Firenze: Rachmaninov- renaissance

Il grande e un po’ snobbato pianista e compositore russo sta conoscendo, finalmente, una doverosa rivisitazione critica, o perlomeno un … cessate il fuoco...

Il Maggio Musicale il 30 e 31 ottobre presenta un concerto che si apre con I Tre Canti popolari Russi op 41, Wayne Marshall...

di Domenico Del Nero

Il grande e  un po’ snobbato pianista e compositore russo sta conoscendo, finalmente, una doverosa rivisitazione critica,  o perlomeno un … cessate il fuoco...

il maestro JURAJ VALCUHA

Amici della Musica e  maggio Musicale uniti nel nome di Sergej  Rachmaninov   (1873-1943). Il grande e  un po’ snobbato pianista e compositore russo sta conoscendo, finalmente, una doverosa rivisitazione critica,  o perlomeno un … cessate il fuoco : non più mero tardoromantico reazionario  e non solo in musica, visto che al nuovo “paradiso” sovietico preferì lidi più terreni e meno sanguinari.    E se il Maggio Musicale, dopo l’esecuzione della seconda sinfonia  diretta da  Zsolt Hamar il 24 ottobre, replica domani 30 e dopodomani 31 ottobre (ore 20,30, Teatro Comunale)  con un concerto che si apre con I Tre Canti popolari Russi op 41,  Wayne Marshall,   sul podio dell’Orchestra Giovanile Italiana nell’ ambito della stagione degli Amici della musica,  ripropone domenica 3 novembre  alle ore 21.00  sempre Teatro Comunale  la Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27  seguita da Alborada del Gracioso e al Bolero di Ravel. Si tratterà dunque, per quanto concerne il compositore russo, di un interessante confronto ravvicinato  tra stili direttoriali e compagini orchestrali diverse, senza eccessive stonature per le tasche:  gli abbonati del Maggio e i possessori di Maggio Card potranno seguire il concerto  del 3 novembre al prezzo ridotto di 22 euro, mentre gli abbonati agli Amici della Musica pagheranno un biglietto ridotto  (22 euro)  per il concerto di domani e dopodomani.

I Tre canti popolari russi op 31 di Rachmaninov sono dunque il primo brano proposto per domani; furono composti negli Stati Uniti nel 1926, quindi durante l’esilio  che non avrà mai fine, dato che il musicista elesse gli Usa come sua nuova patria; ma senza per questo dimenticare la prima, vera e autentica: queste composizioni, riecheggiando per certi aspetti Musorgskij, rievocano con accenti nostalgici le tradizioni, la gente, le voci contadine della Santa Russia: un mondo che per molti aspetti stava del tutto scomparendo sotto la spietata egida sovietica, passata dalle “amorevoli” cure di Lenin a quelle ancor più “benefiche” di Stalin.  Si tratta di melodie folcloriche di cui probabilmente il compositore venne a conoscenza proprio durante l’esilio e che rielaborò in una orchestrazione scintillante che riecheggia due grandi maestri della strumentazione quali  Čajkovskij e Rimskij-Korsakov.  Un trittico di vari soggetti: il primo, Sopra un ruscello dall’impetuoso corso, si racconta di un germano e di un0’anatra grigia che attraversano insieme un ponte su un ruscello, finchè l’anatra fedifraga non pianta in asso il compagno; il secondo  Oh, Vanka, che testa calda che sei è l’appello di una donna che tenta di richiamare a se  l’uomo amato, , andatosene a causa del tremendo patrigno di lei;  canzone che  apparteneva al repertorio del grande basso Fedor Šaljapin.  L’ultimo invece, Pallido viso, viso di fuoco,  è il canto di una donna che teme il ritorno dello sposo geloso.   Si tratta dunque di tre brani per coro e orchestra e la parte corale è affidata al coro del Maggio.

Intermezzo “francese” con il padre dell’impressionismo musicale Claude Debussy: un altro trittico, ma stavolta tutto sinfonico, quello dei tre schizzi sinfonici che vanno sotto il tiolo di  La Mer (il mare), composti tra il 1903 e il 1905: De L’aube a midi sur la mer, Jeux de vagues,  Dialogue du vent et de la mer  :  in realtà, quasi una sinfonia in tre tempi, in cui il compositore  manifesta la sua straordinaria ricchezza e varietà di colori.

E in conclusione, ritorno alla Russia nella seconda parte del concerto, con grande “classico” sempre e comunque gradito: la sinfonia n. 6 “patetica” di Cajkovskij, (1893): un lavoro che non ha bisogno di presentazione, canto del cigno del compositore che morì appena nove giorni dopo averne diretto la prima.

Sul podio del Teatro comunale di Firenze il maestro JURAJ VALCUHA .

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