C'era una volta l'Inter

Fino al 2010, dal 2005, è stata l’assoluta protagonista del calcio italiano, europeo e mondiale

Poi la caduta miserevole, gli allenatori improbabili che si sono succeduti, le campagne acquisti “brancaleoniche” e una dirigenza all’acqua di rose

di Veleno Puro

Fino al 2010, dal 2005, è stata l’assoluta protagonista del calcio italiano, europeo e mondiale

Javier Zanetti

C’era una volta l’Inter… di Mourinho.

Chissà se potrà mai più tornare a quei livelli.

Fino al 2010, dal 2005, è stata l’assoluta protagonista del calcio italiano, europeo e mondiale.

Poi la caduta miserevole, gli allenatori improbabili che si sono succeduti, le campagne acquisti “brancaleoniche” e una dirigenza all’acqua di rose. 

L’apoteosi in quest’ultimo campionato, dove se ne sono viste di tutti i colori: da giocatori ridicoli ( Schelotto, Jonathan, Rocchi, Pereira, Kutzmanovich) comprati all’ultimo momento e pagati cari per quello che poi hanno dimostrato; infortuni a go-go e sì, diciamolo, arbitraggi criminali.

Ma, intanto, la Beneamata non esiste più, fuori da tutto, con un parco giocatori deprimente, molti dei quali non calcherebbero nemmeno i campi di serie C.

Solo se parliamo dell’attacco schierato in queste ultime partite e cioè Rocchi, Alvarez e Schelotto, avvertiamo brividi profondi sulla schiena nel confrontarlo a quello del 2010 formato da Snejder, Milito e Eto’o (e Balotelli in panchina).

Ormai, per ll'Inter ciò che conta in questo funesto finale di stagione è poter chiudere tale strazio il prima possibile, cercando di dimenticare in fretta.

L’ennesima sconfitta arrivata ieri sera contro il Napoli, mentre i tifosi juventini festeggiavano il 29° scudetto, e non il 31° come illegalmente proclamato, sancisce ancor più drasticamente la pochezza del reparto tecnico-dirigenziale dell’Inter, lasciato in mano a Marco Branca definito anni fa uomo-mercato, dimenticandoci però che la campagna venne definita in tuto il suo splendore da José Mourinho.

Se devo essere estremamente sincero, l’undici di ieri sera si è, in fondo, misurato alla pari per un tempo a differenza di altre partite giocate in maniera grottesca, considerando che gli uomini di Stramaccioni avevano di fronte la seconda in classifica e per di più al San Paolo, e oltre alla lunghissima sequela di infortunati ormai divenuta cosa ordinaria in casa nerazzurra.

Quando lo speaker ha letto le formazioni delle squadre è sembrato di ascoltare i nomi di un top-team e gli altri gli sparring partner.

L’Inter deve assolutamente essere ricostruita di sana pianta, salvando pochi eletti quali Kowacic, Ranocchia, Juan Jesus, Handanovic ( non quello di ieri sera) Palacio, se reggesse ancora un anno Milito, Guarin e dare un’ultima chance a Alvarez.

Il resto tutti a casa… di altre squadre.

L'Inter col Napoli ha definitivamente alzato bandiera bianca, poiché l'Europa League è ora un traguardo quasi impensabile da raggiungere, e dopo una stagione disastrosa come questa che sta per concludersi i giocatori del mediocre Stramaccioni non hanno certamente lo stimolo per affrontare come finali le tre partite rimanenti.

I calciatori interisti, però, saranno obbligati a dar comunque battaglia, soprattutto per la loro dignità di sportivi e in onore all’immenso Capitano. 

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.