Giuliotti e Papini sulfurei cattolici

L’Omo Salvatico torna in libreria

Il dizionario si fermò alle prime due lettere, ma rimane uno straordinario documento di anticonformismo

di Domenico Del Nero

L’Omo Salvatico torna in libreria

La copertina del libro

“Questo padreterno milionario – dicevo – senatore per censo, grand’uomo per volontà propria e per grazia della generale pecoraggine e asinaggine, ha sentito il bisogno di dare all’Italia un sistema, una disciplina, una filosofia, una critica. Questo insigne maestro di color che non sanno, per mettere insieme il suo sistema ha castrato Hegel, levandogli la possibilità di far del male ma anche quella di fecondare (…) il Croce è stato abilissimo conquistandosi la maggior parte dei letterati che non sapevano un accidente di filosofia mettendo a base del suo sistema l’estetica, l’intuizione, l’arte.”

Basterebbe questa “stroncatura”  - una delle tante – nei confronti di Benedetto  Croce a far apprezzare Giovanni Papini: personaggio forse non particolarmente simpatico, senz’altro più abile a demolire che a costruire – ma animato da un formidabile spirito anticonformista di cui oggi si sente più che mai la mancanza. In un paese in cui la politica sta ormai dichiarando bancarotta, potrebbe salvarci la cultura: non certo quella sempre più rancida e muffita delle istituzioni che sono, del resto, quasi sempre emanazione e sottobosco della politica. Per molti aspetti, la situazione dell’Italia del secolo scorso, quell’Italietta  giolittiana che arrancava per ritagliarsi un ruolo a livello internazionale tra mille meschinità e mediocrità, è drammaticamente simile a quella di oggi (anche se un Giolitti, rispetto alla mercanzia odierna, figurerebbe pur sempre come un gigante). Italietta quella, Italiucola questa, non certo quella di un ventennio “maledetto” quanto si vuole, ma che fu forse con tutti i suoi difetti l’unico in cui la parola Italia non designò solo una espressione geografica. E per comprenderlo basterebbe rileggersi de Felice, non  certo l’opera omnia di Benito Mussolini.

Non si può dunque che accogliere con grandissimo favore una bella iniziativa della casa editrice il Cerchio, che riporta dopo una lunghissima assenza nelle librerie un’opera scaturita dell’incontro tra due maledetti toscanacci, entrambi approdati al cattolicesimo dopo un iter alquanto turbolento e tormentato ( anche se Luigi Baldacci, con un certo gusto dell’iperbole, scriveva che l’avventura spirituale di Papini potrebbe trovarsi non nella formula “come trovai Dio” ma “come divenni Dio”).  Domenico Giuliotti (1877-1956) restò legato per tutta la vita all’ambiente toscano. Si tratta del Dizionario dell’Omo Salvatico,  pubblicato per la prima volta nel 1923 da Vallecchi.

Come tutte le migliori amicizie, anche quella tra Papini e Giuliotti fece seguito a una guerra. Tornato alla fede cattolica tra il 1910 e il 1913, Giuliotti dette vita insieme altri alla rivista La Torre,  organo della reazione spirituale italiana.  Il giornale si presenta come  arma  contro razionalismo, modernismo, futurismo e contro la modernità in generale: guerra, pertanto all’industria e la città e ritorno alla religione e ai valori e costumi tradizionali, simboleggiato nella spiritualità medievale, nell'utopia politica di Dante e  nell'apprezzamento per gli scrittori toscani del Due e Trecento e per la loro lingua. Anche se per certi aspetti la rivista non era poi lontana da esperienze come quelle del Leonardo o della Voce, tra le polemiche che ne accompagnarono la nascita non poteva mancare quella di Papini, con un vero e proprio duello tra la Torre,  organo dei cattolici belva difensori del “trono e dell’altare” e Lacerba, dissacratrice di ogni valore cristiano.

Eppure, dal 1916 inizia il riavvicinamento che sfocia in una amicizia destinata a durare per un quarantennio (praticamente, sino alla scomparsa dei due, avvenuta nello stesso anno).  E il frutto davvero ….  saporito di questo sodalizio è Il Dizionario dell'Omo Salvatico, iniziato  a due mani in una memorabile vacanza nell'eremo papiniano di Bulciano:  si tratta di un volume scritto in forma appunto di dizionario in ordine alfabetico nella forma dell'ordine alfabetico : un unico volume ( l’intenzione era di giungere sino in fondo all’alfabeto, ma la freddezza con cui il primo volume fu accolto scoraggiò i due amici spuntandogli le armi)  con le lettere A-B, da Abba, Pater a Byron, preceduto da 12 dediche per lo più decisamente ironiche e sarcastiche(basti pensare ai titoli come  Al critico geroglifico e ai filosofi senza filo).

Nel  Dizionario dunque i due toscanacci uniscono le forze in una protesta "contro il mondo moderno, contro il mondo quale s'è venuto disfacendo da cinque secoli a questa parte", prendendo particolarmente di mira lo stupidario borghese su modello di Flaubert. Infatti il borghese è  artefice e specchio del male del mondo : "Scaltro e imbecille, audace e vigliacco, profumato e puzzolente, ipocrita e cinico, padrone e servo, miscredente e superstizioso, sanguinario e sentimentale, volatile e quadrupede, ha invaso, infettato, imbruttito e deformato tutta la terra[…] Tutto, inabissandosi nel suo incommensurabile ventre, vi si disfà e putrefà" – recita la voce a cui è dedicata, a cui si potrebbe aggiungere quella sull’ano “ Nell’anatomia esoterica dei borghesi l’ano è, dopo la bocca, la parta più importante del loro amatissimo corpo. “  Un’opera dunque che ha momenti felicissimi, con venature tipicamente toscane e “strapaesane”  anche se a volte risente un po’ di enfasi oratoria e i giudizi, ovviamente, non sono sempre felici né condivisibili. Ma nel complesso un documento di arguzia, intelligenza e anticonformismo, oltre che di sanità morale:  ingredienti quasi del tutto assenti dalla scena contemporanea e che non sarebbe male riscoprire a tutti i livelli

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 10:57:32

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  • Inserito da Fare Fronte il 07/03/2013 16:32:02

    L'ho letto, come la maggior parte delle opere papiniane. E' doveroso ricordarsi di Giovanni Papini. Anche a scuola.

  • Inserito da Helmut Leftbuster il 26/02/2013 13:44:54

    Grande, Domenico: la tua abilità di riesumare puntualmente i migliori cardini - colpevolmente dimenticati - dell'identitarismo italico-ghibellino è geniale, oltre che fruibilissima. Grazie.

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