1200 anni dopo

Ripartire da Carlo Magno ?

Nel giorno-anniversario della morte del grande sovrano l'Europa appare ancora più detestabilmente incapace di assolvere al proprio ruolo

di Mario  Bozzi Sentieri

Ripartire da Carlo Magno ?

Alla ricerca di una dimensione politica e culturale per un’Europa che stenta a “trovarsi” , soffocata com’è dagli spread e dalle ossessioni di bilancio,  non possiamo lasciarci sfuggire  il  milleduecentesimo anniversario della morte di Carlo  Magno (Acquisgrana, 28 gennaio 814), figura reale ed insieme archetipo di primo grande europeo.

Di lui, per vecchie reminiscenze scolastiche, i più ricordano l’incoronazione ad  Imperatore,  da parte di Papa  Leone III,  durante la notte del Natale dell’ 800, nella Basilica di San Pietro a Roma.  Con quell’atto viene sancito non solo il potere di Carlo Magno sull’Occidente europeo (dall’Ebro all’Elba, dall’Alto Danubio al Tevere) insieme alla  volontà della Chiesa romana di “affrancarsi” dall’Impero d’Oriente, ma la dimensione simbolica e spirituale dell’Impero, per la prima volta romano e germanico insieme.

Carlo Magno ne incarnò, con la sua figura, la visione stessa, riassumendone il carattere universale, espresso dalla capacità di fare coesistere tra loro popoli diversi, non solo grazie ad una grande forza spirituale ma anche attraverso un articolato sistema amministrativo (in grado di riconoscere l’autonomia delle  Contee, sotto l’alta autorità imperiale, affermata dai “missi dominici”) e normativo.   Ed insieme manifestando, lui analfabeta, il senso profondo di una nuova aristocrazia, politica ed intellettuale, capace di “mobilitare” le migliori forze culturali dell’epoca (tra i tanti il longobardo Paolo Diacono, autore della prima  Storia dei Longobardi, Eginardo, che scrisse una Vita dell'imperatore, il grammatico Pietro di Pisa, lo spagnolo Teodulfo, il teologo e letterato Paolino di Aquileia).

Nacquero nuove scuole. Si cercò di diffondere la lettura e la scrittura. Vennero incrementate la medicina e la matematica. Anche il vecchio sistema di copiatura dei testi fu “riformato” dal    monaco  Alcuino di York, direttore della la Schola Palatina, grazie alla  sostituzione delle pesanti lettere gotiche con la minuscola carolina.

In economia ci fu una ripresa della produzione agricola e dei commerci (segno che è la credibilità delle istituzioni a creare lo sviluppo e non viceversa). La moneta venne unificata, con la creazione della “lira”.

Nell’azione di Carlo Magno, c’è , in nuce, l’Europa che verrà. Certamente con le contraddizioni e divisioni, che emergeranno dopo la morte dell’Imperatore, ma con la sua grande forza spirituale, con la consapevolezza dei propri destini, anche nazionali.

Una consapevolezza spirituale e politica che ha accompagnato il nostro Continente per centinaia di anni e che ora sembra vacillare, non solo sotto i colpi di una globalizzazione dissennata quanto soprattutto a causa della perdita di quei riferimenti spirituali che Carlo Magno ha saputo incarnare. E che tuttavia, a dodici secoli di distanza, continuano a riverberare la loro forza spirituale. Basta saperli cercare.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 29/01/2014 21:09:20

    Son le grandi figure del passato storico che dovrebbero guidare i comportamenti degli Stati. Ma quest'Europa è sempre più irriconoscibile per i suoi comportamenti che mirano a salvaguardare rendite di posizione di qualche nazione, vedi Germania, senza curarsi minimamente dello sviluppo reale dell'economia ma avendo al centro gli interessi di banchieri e dintorni: nelle loro tombe si rivoltano non solo Carlo Magno ma, per arrivare a tempi più recenti, personaggi come Adenauer, De Gasperi e Schumann.

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