorgere più di qualche dubbio, anche politico.

Quanta convinzione c’è veramente nell’adesione, da parte del centrodestra, all’esperienza del Governo Monti, peraltro giudicata negativa appena una decina di giorni fa , con lo “strappo di Alfano alla   Camera ? E’ puro tatticismo politico ?  E’ il dazio pagato per la permanenza  del PdL nel PPE ? E’ l’estremo tentativo di delegittimare il candidato-principe del Centro e di Montezemolo ? E’ uno sgambetto verso il Pd di Bersani, primo sponsor di Monti?

Più dubbi che certezze – come si vede. E’ questo – del resto – lo stato d’animo dell’elettorato di centrodestra, stordito dall’ottovolante dei vertici di quello che fu il  partito maggioritario dei “moderati”, diviso nel stop and go sulle proprie strategie elettorali e non solo. Il fatto più grave è che,  in questo usurante tatticismo, pochi nel centrodestra sembrano essere consapevoli dei costi sociali ed economici provocati dal governo dei professori e della domanda di  relative contromisure programmatiche. Più che facili candidature la gente vuole chiarezza nelle  scelte e strategie coerenti. Nè le une nè le altre sembrano essere all’ordine del giorno del centrodestra.

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