Parla Valentuomo

Pietrangelo Buttafuoco, «Il Foglio» 13 novembre 2013

Niente libere adesioni. Silvio Berlusconi – che ha disdetto il raduno dei volti nuovi a Villa Gernetto – il partito lo farebbe volentieri col casting. Ma nel prato altrui. Farebbe fior da fiore. Ma nei giardini degli altri. Sono proprio gli altri a dargli soddisfazione, non i suoi.

Mara Carfagna sta valutando l’ipotesi di lanciare la propria candidatura a premier ma, ancora un paio di settimane fa, guardando “Piazza Pulita”, Berlusconi ha studiato Maria Elena Boschi, il braccio destro catodico di Matteo Renzi: “Efficacissima! Praticamente perfetta. Perché non sta con noi?”.

Avrebbe voluto con sé il sindaco di Firenze, la storia è nota, ma c’è una preistoria in questo voler brucare di Berlusconi nei pascoli altrui. Un po’ come fece con la Rai a cui rubò,  senza però ricavarne frutto, Pippo Baudo e Rosario Fiorello (e persino Michele Santoro, con lauto frutto), così in politica il Cav. avrebbe voluto prendersi Francesco Rutelli ma, soprattutto – ammirandone le qualità da presidente della regione Emilia Romagna prima, e da ministro del governo Prodi dopo – Pier Luigi Bersani”. “… ma non mi ha mai chiamato”, ha sempre detto il sornione Bersani.

E non manca, nell’elenco del vorrei ma non fu possibile, Enrico Letta (e il deputato lettiano Boccia, coniugato De Girolamo, partita doppia). Quante volte lo ha detto allo zio: “… Gianni, Gianni, ma perché tuo nipote non passa con noi?”.

Studia le facce, Berlusconi. Studia il metodo di Cesare Lombroso e, mettendo da parte le incomprensioni chiama Alfano: “… insieme, Angelino. Insieme io e te, da soli, facciamo pulizia”. Gli mostra dei fogli. Sono sondaggi. Quanto tira la sigla “Forza Italia”, quanto, ancora di più, tira la sigla “Forza Silvio”. Ancora quattro giorni fa, per evitare la scissione, Berlusconi offre un tetto alle colombe: “Vedetevi qui, a Palazzo Grazioli, nel parlamentino, vengo pure io…”.

Ecco, storia di appena ieri. Silvio Berlusconi, annoiato, scansa le nuove notizie e ascolta le ultime campane. Arriva alla decadenza col partito bello che smembrato. E’ riunito in casa, sa che sabato finirà come finirà e così, ieri sera, i giovani belli e benestanti da selezionare , invece che da lui, si sono presentati nella sede di piazza di San Lorenzo in Lucina.

Eccoli, la gioventù azzurra. Sono stati passati al vaglio da Daniela Santanchè, assai entusiasta dell’operazione, sempre pronta a informare il Cav. Lo chiama al telefono e gli dice: “Silvio, Silvio! Ce ne sono altri dieci!”. Altero Matteoli – accomodato in una poltrona accanto a Berlusconi – non riesce a concludere una frase che si sente strillare sotto il naso un altro squillo. Ancora Daniela: “Altri cinque, altri cinque!”.

Il casting, dunque. Quello di Villa Gernetto, fallì. Avrebbe dovuto esserci lui. Come il Führer, infatti, il Cav. avrebbe lasciato una carezza ai volti glabri dei giovanissimi, bellissimi e dannatissimi, offrendo loro l’ultima battaglia, ma quell’adunata – un vero e proprio innesto nel tronco sfibrato – sollecitata dai falchi è stata stoppata dai lealisti che l’ultimo giro di valzer lo consumeranno fino allo spegnimento dell’ultima candela.

Niente casting, dunque. Le colombe forse se ne voleranno via ma la vera rivalità che si brucia intorno al corpo del Cav. è quella tra lealisti e falchi. Questi ultimi – con la Santanchè, Denis Verdini, Sandro Bondi e Daniele Capezzone – nel rinnovo dell’esercito vedono l’alba della riscossa. I lealisti, invece, no. E’ una nomenclatura ben strutturata quella dei lealisti e pur avendo avuto, molti di loro, segni di cedimento (le rotture, poi rientrate, dettate dal carattere di Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, le telefonate di Raffaele Fitto a Mario Monti), restaurano la fedeltà a Berlusconi senza derive folcloristiche e senza troppe facce nuove.

Sempre con la stagione delle gemme arriva il casting. Per dirla con Matteoli, “il Cav. si sente un imprenditore, e dice: ho un capitale e ci faccio degli innesti”. Bene. “Attento a non perdere il capitale”, gli ripete Matteoli e così fanno eco i lealisti che questi innesti, per tramite di casting, li hanno bruciati tutti telefonata dopo telefonata nelle notti di Palazzo Grazioli. Stessa scena, interno giorno. Strilla ancora un altro squillo. E’ Daniela Santanchè

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