E infine sarà Walkiria

Da stasera un Wagner a dimensione Europea al teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Dopo spostamenti di data, cancellazioni e scioperi finalmente oggi si alzerà il sipario sulla seconda giornata della Tetralogia wagneriana

di Domenico Del Nero

Da stasera un Wagner a dimensione Europea al teatro del Maggio Musicale Fiorentino

E infine sarà Walkiria. Più che la celebre cavalcata, ci vorrebbe una marcia trionfale anche se magari non quella dell’Aida, che Wagner non avrebbe gradito. Questa Walkiria ha rischiato infatti di restarsene … confinata nel Walhalla: prima per minacce di scioperi che hanno già portato,nella chiusura a dicembre della scorsa stagione, alla cancellazione di alcuni appuntamenti; poi per il tormentone dei lavori al vecchio teatro, dove si terranno ancora per quest’anno (e si spera solo per questo) le rappresentazioni operistiche, e per completare velocemente i quali ci sarebbe forse davvero voluta … una squadra di  Nibelunghi. Ma alla fine, dopo un  ennesimo rinvio di qualche giorno, oggi si alzerà il sipario sulla seconda giornata della Tetralogia wagneriana e in generale su una stagione 2013 che si è annunciata ricca di titoli interessanti e appuntamenti davvero da non perdere.

Wagner, mito, mostro, anticipatore del più bieco nazismo e…cos’altro? Pochi artisti sono stati più di lui discussi o fraintesi; in chi identificarlo tra i suoi personaggi, nell’odioso nibelungo Alberich o nel puro folle Parsifal?  Disquisizioni lunghissime e oziose, che hanno spesso impedito la piena comprensione di un elemento fondamentale: l’arte wagneriana è uno dei fenomeni più squisitamente europei del XIX secolo. Basta vedere la profonda influenza che egli ebbe non solo nel campo più propriamente musicale, ma anche in quello letterario; il Decadentismo lo esaltò come suo maestro, Baudelaire gli dedicò una appassionata apologia, e nell’Italietta  del risorgimento e dintorni che si beava dei pifferi e tamburi verdiani il grande e coraggioso scapigliato Arrigo Boito, pur non senza esitazioni e riserve, lo presentava come esempio di  Arte dell’Avvenire. Con la sua rivoluzionaria proposta del  Gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale che unificasse i linguaggi della musica, della poesia e delle arti plastiche, il grande musicista tedesco si riallacciava alla tragedia greca, quindi alle stesse sorgenti del teatro europeo; ma per certi aspetti, anche a quelle origini del melodramma nato in Italia grazie alla Camerata Fiorentina e al genio di Claudio Monteverdi. Walkiria, seconda “giornata” della tetralogia Nibelungica il cui prologo era stato L’oro del Reno,  rappresentata per la prima volta in Baviera nel 1870, giunse in Italia alla Fenice di Venezia nel 1883 e a Firenze solo nel 1913.

Una rappresentazione wagneriana dunque è ancora oggi un’ operazione assai delicata e complessa;  occorre infatti prestare grande attenzione ad ogni dettaglio anche di scenografia e regia,  per cui l’interpretazione di ogni capolavoro del musicista tedesco scatena talvolta la fantasia più perversa dei registi,  che oscilla tra la resurrezione di vecchi elmetti più o meno cornuti teutonico-nibelungici a trovate di gusto ancor più discutibile, soprattutto quando si vuole inserirvi svastiche o magari un bel heil Hitler fuori programma.

Se in qualsiasi lavoro scenico la regia è di grande importanza, nel teatro wagneriano essa non è elemento puramente “decorativo” o semplicemente rivolta al discorso scenico, come in tante opere  verdiane, in cui l’azione basta che “funzioni” (non parliamo poi della poesia); in Wagner essa è parte essenziale dell’opera. E per questa edizione, che cade tra l’altro nel bicentenario della nascita del genio tedesco (che nacque dunque, curiosa coincidenza, nello stesso anno di Verdi)  il Maggio riprende l’ allestimento storico del 2007, fatto per  i 70 anni del Festival,  che ebbe giustamente risonanza internazionale e si aggiudicò il premio Abbiati per le scene, i costumi e i video: quella della celebre compagnia catalana, la Fura dels Baus, celebre per la sua ricerca di uno spazio scenico distinto da quello tradizionale, realizzato grazie a una gamma di effetti  che includono musica, movimento, utilizzo di materiali naturali e industriali, applicazioni di nuove tecnologie soprattutto digitali.

Una simile impostazione poteva suscitare qualche perplessità; ma la messa in scena di Oro del Reno e Walkiria (rispettivamente, prologo e prima giornata) nel 2007 e in seguito anche di Sigfrido e Crepuscolo degli dei  riuscì decisamente a convincere e travolgere, malgrado qualche critico abbia avanzato caute riserve. Il successo fu dovuto anche alla bacchetta di Zubin Mehta, che dette una lettura equilibrata, evitando eccessive enfatizzazioni e mettendo in luce tutti i registri, i toni e le sfumature delle ponderose partiture.  L’opera di Wagner fu così  restituita per quello che è realmente è, uno dei monumenti più belli e suggestivi della musica europea. Teatro italiano, autore tedesco, compagnia spagnola;una lezione per un Europa che non è né può essere solo quella dei mercanti e dei mercati.  

 Dodici enormi video – wall di 18 metri,  gru per mettere dei e giganti ad altezza…sovrumana, una piattaforma idraulica, un vero e proprio “inferno industriale” a rappresentare il sotterraneo regno dei Nibelungi, Walkirie veramente “giunoniche” e degne di tale di nome: “Oggi la Tetralogia di Wagner può essere interpretata da un lato come il degrado suicida della natura per mano dell’uomo tecnico, come spirale distruttiva dominata dalla guerra, il genocidio e lo sfruttamento irrazionale delle risorse naturali, e, dall’altro lato, come la perdita di identità individuale e culturale dell’uomo d’oggi (…)” Così dichiarò all’epoca Carlos Padrissa, uno dei direttori artistici della Fura che curò gli spettacoli fiorentini, sottolineando anche l’intenzione, perfettamente riuscita, di ricuperare la dimensione simbolica dei personaggi wagneriani. E sarà proprio l’edizione di Padrissa, ripresa da Alejandro Stadler , quella che vedremo da oggi sino al 24 gennaio, nel monumentale allestimento de La Fura dels Baus, con una regia piena di coups de théâtre, in co-produzione con il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia. Una riproposizione davvero gradita e in un certo senso doverosa, che si spera venga estesa anche agli altri titoli della Tetralogia.

E di colpi di scena in quest’opera ve ne sono davvero tanti: il mito si incrocia con un destino di amore e di morte che la rende, forse, l’opera più toccante e commovente della tetralogia: la storia della Valchiria Brünnhilde che è, fra le guerriere preposte a proteggere il Walhalla, la prediletta del padre Wotan, che sarà costretto suo malgrado a punirla per aver infranto un divieto: proprio lui le chiuderà gli occhi e la renderà inaccessibile,nell’attesa che un eroe degno di lei venga a ridestarla e la ami, divenuta ormai creatura umana e non più divina;  l’amore incestuoso fra Siegmund e Sieglinde, fratelli ritrovatigrazie ad un riconoscimento che si svolge secondo la più raffinata maieutica, il lungo dialogo del secondo atto fra Wotan e la moglie Fricka e Dea della legge sulla gelosia, la fedeltà e le tangibili prove dell’infedeltà del marito, rendono la storia molto umana e avvincente. Strani anzi il destino di questo capolavoro noto (almeno in Italia) soprattutto per la celebre, minacciosa cavalcata dell’inizio del terzo atto, che però non può certo dirsi rappresentativa dello spirito dell’opera nel suo complesso.

Per quanto riguarda gli interpreti, la bacchetta sarà ancora una volta quella davvero magistrale di Zubin Mehta; di grande livello anche il cast vocale: Siegmund sarà  interpretato da Torsten Kerl e Erik Nelson Werner; Hunding Stephen Milling (già interprete nel 2007); Wotan Juha Uusitalo (già interprete nel 2007); Sieglinde Elena Pankratova; Brünnhilde Jennifer Wilson (già interprete nel 2007); Fricka Daniela Denschlag; Gerhilde Bernadette Flaitz; Ortlinde Jacquelyn Wagner; Waltraute Pilar Vázquez; Schwertleite Maria Radner; Helmwige Eugenia Bethencourt; Siegrune Julia Rutigliano; Grimgerde Patrizia Scivoletto; Rossweisse Stefanie Iranyi.

Prima rappresentazione oggi (venerdì) alle ore 19; repliche domenica 20 (ore 15,30) martedì 22 e giovedì 24 gennaio (ore 19).

 

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