un testo dalla struttura poetica precisa

La serata a Colono di Elsa Morante sul palcoscenico della Pergola

prima rappresentazione martedì 19 marzo e repliche sino alla Domenica : inizio ore 20,45; Domenica 15,45

di Laerte Failli

La serata a Colono di Elsa Morante sul palcoscenico della Pergola

Una scena della commedia

Non sono mancati in passato tentativi di rappresentarla: «Subito dopo l’uscita del libro, sia Eduardo De Filippo che Carmelo Bene  - scrive Carlo Cecchi - pensarono di mettere in scena La serata a Colono. A un certo punto ne nacque un progetto cinematografico, che avrebbe messo insieme Eduardo  come Edipo, e Bene come regista. Poi non se ne fece nulla. Negli anni ’70 altri primi attori volevano recitarlo; fra questi Vittorio Gassman. Ma ormai Elsa s’era fatta restia a farlo rappresentare. Anch’io in anni più recenti avevo deciso di metterlo in scena; per poi rinunciarvi, fermato dalle enormi difficoltà che presenta il testo, oltre alle quali, dovendolo affrontare nel doppio ruolo di regista e attore, si aggiungeva quella di dover recitare la parte lunghissima di un personaggio di difficilissima definizione e drammaturgicamente ambiguo. Quando giravamo Morte di un matematico napoletano, con Mario Martone, grande ammiratore de La serata a Colono, c’eravamo promessi di farlo insieme, un giorno o l’altro. Così, vent’anni dopo, quel giorno è arrivato e La serata a Colono va in scena per la prima volta, da quando è stato scritto».

La messa in scena di questo testo è una vera e propria sfida, attesa da decenni dal teatro italiano. Andata in scena in prima assoluta il 15 gennaio scorso al teatro Carignano di Torino, è passata poi al teatro di Roma; per passare poi al teatro della Pergola di Firenze, prima rappresentazione martedì 19 marzo  e repliche sino alla Domenica ( inizio ore 20,45; Domenica 15,45).  Ma quali sono le maggiori  difficoltà e come si risolveranno in scena ?

Il testo rimanda direttamente alla trama dell’Edipo a Colono di Sofocle. Nel testo della Morante, Edipo, «piccolo proprietario» meridionale, è finito in un corridoio d’ospedale vicino  al reparto Neuro-delìri, posto al piano terra. Cieco e insonne come sempre, è sorvegliato da tre robusti guardiani ed è accompagnato dalla figlioletta Antigone «ragazzina selvatica e tremante sui 14 anni, però poco sviluppata per la sua età». Edipo – legge il primo guardiano in una lettera stracciata che la figlia speranzosa porta con sé per prestare soccorso al padre – figlio di «Pandoro Agnese», «età anni 63», è vedovo con quattro figli ed «è in corso contro di lui la causa di interdizione da parte dei due figli maschi. Soltanto questo o poco più si sa del passato di Edipo.

L’alienato-Edipo è legato a una barella con fasce di contenimento e ha gli occhi bendati: Carlo Cecchi si troverà così a sostenere un monologo di un’ora e mezza quasi immobile e senza vedere nulla. E proprio per questo, in fase di allestimento, ha chiesto a Martone di filmare le prove, proprio per avere almeno un’idea di ciò che capita intorno a lui.
Cieco, questo non-Edipo si abbandonerà al sofferto caos visionario, cui faranno da inconsapevole contenimento le ingenue risposte della figlia-Antigone, che si allontanerà dalla barella del padre solo nel vano tentativo di portarvi le attenzioni dei medici.

Intorno a loro si muovono voci e corpi di altri pazienti che, man mano che il monologo edipico s’addensa, si aggiungono alla narrazione ossessiva e, alternandosi ai medici, alimentano una struttura parodistica fatta di citazioni, canti aztechi, echi della Beat Generation e visioni allucinate. 

Martone tenta di esprimere quella che ritiene essere una proiezione della psiche del protagonista allargando lo spazio scenico alla platea: sette alienati girano tra il pubblico, ognuno in preda ai propri spasmi malandati, salendo sul palco solo quando il coro che formano “diventa l’interlocutore di Edipo, recitando frasi delle Trachinie di Sofocle”. 

Il regista si era già confrontato con la tragedia greca e in particolare col mito di Edipo: ricordiamo I sette contro Tebe a Napoli nel ’97 (spettacolo da cui scaturì il film Teatro di guerra);  l’Edipo re al Teatro Argentina nel 2000 e proprio l’Edipo a Colono al Teatro India replicato per tre stagioni, dal 2004 al 2006, entrambe produzioni del Teatro di Roma; infine, l’opera Antigone di Ivan Fedele andata in scena in prima assoluta al Maggio Musicale fiorentino nel 2007. Il regista, nell’affrontare La serata a Colono della Morante, scrive: «Si tratta del testo più misterioso e inafferrabile che abbia mai avuto tra le mani, indefinibile già nella forma, trattandosi allo stesso tempo di un monologo, un poema, una commedia, una tragedia, un melodramma, una drammaturgia da grande avanguardia del '900, un testo dalla struttura poetica precisa e implacabile alla quale ci si deve affidare ad occhi chiusi».

Nel cast artistico figurano il Premio Oscar (per la colonna sonora di La vita è bella di Benigni) ,autore delle musiche, e Sergio Tramonti, assiduo collaboratore di Martone da più di dieci anni, entrambi legati all’esperienza del Gran Teatro di Cecchi e di Elsa Morante.

La Casa Editrice Einaudi in occasione del debutto dello spettacolo ha pubblicato La serata a Colono, nella Collezione di Teatro.

LA SERATA A COLONO

di Elsa Morante

con Carlo Cecchi, Antonia Truppo, Angelica Ippolito.

E con Giovanni Calcagno, Salvatore Caruso, Dario Iubatti, Giovanni Ludeno, Rino Marino, Paolo Musio, Franco Ravera, Victor Capello, Vincenzo Ferrera, Totò Onnis, Rino Marino. Francesco De Giorgi (tastierista), Andrea Toselli (percussionista).

musiche Nicola Piovani

fondale Sergio Tramonti

costumi Ursula Patzak

luci Pasquale Mari

suono Hubert Westkemper

regia e scene Mario Martone

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 10:55:50

    Xs235New@163.com

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