Parla Valentuomo

Pietrangelo Buttafuoco, «il Foglio», 26 giugno 2013

Stava per dimenticarlo, Andrea Vianello, direttore di Rai3. Poi però con un tweet è corso ai ripari. "Ah, dimenticavo", ha detto. Dopo di che, ha dato l'annuncio: "Da novembre il primo talent per scrittori esordienti. Masterpiece. Presto le regole per partecipare #bestseller".
Se lo stava scordando, dunque, perché bellissima cosa è la cultura ma il lapsus d'amnesia è pur sempre rivelatore; e Vianello, presentando i suoi Littoriali di Rai3, sa bene di aver in ascolto non più l'Italia del Maestro Manzi, dove non si sapeva scrivere perché non si sapeva leggere, ma l'Italia di Fabio Fazio, dove nessuno legge ma si scrive sotto la dettatura dell'ideologicamente corretto che, di per sé, è solo voga, conformismo e somaraggine pop, giammai esercizio di critica.
Peggio della televisione ci può essere solo una scuola di scrittura creativa, dicono i maligni; ma è proprio una magnifica idea far di letteratura un talent; e se, come promesso, ci saranno autori noti che giudicheranno scrittori in erba, ci saranno liti, polemiche celiniane, momenti trash tipo "La Corrida", con alberi cui tendere pargolette mani, facendo poi fronteggiare scrittrici fumose e scrittori isterici, e si farà di letteratura spettacolo, perché infine la vanità è benzina.
E tutti quegli smaglianti T/Q - ossia i Trenta/Quarantenni della letteratura contemporanea - non sono passati invano: stanno facendo anticamera da Vianello, in fila per il casting. Guardando in cagnesco i C/S, i soliti Cinquanta/Sessantenni. Altro che i Littoriali, però. Da lì vennero fuori Elio Vittorini, Pietro Ingrao, Carlo Muscetta, Renato Guttuso e Alfonso Gatto. Questa sarà la solita Scuola Holden. L'imprinting è imprinting.
Già immaginiamo le prove: variazioni intorno al Cinque Maggio, tanto per cominciare, poi qualche performance neoavanguardista sanguinetiana. Una spremuta di cervello in guazzetto di Zanzotto e, giusto per l'ebbrezza gesucristica, lectura savianensis in innesto di ciuccio (nel senso proprio del ciuchino).
Gli autori, reclutati tra i figuranti di "Ballarò", hanno giusto pensato di rieducare gli esclusi (democraticamente definiti, diversamente vincenti) con un viaggio in Siberia, mentre i vincitori (diversamente perdenti) vinceranno una scorta H24 seminuova, già usata da Roberto Saviano, e sarà un po' come quando ai motociclisti in erba viene dato in premio il casco di Valentino Rossi.
Certo, ormai la letteratura nasce come sceneggiatura, perciò il passaggio di mezzo non sarà poi così traumatico. Ma in questa stagione di riconquistata legalità sarà necessario far presto con le regole invocate da Vianello. Ecco le principali:
1) sapere cosa significa il titolo della trasmissione;
2) essere abbastanza giovani da non confonderlo con il titolo di un vecchio meraviglioso pezzo dei Temptations;
3) sapere di inglese quanto basta (o, in subordine, di italiano quanto non basta) per capire come mai una trasmissione della tv di stato italiana sulla scrittura italiana abbia titolo inglese;
4) non aver letto "L'importo della ferita e altre storie, le prodezze veramente scritte dagli autori italiani", lo splendido libro con cui Pippo Russo stronca Alessandro Piperno, Fabio Volo, Antonio Scurati e altri scriventi verosimilmente portati come modelli d'autore dalla suddetta trasmissione.



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