Editoriale

Arte, aste milionarie e trionfo della chiacchiera inutile

Opere vendute a prezzi immotivatamente esorbitanti, il trionfo dell'assenza di un'estetica

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

ll'Asta di Christie's, il trittico di Bacon, Three Studies of Lucien Freud, è stato venduto per la cifra di 142,4 milioni di dollari: nessuna opera aveva mai raggiunto una tale quotazione. Sempre alla Christie's, Balloon dog di Jeff Koons è stato venduto per 58,4 milioni di dollari. Grandi titoli sui giornali e servizi televisivi. Stupore ed ammirazione per il “colpaccio”.  Un  commentatore ed esperto in opere d'arte ha detto: "Difficile cogliere la logica sottesa a questo boom". Evidentemente un semplice  interesse commerciale da parte di chi intende investire in queste opere d'arte sperando in un aumento di valore nel futuro. Insomma pura speculazione, come può avvenire per un qualsiasi titolo borsistico o per  un hedge fund.

Diverso evidentemente il discorso rispetto al  valore “estetico” di certe opere,   su cui è invece necessario  soffermarsi per riannodare una riflessione  sull’arte contemporanea ormai in balia non solo di “gruppi di potere” culturale ma anche  di vere e proprie lobbies finanziarie.

Sigfrido Bartolini, che di queste cose se ne intendeva, avendole sempre criticate, parlava di “una vera e  propria mafia finanziaria”, costituita da una “cupola”, la cui ragione sociale  “oltre al business, è di cambiare gusti e carattere dei popoli”, a forza di chiacchiere.

Con le chiacchiere “la foia ciarliera dei critici improvvisati” ha creato casi artistici, innalzando le quotazioni delle opere e le fortune degli autori: “Certi tipi che, in tempi appena decenti, si contentavano di intagliare nòccioli di pèsche, oggi elevati dalle chiacchiere al rango di grandi scultori, spadroneggiano in mostre di alto livello, incoraggiati, riveriti e premiati. Altri tipi, e son legioni, un tempo addetti a decorare gli specchi dei barbieri, con gli auguri di buon Natale, o provenienti dall’industria delle mattonelle policrome, eccoli oggi venerati quali novelli tiziani o redivivi raffaelli”. 

I risultati di certe chiacchiere li vediamo nelle aste milionarie e  nelle gallerie “alla moda”, dove a trionfare è la banalità, l’arte fatta gadget,  l’ovvio messo sul piedistallo, veri e propri strumenti – parole sempre di Bartolini – in grado di impossessarsi del nostro senso del bello, del buono e del giusto, “recidendo le radici dei popoli”.

Al di là dello “stupore” per certe aste milionarie,  di un ritorno al “senso” delle cose e dei  valori c’è invece un gran bisogno nel mondo dell’arte e non solo.  E quindi di una nuova tensione estetica, in grado di parlare al cuore degli uomini, evocando una nuova spiritualità. 

Senza di essa muore la coesione sociale, il senso d’appartenenza, il piacere collettivo, in quanto  capacità di riconoscersi in valori condivisi. Restano solo le “chiacchiere” e qualche quotazione ad effetto. Ma niente di più.



 


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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 20/11/2013 15:58:49

    e in effetti è il barlume, anche lontano, della fiamma che è la bellezza ad esser assente da queste fiere. meglio così. via dalle speculazioni dagli slambiccamenti critici e dai denari. immensa, invulnerabile, perenne, sta sulle linee di vetta... se la si cerca però è fanciulla benevola. da qualche parte, e senza avvertire, può sempre far capolino...

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