I libri di Totalità

Rassegna mensile di novità librarie. Aprile 2013

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie. Aprile 2013

POLITICA

Giampaolo Pansa, La Repubblica di Barbapapà – Storia irriverente di un potere invisibile  (Rizzoli, pagg. 333, Euro 19,00)

"Barbapapà è il soprannome che la redazione di 'Repubblica' aveva dato a Eugenio Scalfari, il fondatore e il primo direttore. Ho lavorato accanto a lui per quattordici anni, più altri diciassette all"Espresso'. E oggi qualche amico mi domanda sorpreso: 'Perché hai voluto scrivere da canaglia la storia del trionfo di Barbapapà e di quanto è accaduto dopo?'. Rispondo che l'ho fatto per non sottostare alla regola plumbea che tutela i grandi giornali. Fortezze sempre ben difese, capaci di incutere un timore riverenziale che induce a cautele cortigiane e narrazioni felpate. Con un po' di presunzione, sono convinto che nessun altro fosse pronto a costruire un racconto fondato su un'infinità di ricordi personali e con l'aiuto di un diario tenuto per decenni. Tuttavia questo non è un libro riservato ai soli addetti ai lavori. L'importanza acquisita da 'Repubblica' nell'ultimo trentennio fa del quotidiano guidato da Scalfari e oggi da Ezio Mauro un testimone unico dell'Italia odierna. Uno specchio autorevole, e in molti casi autoritario, che rimanda a un potere invisibile, ma concreto. Lo detiene il gruppo raccolto attorno a una testata in grado di influenzare partiti, governi, mode culturali, comportamenti di massa. Il mio racconto riporta sulla scena le stagioni che hanno reso forte 'Repubblica': l'epoca violenta del Settantasette, la bufera del terrorismo, l'assassinio di Moro, il caso P2, le battaglie con il Psi di Craxi e il Pci di Berlinguer...

EUROPA

Franco Ferrarotti, L’Europa al bivio  (Edizioni Solfanelli, pagg. 160, Euro 12,00)

 L’Europa è ferma di fronte al dilemma: unione puramente monetaria oppure autentica comunità politica? Questo libro spiega che il dilemma viene da lontano e costituisce il peccato originale dell’Unione europea. L’Europa ha ceduto e fino ad oggi è rimasta legata alla concezione del generale de Gaulle di una “Europa delle patrie”, unita sola dalla moneta unica. Ma una moneta sovrana senza sovrano non basta. È una moneta orfana, vittima designata della predatoria speculazione internazionale.
 Il primo saggio, che dà il titolo a questo libro, affronta questo tema, oggi decisivo per l’avvenire dell’Europa.

MONDO

Fabrizio Martalò, L’Islam entra in banca – Economia e finanza islamica da Maometto fino ai giorni nostri  (Greco e Greco, pagg. 306, Euro 12,50)

All'età di dieci anni il piccolo Maometto fu iniziato all'arte del commercio e accompagnò le carovane dello zio che attraversavano il deserto della penisola araba per raggiungere le città siriane. Più tardi, formò con la moglie un patto chiamato qirad che sarebbe, secondo lo storico Roberto Lopez, il modello della commenda, utilizzata dai mercanti italiani e giunta poi con alcune varianti sino alla città anseatiche della Germania settentrionale. Come ricorda Fabrizio Martalò in questo libro, Maometto amava i mercanti. Diceva che avrebbero goduto della felicità in questo mondo e nell'altro, dichiarava: "colui che guadagna denaro piace a Dio". Quando conquistarono le città bizantine della costa mediterranea, gli arabi trovarono fiorenti economie commerciali e divennero nell'esercizio della mercatura ancora più raffinati ed esperti di quanto fossero stati negli anni in cui i loro traffici erano prevalentemente continentali.

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788879806985 L' Islam entra in banca. Ecomomia e finanza islamica da Maometto fino ai giorni nostri All'età di dieci anni il piccolo Maometto fu iniziato all'arte del commercio e accompagnò le carovane dello zio che attraversavano il deserto della penisola araba per raggiungere le città siriane. Più tardi, formò con la moglie un patto chiamato qirad che sarebbe, secondo lo storico Roberto Lopez, il modello della commenda, utilizzata dai mercanti italiani e giunta poi con alcune varianti sino alla città anseatiche della Germania settentrionale. Come ricorda Fabrizio Martalò in questo libro, Maometto amava i mercanti. Diceva che avrebbero goduto della felicità in questo mondo e nell'altro, dichiarava: "colui che guadagna denaro piace a Dio". Quando conquistarono le città bizantine della costa mediterranea, gli arabi trovarono fiorenti economie commerciali e divennero nell'esercizio della mercatura ancora più raffinati ed esperti di quanto fossero stati negli anni in cui i loro traffici erano prevalentemente continentali. 12,00 new EUR in_stock

ECONOMIA

Filippo Peschiera (a cura di ), L’anticrisi e il futuro: la collaborazione nell’impresa tra capitale e lavoro (De Ferrari, pagg. 130, Euro 14,00)

Occasione importante, quella rappresentata dalla pubblicazione degli atti del convegno su “La collaborazione nell’impresa tra capitale e lavoro”, organizzato nell’ottobre 2011 dal Centro Europeo per le radici cristiane nella società, presieduto dal Prof. Filippo Peschiera. Al centro della riflessione dei convenuti e dei contributi successivi,  l’idea del “modello renano”, in grado di realizzare l’auspicata collaborazione tra i diversi fattori della produzione, secondo la dottrina d’ispirazione cattolica, ma non solo, in grado di riportare al centro della vita economica e sociale – come indicato da Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate - la dignità del lavoro, l’accesso ad esso e la sua stabilità, ricordando, così come richiesto non solo da esigenze di giustizia, ma dalla stessa «ragione economica», senza dimenticare che il «primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità» . Indicazioni, che in una fase acuta della crisi, suonano come un prospettiva d’impegno sociale e culturale, a cui gli le riflessioni del   Centro Europeo per le radici cristiane nella società offrono concreti riscontri.

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Giovanni Dragoni, Banchieri & Compari – Come mala finanza e cattivo capitalismo si mangiano i soldi dei risparmiatori (Chiare Lettere, pagg. 176, Euro 15,00)

Dove finiscono i nostri soldi? Chi paga la crisi? L'Italia è tra i paesi che faticano di più a risollevarsi. La cura Monti ha bloccato la crescita. La disoccupazione è ai massimi dal 2004. Soprattutto le banche non riescono a superare la crisi, nonostante i generosi interventi fatti in loro soccorso. Quelle italiane hanno ricevuto dalla Bce 270 miliardi di prestiti a buon mercato, più di un quarto del totale distribuito in Europa. Perché hanno bisogno di così tanti soldi? Perché sono imbottite di Bot, Btp e Cct comprati quando sembravano un investimento sicuro, mentre ora sono ad alto rischio, la fiducia è crollata e il debito pubblico sembra inarrestabile. Questo libro racconta come la pioggia di denaro facile proveniente dal grande bancomat di Francoforte venga impiegata per fare speculazioni: le banche hanno aumentato gli acquisti di titoli di Stato (318 miliardi di euro!) che il Tesoro altrimenti non avrebbe saputo come piazzare, forti della garanzia che il rendimento dei titoli è molto più alto del costo del prestito. Alla fine chi paga? Gli Stati, se i cittadini potranno sopportare nuove tasse. Come racconta Dragoni, ricostruendo storie e casi esemplari, le scorribande della finanza e le speculazioni delle banche si incrociano con la ragnatela di partecipazioni, i conflitti d'interesse, le triangolazioni con l'estero per aggirare il fisco. A farne le spese, i risparmiatori, mentre c'è sempre qualche banchiere in grisaglia o un cinico operatore che incassa un bonus milionario.

 

 

METAPOLITICA

Franco Cardini, Arianna infida Bugie del nostro tempo (Medusa Edizioni, pagg.203, Euro 14,90)

Questo libro ricorda volentieri un samizdat, una di quelle pubblicazioni clandestine circolanti nell'Unione Sovietica del secondo dopoguerra che si poteva trattenere per breve tempo, magari per una sola notte, passata in bianco immersi nella lettura. Con questo non si vuol certo dire che Franco Cardini abbia subito una qualche forma di censura, meno che mai politica (o forse sì, ma questo è da vedere). Questo libro, in realtà, nasce da una profonda e spassionata riflessione sui meccanismi che nel nostro Paese bloccano la circolazione delle idee e la corretta informazione. "Arianna infida", dunque, è il tentativo di riprendere il bandolo di una matassa che si è persa nelle cento o mille bugie che ci vengono propinate ogni giorno, tanto sulla storia remota o recente, quanto sugli eventi che accadono ai giorni nostri. In queste pagine Franco Cardini denuncia alcuni mali che ci affiggono: del nostro essere europei, in un'Europa che, a dispetto delle proprie radici ebraico-cristiane, appare condizionata da lobbies economico-finanziarie e da teoremi come quello neoconservatore sull'esportazione della democrazia; del nostro essere italiani, in un'Italia assediata da circhi di nani e ballerine, bugie e prevaricazioni tanto culturali quanto politiche; del nostro essere affacciati sul Mediterraneo, crogiolo di culture di cui continuiamo ostinatamente a disinteressarci accontentandoci della vulgata ufficiale.



PENSIERO FORTE

Primo Siena, Incontri nella Terra di Mezzo – Profili del pensiero differente (Solfanelli, pagg. 216, Euro 15,00)

 

Convocati in una ideale “Terra di Mezzo” l’autore incontra quindici esponenti del “pensiero differente” del secolo XX, sui quali egli s’è formato intellettual­mente e spiritualmente. Dieci di essi, italiani (Giovanni Gentile, Marino Gentile, Julius Evola, Guido Manacor­da, Attilio Mordini, Silvano Panunzio, Michele Fede­rico Sciacca, Giovanni Papini, Ferdinando Tirinnanzi, Emilio Bodrero); e cinque stranieri (Vintila Horia, Rus­sell Kirk, Romano Guardini, Charles Maurras, Carlos Alberto Disandro). Si tratta di una minoranza di pensa­tori che hanno saputo concepire intellettualmente e te­stimoniare nei fatti una visione metapolitica del mondo e della vita: confessori di un “pensiero forte” che – in tempi dominati dal “pensiero debole” – riscatta il vigo­re essenziale di una cultura “politicamente scorretta”. L’itinerario intellettuale dei pensatori qui ritratti, ripropone gli aspetti plurimi di un “realismo metafi­sico” che, affrontando il kaos della nostra epoca in­quieta, cerca di riaprire la via del kosmos sulla quale incamminare nuovamente la società attuale per ricon­durla ad un modello sapiente di civiltà, nel solco della tradizione perenne.

TEMPI MODERNI

Giancarlo Ricci, Il padre dov’era – Le omosessualità nella psicanalisi (Sugarco, pagg. 208, Euro 16,50)

Nell’attuale dibattito sull’omosessualità maschile e sull’identità di genere questo libro propone, in modo critico, punti di vista nuovi esposti in modo agevole in una quarantina di voci. Ne risulta una sorta di mappa delle problematiche più significative: dagli scenari sociali dell’ideologia di genere alla genesi dell’identità sessuale, dall’ipotesi biologica sull’origine dell’omosessualità alla vicenda della sua derubricazione dal DSM. Con gli strumenti della psicanalisi l’autore si inoltra sul terreno clinico esplorando i motivi psichici e familiari che portano all’orientamento omosessuale. I temi affrontati sono ampi: l’assenza del padre e il predominio della madre, il nodo dell’adolescenza, ma anche il vissuto traumatico, l’abuso, la diffusione della pornografia. Affrontando il dibattuto tema della domanda di cura, l’autore si sofferma sulle diverse forme di omosessualità che differiscono anche per il manifestarsi o meno di un disagio soggettivo. La nostra epoca, che festosamente si compiace del declino del padre, sembra celebrare il trionfo di un «godimento smarrito », barattandolo con un concetto di libertà e di emancipazione in cui tutto è permesso.

                                                                       

CHIESA CATTOLICA

Roberto de Mattei, La Chiesa fra le tempeste – Il primo millennio di storia della Chiesa nelle conversazioni a Radio Maria (Sugarco, pagg. 170, Euro 16.00)

Benedetto XVI, utilizzando la metafora applicata da san Basilio al post-concilio di Nicea, ha paragonato il nostro tempo a una battaglia navale notturna nel mare in tempesta e nell'omelia per la festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno 2006, ha descritto la navicella della Chiesa come «squassata dal vento delle ideologie» , ma inaffondabile e sicura nel suo cammino... La storia, che è maestra di vita e di fede cristiana, ci insegna, attraverso l'esempio dei martiri, come la Verità non sia negoziabile e debba essere testimoniata, se necessario, con il sangue. I monaci e gli eremiti ci ricordano il rifiuto del mondo e la necessità di un'unione costante con il Signore, nel silenzio e nella preghiera. L'azione degli apologisti ci mostra come l'apostolato si eserciti non solo esponendo positivamente la fede, ma anche confutando i pregiudizi e gli errori con le armi della polemica e della controversia. Nel primo millennio di storia furono gettate le fondamenta e le radici della cristianità e i sovrani e i principi cristiani che hanno creato le nazioni europee ci offrono l'esempio di come si può cristianizzare il mondo, senza appartenervi. L'esempio dei crociati è, tra tutti, quello più generoso perché  essi offrirono la loro vita alla Chiesa, ignorando quali prove avrebbero dovuto subire per compiere fino in fondo la propria vocazione. Lo spirito con cui si lanciarono alla liberazione del Santo Sepolcro è lo stesso che oggi dovremmo chiedere per liberare la Chiesa e la civiltà cristiana dai mali che la affliggono.

STORIA

Vito Tanzi,  Italica - Costi e conseguenze dell’unificazione d’Italia, (Grantorino Libri, pagg. 289, Euro 20,00)

Con Italica: Costi e Conseguenze dell’unificazione d’Italia Vito Tanzi cerca di giudicare il processo unitario nazionale  non dal punto di vista tradizionale, enfatizzandone  gli aspetti patriottici ed eroici,  ma  dal punto di vista dei costi e benefici, puntando l’attenzione sulle conseguenze economiche. In quest’ottica, l’unificazione appare meno vantaggiosa per il popolo italiano, e specialmente per i cittadini che vivevano allora e vivranno poi nel Mezzogiorno d’Italia.

Al momento dell’unificazione, il Piemonte era  infatti talmente indebitato, e aveva un disavanzo nei conti pubblici talmente elevato che rischiava il fallimento. La scelta era unificazione o fallimento. Scelse l’unificazione e le sue finanze furono salvate dalla creazione del Regno d’Italia.

Nel 1861  c’era d’altra canto  poca differenza nel reddito medio tra Nord e Sud dell’Italia, e l’emigrazione dal Sud era scarsa. L’unificazione contribuì invece a creare il problema del Mezzogiorno, non solo col trasferimento del debito piemontese sul resto d’Italia, ma anche attraverso altri fattori : quali  il forte aumento delle tasse nel Mezzogiorno, la rapida applicazione dei bassi dazi doganali del Piemonte al Regno di Napoli, la  distruzione della  ristretta rete di welfare, ad opera della Chiesa.

Nel contempo l’unificazione creò uno stato unitario molto centralizzato, con funzionari piemontesi mandati ad amministrare tutti i territori del Regno d’Italia, attraverso un’amministrazione molto pesante, che causò molte difficoltà e forte reazioni.

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Paolo Simoncelli, Non credo neanch’io alla razza – Gentile e i colleghi ebrei (Le Lettere, pagg. 238, Euro 16,50)

I rapporti di stima e di amicizia tra Gentile e molti colleghi ebrei si intensificano dopo le leggi razziali. Il ricorso a Gentile per consiglio, per aiuto, non rimane vano. Gentile incontra Mussolini a palazzo Venezia la sera del 29 agosto 1938. Testimonierà di avergli detto ben chiaro di non credere alla razza. Procederà a protestare col duce e ad aiutare i colleghi ebrei; e non solo privatamente. Ripetute e pubbliche le sue prese di posizione antirazziali. L’ampia documentazione inedita raccolta, dagli epistolari agli atti d’ufficio presso i ministri dell’Educazione nazionale e della Cultura popolare, Bottai e Pavolini, dimostra la gamma varia ma costante di interventi a sostegno di intellettuali ebrei, noti e meno noti che vedono in Gentile il loro unico sostegno.
Emerge per contro l’amara constatazione dell’opportunismo anche antisemita, il coro pubblico di non richiesto sostegno razzista di ben altri e insospettabili esponenti della cultura italiana, poi corsi nel dopoguerra a “cancellare le tracce” del loro vergognoso comportamento.

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Alessandro D'Ascanio,  Storia dell’ A.L.B.A. - Un tentativo autarchico di politica petrolifera
nell’Italia dei primi anni Quaranta
 (Edizioni Solfanelli, pagg. 184, Euro 14,00)

Nel corso del 1941, nel pieno della drammatica partecipazione dell’Italia al secondo conflitto mondiale, IRI e AGIP furono incaricati dal regime fascista di installare un impianto di estrazione di oli combustibili sulla Maiella, nel cuore del bacino minerario asfaltifero abruzzese.
L’apparato logistico delle forze armate reclamava un urgente bisogno di carburante dal momento che gli allineamenti strategici della guerra avevano tagliato fuori l’Italia dal greggio di provenienza mediorientale. Si decise allora di investire denaro pubblico nella costituzione dell’ALBA (Azienda lavorazione bitumi asfalti), una specifica struttura aziendale, controllata dai due enti cardine dell’interventismo economico statale, cui si conferì la difficile missione di sperimentare una nuova tecnologia di trattamento delle rocce asfaltiche per l’estrazione di oli.
L’ambizioso tentativo, nel breve volgere di un biennio, fu bruscamente arrestato dal deflagrare inarrestabile delle operazioni belliche sul suolo nazionale e dall’occupazione tedesca degli impianti in costruzione. Nel dopoguerra, il sito individuato sarebbe stato lasciato nel più completo abbandono.
Nonostante tale fallimentare epilogo, la ricostruzione della vicenda dell’ALBA, oltre a permettere di osservare il processo di razionalizzazione del bacino minerario della Maiella messo in atto dal regime fascista, consente di analizzare in concreto un caso di politica industriale gestito da IRI e AGIP nelle particolari forme che l’intervento pubblico in economia assunse nell’Italia del tempo, tra velleità corporative, propositi autarchici, incentivi e vincoli dell’economia di guerra.

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Francesco Perfetti, Fascismo e riforme istituzionali (Le Lettere, pagg. 190, Euro 20,00)

Il dibattito sul parlamentarismo e sulla sua funzionalità, particolarmente vivace nell’ultima fase dello Stato liberale, ruotò attorno a temi tornati ora di attualità: monocameralismo, bicameralismo, ruolo del Senato, sistemi elettorali e via dicendo. Al dibattito, che interessò tutte le forze politiche dell’epoca, prese parte anche il fascismo. Le discussioni sulla riforma costituzionale proseguirono pur dopo la conquista del potere e accompagnarono l’intera storia del regime mettendo in evidenza come, all’interno del fascismo, coesistessero tendenze contrastanti i cui poli estremi erano, da una parte, la volontà di eversione e sovvertimento del sistema parlamentare e, dall’altra, l’aspirazione a inserire il nuovo edificio istituzionale nel solco della tradizione conservatrice. Il volume ricostruisce i termini del dibattito e le trasformazioni istituzionali fino alla istituzione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

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Emilio Gin: L’ora segnata dal destino. Gli Alleati e Mussolini da Monaco all’intervento (Edizioni Nuova Cultura, pp. 424, Euro 27,00)

 

L'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, costituisce un nodo storiografico per certi versi ancora irrisolto. Emilio Gin , sulla base di una imponente documentazione reperita negli archivi italiani ed esteri e della vasta letteratura sull'argomento rilegge i nove mesi della "non belligeranza" italiana attraverso la lente della natura pragmatica e non ideologica della politica estera di Mussolini. La ricerca giunge a conclusioni innovative individuando nell'entrata in guerra dell'Italia l'ultimo e illusorio tentativo mussoliniano di ricondurre la questione sui binari della diplomazia e della trattativa. Questa linea italiana appare compresa bene da Chamberlain che, forte della propria esperienza da Stresa a Monaco, è tra i pochi a cogliere la non sovrapponibilità di Roma e Berlino. E accanto a Chamberlain compaiono elementi noti e meno noti dell’apparato di governo britannico che tuttavia soffrono progressivamente dell’aggressività e dell’italofobia ad esempio di Eden. Analogamente nell’apparato politico-diplomatico francese, man mano che scorrono i mesi che portano all’aggressione tedesca alla Polonia e alla non belligeranza italiana, l’antica polemica anti mussoliniana lascia il posto a riflessioni diverse, più attente alle divaricazioni che non alle consonanze italo-tedesche.

 

STORIA DELLE DESTRE

Alejandro C. Tarruella, La Guardia di Ferro Argentina - Da Perón e Kirchner (Settimo Sigillo, pagg. 280, Euro 26,00)

Ricostruzione dettagliata della storia di una delle più interessanti componenti del movimento giustizialista, quella facente capo ad Alejandro Alvarez, da molti considerato uno dei pochi interpreti autentici del pensiero politico di Perón. Il movimento nasce come un gruppo giovanile fascisteggiante all’indomani del golpe che ha spodestato Perón (1950), cresce e si fa “adulto”, fino a diventare un’importante componente del movimento neo-giustizialista. Percorre l’intero arco della transizione peronista, dal debito col fascismo contratto dal Gruppo de Oficiales Unidos che diede origine al peronismo, fino alle posizioni ultracattoliche in cui oggi si riconosce Alejandro Alvarez, passando attraverso tutte le altre stagioni del peronismo, dalla conservatrice alla progressista, dalle simpatie filocastriste agli ammiccamenti nei confronti della dittatura militare.

Opera di grande importanza per comprendere la storia dell’Argentina e del peronismo. La denominazione di Guardia di Ferro adottata dal movimento di Alvarez testimonia un evidente debito culturale nei confronti del fascismo europeo.

                                                     

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Roberto Tundo (a cura di), Le storie della destra salentina (Tipografia 5 Emme, pagg. 300, s.p.)

“Questo libro nasce dalla voglia di raccontare la storia della Destra nel Salento attraverso i racconti di chi l’ha vissuta in prima persona in modo che trasmetta lo spirito della vita politica – afferma Roberto Tundo, curatore di Le storie della destra salentina  – Non volevo scrivere la storia completa dell’MSI, ma era necessario contestualizzare tutte le vicende raccolte in modo che seguissero un filo logico, da qui l’utilità degli articoli del giornale ‘La Contea’, che all’epoca raccontava le vicende del partito attraverso le voci dei militanti che davano espressione alle loro idee“. Il libro è un susseguirsi di episodi vissuti dai militanti della Destra salentina, che si vanno a inserire in un contesto storico-politico più ampio. Le vicende raccontate dalle decine di “testimoni” coinvolti sono di ogni tipo:  dalle origini  alle drammatiche “pistolettate” nella Lecce degli anni 70, dalle vicende goliardiche,  come “la cena col capo”, ai retroscena dei congressi di partito dai racconti della radio di destra nel periodo delle radio libere alla partecipazione ai Campi Hobbit, dalle esperienze ecologiste alla “svolta di Fiuggi”.  Per raccogliere tutto il materiale necessario, dagli articoli di giornale alle fotografie, Roberto Tundo ha realizzato  un lungo lavoro di ricerca, riuscendo a dare vita ad un testo espressione del suo desiderio di raccontare la vita della Destra salentina vissuta dall’interno. La prefazione del libro è di  Gianni Alemanno, sindaco di Roma, che scrive “la ricostruzione puntuale di Roberto Tundo sull’evoluzione della destra nella Provincia di Lecce dal Movimento Sociale Italiano, passando per Alleanza Nazionale, fino ad arrivare al Popolo delle Libertà, risulta utile per comprendere come sia il progetto di società a costituire la sostanza di una comunità politica e non la forma-partito”.

Per acquisti: tundoroberto@gmail.com

SCIENZA

Steven W. Mosher, Controllo demografico. Costi reali e benefici illusori (Cantagalli, pagg. 416, Euro 21,00)

Steven W. Mosher affronta in questo libro una delle questioni più dibattute dei nostri tempi: il problema demografico. L'autore - dati scientifici alla mano, tutti interpretati con esemplare onestà intellettuale - sbugiarda la retorica dogmatica di quanti - a tutti i livelli, dall'istruzione ai mass media, dalla politica alle istituzioni, UNPD compresa -, ci hanno fatto credere che il mondo era ed è vicino a un baratro a causa della sovrappopolazione mondiale, una sorta di bomba demografica pronta ad esplodere..

CLASSICI

Gabriele D’Annunzio, Tragedie, sogni e misteri (Mondadori, pagg. 3.700, Euro 120,00)

In occasione dei centocinquant'anni dalla nascita di d'Annunzio, si completa con il teatro l'edizione delle sue opere nei Meridiani. I due tomi, a cura di Annamaria Andreoli con la collaborazione di Giorgio Zanetti, raccolgono, per la prima volta, corredate di ricchissimi apparati, tutte le opere drammatiche dannunziane, da Francesca da Rimini alla Figlia di Iorio, dalla Fiaccola sotto il moggio a Fedra e al Martyre de saint Sebastien, solo per citare le più celebri. Versatile e aperto a ogni sperimentazione, d'Annunzio lascia nel suo tempo il segno sull'intero mondo dello spettacolo: tragedia, commedia, melodramma, sacra rappresentazione, pantomima, balletto, cinema (film e documentario). Ogni testo è accompagnato da un'introduzione che ne ripercorre le fasi ideative e compositive, soffermandosi poi sull'allestimento scenico, sulla regia, sugli interpreti e sulle reazioni del pubblico, e da note esplicative, indispensabili quando si tratta di drammi storici di ambientazione remota o esotica. Anche il saggio cronologico è mirato alle opere teatrali: sottolinea la centralità del teatro nella vita di d'Annunzio e getta nuova luce sulla sua travagliata relazione amorosa con Eleonora Duse, grazie a documenti solo di recente recuperati. Non meno nuovo risulta il suo rapporto con il cinema, di cui è pioniere entusiasta, sia in veste di soggettista che

ROMANZI

Paul Bourget, Il demone meridiano  (Edizioni Solfanelli, pagg. 440, Euro 25,00)

Cos’è il “demone meridiano”? È la tentazione di chi ha raggiunto il meriggio della vita [di chi ha superato “il mezzo del cammin di nostra vita”]. Per Louis Savignan, affermato storico e bandiera degli intellettuali cattolici, tornato da Parigi nella natia Alvernia quando gli viene offerto di candidarsi al Parlamento, tale tentazione consiste da un lato nel poter trascurare gli studi per la politica, dall’altro la morale per amare la donna con cui era stato fidanzato vent’anni prima e da cui era stato abbandonato.
Nel frattempo, a Parigi, un prete modernista celebra (cinquant’anni prima del Concilio!) con un nuovo rito in lingua volgare e il figlio di Savignan inclina pericolosamente verso questa eresia.
Sullo sfondo, la lotta della Chiesa contro il nemico esterno (la politica anticlericale massonica) e quello interno (il modernismo).
"Il demone meridiano", considerato il capolavoro di Bourget, ha un intreccio perfettamente funzionante, ma è soprattutto un raffinato scavo psicologico e, infine, un grande romanzo ideologico.


LETTERATURA

Miguel de Unamuno, In viaggio con Don Chisciotte  (Medusa Edizioni, pagg. 139, Euro 16,50)

Questo libro raccoglie per la prima volta l'insieme di saggi brevi e di articoli scritti dal grande intellettuale e scrittore spagnolo sull'opera di Cervantes, e in particolare sul Don Chisciotte. Era un progetto che lo stesso Unamuno voleva realizzare e non ebbe poi il tempo di condurre in porto. Si presenta come una raccolta organica che, ponendosi accanto al celebre"Vita di Don Chisciotte e Sancio" (1905), completa per il lettore italiano il panorama delle importanti ricerche di Unamuno sul mito più grande della letteratura spagnola. Milan Kundera, nella sua Teorìa del romanzo, pone il Don Chisciotte come fondamento del romanzo moderno. Il volume comprende il saggio "Il cavaliere dalla trista figura" del 1896, mai tradotto finora, dove Unamuno confronta le descrizioni che raffigurano Don Chisciotte nel romanzo con i ritratti che i pittori moderni gli hanno dedicato. Tra baffi cadenti e riflessioni sulla bruttezza del personaggio di Cervantes, lo scrittore torna sul tema che gli sta più a cuore: il valore universale di questo mito. Nella raccolta anche alcuni articoli polemici, tra cui "Muoia Don Chisciotte" che prende di mira gli eruditi che impantanano Don Chisciotte nelle dispute filologiche perdendo il messaggio umano e morale. Come scrive nell'Introduzione Enrico Lodi "sia Unamuno, sia Don Chisciotte, incarnano al meglio il conflitto tra la volontà di compiere un ideale che serbano dentro e l'impossibilità di raggiungerlo.

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788876982682 In viaggio con Don Chisciotte Questo libro raccoglie per la prima volta l'insieme di saggi brevi e di articoli scritti dal grande intellettuale e scrittore spagnolo sull'opera di Cervantes, e in particolare sul Don Chisciotte. Era un progetto che lo stesso Unamuno voleva realizzare e non ebbe poi il tempo di condurre in porto. Si presenta come una raccolta organica che, ponendosi accanto al celebre"Vita di Don Chisciotte e Sancio" (1905), completa per il lettore italiano il panorama delle importanti ricerche di Unamuno sul mito più grande della letteratura spagnola. Milan Kundera, nella sua Teorìa del romanzo, pone il Don Chisciotte come fondamento del romanzo moderno. Il volume comprende il saggio "Il cavaliere dalla trista figura" del 1896, mai tradotto finora, dove Unamuno confronta le descrizioni che raffigurano Don Chisciotte nel romanzo con i ritratti che i pittori moderni gli hanno dedicato. Tra baffi cadenti e riflessioni sulla bruttezza del personaggio di Cervantes, lo scrittore torna sul tema che gli sta più a cuore: il valore universale di questo mito. Nella raccolta anche alcuni articoli polemici, tra cui "Muoia Don Chisciotte" che prende di mira gli eruditi che impantanano Don Chisciotte nelle dispute filologiche perdendo il messaggio umano e morale. Come scrive nell'Introduzione Enrico Lodi "sia Unamuno, sia Don Chisciotte, incarnano al meglio il conflitto tra la volontà di compiere un ideale che serbano dentro e l'impossibilità di raggiungerlo. 14,02 new EUR in_stock

PERSONAGGI

Giordano Bruno Guerri,  La mia vita carnale – Amori e passioni di Gabriele D’Annunzio  (Mondadori, pagg. 230, Euro 20,00)

"Posa", "finzione", "provocazione", "teatro": ecco i termini associati per decenni al nome di Gabriele D'Annunzio. Con queste parole siamo stati abituati a descriverlo, così ci è sempre stato insegnato. Ma la suggestione della sua poesia, le imprese ardite e la retorica detta appunto "dannunziana" non sono sufficienti a svelare il segreto di una vita "inimitabile". Giordano Bruno Guerri ci conduce lontano da stereotipi, accompagnandoci nelle stanze folli e geniali della dimora dannunziana. Pagina dopo pagina, sfogliando il "libro di pietre vive" che il Vate ci ha lasciato, riscopriamo un uomo che fu seduttore e amante irresistibile, avvinto dal "bisogno imperioso della vita violenta, della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell'allegrezza". Grazie al diario (in gran parte inedito) di Amelie Mazoyer, ancella in servizio continuo che il Vate ribattezza Aélis, conosceremo Gabriele D'Annunzio uomo "intero". Geisha, complice e confidente, Aélis si contende il ruolo di preferita con l'elegante musicista Luisa Baccarà e con la cameriera Emilia. Aélis annota per lunghi anni tutto ciò che accade nelle stanze del Vittoriale, registrando ascese e cadute delle "badesse di passaggio": nobildonne, artiste, prostitute, semplici paesane o avventuriere; e un contorno di personaggi non secondari. Su tutto ciò, naturalmente lui, la sua grandezza di poeta e la sua strepitosa vitalità, fatta di genio e di cocaina, invenzione e di ironia: il suo essere un libertario e anarchico, modernizzatore e anticipatore.

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Pupi Avati, La grande invenzione – Un’autobiografia (Rizzoli, pagg. 396, Euro 18,00)

Un passato fastoso, un presente difficile, e una inesauribile riserva di sogni: è l’eredità che riceve alla nascita Pupi Avati, figlio di due mondi, la ricca borghesia urbana bolognese e l’arcaica tradizione contadina di Sasso Marconi. La galleria degli antenati è unica: la bisnonna Olimpia, asolaia emigrata in Brasile in cerca di fortuna con i tre figli piccoli, il nonno Carlo che trovò moglie grazie a venticinque bignè, gli zii materni che ogni anno portavano ai Savoia le ciliegie di Sasso Marconi, il nonno Giuseppe che chiese alla Madonnina del Paradiso una grazia “fatale”, i genitori protagonisti di una incredibile storia d’amore... Con questi presupposti, come stupirsi se la tua vita diventa un’unica grande avventura, dalla via Emilia a Cinecittà? Nella Bologna del dopoguerra si svolge l’educazione sentimentale di Pupi, un ragazzo timido ma un po’ mascalzone, un perdigiorno con una bruciante passione per il jazz, un rapporto complesso con le donne, un amore irreversibile per il cinema. Poi l’addio alla carriera da musicista, la parentesi come rappresentante di surgelati, i difficili esordi cinematografici, la Roma degli artisti, l’insolito lavoro con Pasolini, i pedinamenti per conoscere il maestro Fellini, i successi di pubblico e critica.

La grande invenzione racconta tutto questo e molto altro ancora. L’irresistibile capacità di invenzione narrativa che dispiega, e che rivela un Avati scrittore finora insospettato, ne fanno un grande romanzo corale, un intreccio di percorsi e di sogni che seduce il lettore trasportandolo in una singolare dimensione di realismo magico all’emiliana.

                                                           

IMMAGINARIO

Antonio Faeti, La storia dei miei fumetti -  L'immaginario visivo italiano fra Tarzan, Pecos Bill e Valentina  (Donzelli Editore, pagg. 426, Euro 32,00)

Antonio Faeti, che quarant’anni fa regalò al lettore, con il suo Guardare le figure, una ricostruzione a tutto tondo dell’immaginario visivo italiano attraverso le illustrazioni dei libri per l’infanzia, duplica oggi il suo dono con questa esplorazione dell’altra faccia di quello stesso immaginario. La storia dei suoi fumetti (vale a dire di tutti i fumetti da lui divorati, collezionati, posseduti, catalogati, coltivati con la passione maniacale che ben conoscono i cultori del genere) diventa qui la storia di ciascuno di noi. Proprio come accade al protagonista dell’Educazione sentimentale di Flaubert, anche l’autore di questo libro ripensa alle sue prime fantasie e ritrova le piccole tracce, i brandelli della sua educazione sentimentale. E visto che, come scrive Faeti, «in una educazione sentimentale si è scelti, non si sceglie», in questo percorso della memoria ci sono presenze sorprendenti e assenze illustri. La Vipera Bionda, il Brontolosauro, Manuela la matadora accompagnano la crescita di questo immaginario tra gli anni quaranta e cinquanta. Da Nadir Quinto a Raffaele Paparella, da Jacovitti a Guido Crepax, dal «Corriere dei Piccoli» a «Lanciostory», è la memoria del sogno – dei nostri sogni – che rivive in queste pagine ispiratissime, indimenticabili.

 

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