Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La tradizione narra che le donne morte per questioni d’amore, pur essendo state assassinate o suicide, ritornavano alla terra convertite in anime avvinghianti.
Queste creature adottavano l’aspetto di femmine bellissime così da attrarre incauti seduttori.
Lo sfortunato che deambulava solitario cercando nuove conquiste rimaneva immediatamente affascinato da tanta beltade, non rendendosi conto che altro non era che un mostro mascherato da donna e seguiva come incantato quella falsa giovane con intenzione di farla sua.
Di conseguenza lo spettro fattosi carne fuggiva dal cavaliere, ma solo in apparenza e, quando, l’uomo riusciva a raggiungere l’oggetto di tanto desiderio, questa riassumeva le vere sembianze di orripilante scheletro che avvolgeva con forza sovrumana il corpo della sua preda fino a farla impazzire di paura.
Un giorno Nicolò Machiavelli e Cesare Borgia, a caccia per i boschi dell’Appennino tosco-emiliano, si fermarono in un piccolo paese posizionato su un’impervia montagna fitta di alberi altissimi che rendevano impossibile la vista del cielo.
Cesare che non amava granché soffermarsi più di tanto in un posto decise di fare quattro passi a piedi lungo la strada principale del paese.
Nei pressi di un ruscello notò una bellissima ragazza che piangeva e, d’impeto, com’era nel suo carattere, la raggiunse per chiederle il perché di tante lagrime.
Carlotta, questo il nome che la giovane proferì a Borgia, raccontò una storia di amore, passione e tradimento con un finale che vedeva il fidanzato Filiberto unirsi in matrimonio con sua sorella Imilde.
Dopo poco Carlotta, accantonate le lacrime, si mise a civettare con l’uomo il quale, ammaliato da quegli occhi color del cielo in estate, si avvicinò per baciarla, ma colto inaspettatamente di sorpresa venne respinto dalla giovane che si dette alla fuga.
Cesare, molto eccitato, ma anche conscio che quella ragazza non gliela contasse giusta, la inseguì e la raggiunse in fitto boschetto di abeti.
Dietro ad un albero scorse Carlotta completamente nuda, bella come una dea greca sotto il Partenone, si slacciò la cintura che teneva la spada e la gettò da una parte, non distante dalla giovane.
Cominciò lentamente ad avanzare preso da bruciante passione; ormai era vicinissimo a quello splendore, a quel corpo perfetto, un attimo e… niente!
Giunto a sentirne il respiro casualmente abbassò lo sguardo e notò che la lucentissima lama lanciata a terra non rifletteva l’immagine carnale della ragazza… provò a guardare meglio, con più attenzione, ma nulla!
Questa esitazione mise in allarme Carlotta, che continuava a chiamare a sé Cesare, il quale con un scatto repentino si riappropriò dell’arma mentre la bellezza della giovane ebbe a trasformarsi in un attimo in raccapricciante visione.
Ormai, l’uomo aveva davanti un mostro dalle sembianze umanoidi, dovute solo alla forma scheletrica, dagli occhi vuoti - ove proveniva una luce rossa quasi accecante.
Lo scontro fu terrificante e vide il tentativo, dapprima quasi velleitario del cavaliere, di colpire il ributtante spettro che dall’ossuta bocca spurgava una puzzolente bava di color marrone scuro che ognove finisse bruciava, come acido, la parte colpita.
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