450 omicidi di donne, impuniti

Siamo di fronte al più efferato crimine di sempre

Ciudad Juárez un covo di spietati, abominevoli, disgustosi assassini di giovani fanciulle (I parte)

di  

Siamo di fronte al più efferato crimine di sempre

Alcuni volti di ragazze scomparse e mai ritrovate.

Siamo di fronte al più riprovevole crimine di tutti i tempi.

Ciudad Juárez, è una città nello stato messicano di Chihuahua, gemellata con El Paso, in Texas, dove più di 450 donne sono state ammazzate secondo la solita meschina regola: sequestro, violento supplizio, stupro, amputazioni di parti pubiche e rettali, soffocamento tramite buste di nylon. Da svariati anni -chi dice 11, chi tredici, chi addirittura 15-, con la cadenza di due morti al mese, nei sobborghi di questo abominevole capoluogo vengono riportati alla luce cadaveri di giovani donne, nella maggioranza dei casi fanciulle non ancora sviluppate e adolescenti: denudate, seviziate e sfregiate. Alcuni detective della Polizia di Chihuahua pensano sia l’attività di due, al massimo tre, serial killer pazzoidi, finora latitanti e sicuramente aiutati da gente del posto.

La storiografia di uno dei più repellenti serial killer, l’ungherese Bela Kiss, è una vera e propria epopea, per gli studiosi di criminologia, non tanto per la sua malvagità, quanto per l’abitudine a riuscire a sfuggire alle forze dell’ordine fino alla sua morte avvenuta nel 1936. Tutto ha inizio con un doppio assassinio per amore, per procedere poi ad una vera carneficina che si concluderà con la ventiquattresima vittima.

Theodor Robert Bundy, celeberrimo serial killer del ventesimo secolo, primo nella insopportabile graduatoria dei sicari assassini, ha accompagnato con se nella fossa la verità su un’ innumerevole serie di uccisioni la cui disumanità è penoso rappresentare.

Se questi miei riferimenti a due dei più sadici e infernali assassini seriali vi hanno impressionato, certamente è perché noi tutti alligniamo in realtà pressoché ordinarie nelle quali simili brutture non accadono sovente.
Vicende, comunque, che ci parrebbero scontate se agissimo in un mondo in cui venissero ammessi i più nefandi crimini: rapimenti, abusi, deturpazioni fisiche, delitti. Un ambiente dove gli agenti di polizia nascondessero i killer peggiori, ne diventassero i  loro favoreggiatori, gioissero nel diffamare gli incolpevoli e intimidissero, o perfino uccidessero, qualsiasi inquirente. Un non mondo in cui i poteri forti facessero finta di non vedere, gli assassini vivessero resi liberi e gli innocenti tormentati.
In breve, un incubo ad occhi aperti.

Il grande problema è che questa società dell'orrore esiste. Ogni cosa è vera quanto reali sono le vittime, gli accertamenti e le deposizioni accumulate, da poliziotti onesti, in tutti questi anni.
Ciudad Juárez, confina con gli Stati uniti. La sua popolazione, 1.350.000 abitanti, è ormai da anni prigioniera di criminali senza volto, identità che molte autorità del luogo non intendono svelare. I diritti umani vengono ogni giorno calpestati dalla burocrazia e dall’inettitudine della polizia locale. Più di 450 donne sono state sequestrate, seviziate e sfregiate orribilmente. Molte di loro avevano peculiarità comuni: circa duecentottanta provenivano da famiglie disagiate, la maggioranza operaie, tutte di statura bassa, capelli neri e lunghi.
Tutte hanno trovato la medesima terrificante fine e per moltissime non è stato possibile associarle ad un nome.
Diversi corpi sono stati rinvenuti nei rioni del centro, altri sono emersi, dopo le lunghe piogge, nelle incolte terre dei sobborghi. Resta una certezza: le altre vittime sono state fatte a pezzi in altre zone, dopo avere subito le più aberranti e sadiche torture.

Il modus operandi dei sicari è la fotocopia di quello dei più spietati serial killer. Gli atti criminali si replicano, si rassomigliano, le atrocità sono le mesme, comprendendo in particolar modo fanciulle e adolescenti, e nientemeno che bambine di 9 o 11 anni.
Ciudad Juárez è, a tutt’oggi, il posto meno sicuro al mondo, con la più alta percentuale di criminalità verso le donne. Nemmeno negli Stati uniti dove i serial killer pullulano come formiche, il sesso femminile è così seriamente al pericolo.
In questa infernale città, quattro persone strangolate su dieci sono giovani ragazze.
Le Nazioni Unite, avvertono nei vari summit sui diritti umani, che queste catene di delitti non avranno una fine breve dal momento che, il livello di immunità nello stato di Chihuahua è pari al 100%. D’accordo e accettiamo le percentuali dell’ONU, ma allo stesso tempo mi chiedo quali soluzioni siano possibili per annientare un simile eccidio, se non serva rispondere a questa ecatombe con un atto di forza. E lo chiedo alla confinante America, che come tutti sappiamo non perde tempo nello sferrare attacchi missilistici a certuni possessori di bombe atomiche. No, Mr President Obama, Chihuahua non possiede ordigni di distruzione di massa, ma incorpora all’interno della sua società il più alto tasso di criminalità al mondo, con giovinette che tirano un sospiro di sollievo se la sera riescono a tornare a casa dal lavoro sane e salve. Non è anche questa una forma di bieco terrorismo?

Nel 2001, Candice Skrapec, una delle più importanti criminologhe del mondo, dichiarò apertamente che più di 100 degli omicidi erano stati compiuti da due killer seriali. La Skrapec era certa che Angel Maturino Reséndez , il tristemente celebre «assassino delle ferrovie», fosse uno degli artefici.


Continua....

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piero44 il 21/11/2011 17:49:59

    10 e lode!!!!!

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