Ora deve avere 14milioni di euro

Martino Scialpi, il tredicista che da 32 anni cerca di riscuotere la sua vincita

Dopo 46 processi il Coni non gli ha ancora riconosciuto il premio

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Martino Scialpi, il tredicista che da 32 anni cerca di riscuotere la sua vincita

Martino Scialpi e la sua schedina

Martino Scialpi ha dovuto affrontare 31processi definiti con sentenza. Altri 15 sono attualmente aperti: 13 penali e 2 civili.

Tutto ha inizio nel 1981, semplicemente perché Martino riesce a compilare una schedina del Totocalcio senza un errore; insomma indovina il fatidico 13.

Con quel pezzetto di carta in mano il sig. Scialpi, commerciante della provincia di Taranto, comincia a sentirsi un neo miliardario, mentre la realtà, ahilui, si dimostrerà ben altra cosa.

Infatti, perderà la moglie, il lavoro e ogni suo risparmio.

Oggi è un uomo a pezzi, affranto dal dolore.

E’ arrivato a indebitarsi per coprire le spese legali (circa 500 mila euro), obbligato a cambiare avvocati su avvocati e a passare gran parte del suo tempo tra i tribunali di Taranto, Bari e Roma.

Le sue peripezie giudiziarie versus il Coni sembrano, fortunatamente, avere le ore contate.

 «Basta con questo gioco delle tre carte: devono fornirmi la prova che la matrice della mia schedina non è mai arrivata nei loro uffici - si sfoga l’uomo - Altrimenti sono pronto a un gesto estremo».

Ma cosa è successo a Martino Scialpi?

La cronaca degli avvenimenti l’ha raccontata ieri il quotidiano Il Tempo.

Tutto comincia il 29 ottobre del 1981. Martino, a quel tempo trentenne, durante un mercato cittadino a Ginosa, provincia di Taranto,  compila una schedina del Totocalcio e quando, alla domenica, ascolta i risultati alla radiolina quasi impazzisce di gioia.

E’ un pezzetto di carta, quello che ha tra le mani, che vale milioni e milioni.

Il 13, da sempre sognato, diventa realtà; così come aprirsi un’azienda tutta sua, sistemare i figli e acquistare un’auto nuova.

L’urlo di gioia, però, ben presto viene sostituito da rabbia e sconcerto.

Su un quotidiano, infatti, legge che i 13 sono solo quattro, ma nessuna delle matrici vincenti risulta essere stata giocata in Puglia. Il 1.003.052.000 di lire sembra mettere le ali.

Da qui comincia la sua personale Via Crucis, in primis con un reclamo presso la commissione del Totocalcio di Bari, che in breve lo respinge per «matrice non rinvenuta nell’archivio corazzato».

Il 15 dicembre la prima denuncia in giudizio al Coni, con il giudice che non accoglie la richiesta di rifondere Scialpi, reputando che «la responsabilità del Coni subentra solo nel momento in cui riceve lo spoglio e la matrice della scheda di partecipazione».

Altrimenti lo smarrimento ricadrebbe sulla ricevitrice.

E qui entra in scena Maria Luisa Taiana, proprietaria del bar tabacchi «Bistrò» di Ginosa. Il lunedì dice ai carabinieri che la schedina, forse, potrebbe essere stata smarrita quando il corriere ha ritirato il prelievo delle giocate.

Il 12 novembre, invece, denuncia Martino per tentativo di corruzione accompagnato a minacce, ma il giorno seguente cambia versione dichiarando al pretore che la schedina è stata rubata da terzi.

Intanto, però, a Scialpi vengono recapitate due imputazioni penali per furto e truffa aggravata, per aver sottratto il bollino convalidante la schedina, sistemata quando già a conoscenza dei risultati delle partite.

Verrà, comunque, prosciolto da entrambe le accuse «perché il fatto non sussiste» e, addirittura, nel secondo verdetto del 10 febbraio 1987 del Tribunale di Taranto viene sancita la restituzione della schedina all’imputato, attualmente in possesso di un notaio pugliese.

L’autenticità di questo foglietto di carta è verificata anche dal giudice civile di Roma che il 9 febbraio 2012 ha ingiunto al Coni di riconoscergli la vincita: 2.343.924 euro, importo che può arrivare fino a 14 milioni di euro, grazie alla istanza di risarcimento dei danni pendente presso la Corte d’Appello di Roma. «Oltre a ribadire che quella ricevitoria non era autorizzata - spiega l’avvocato Guglielmo Boccia - chiediamo che il Coni ci fornisca i verbali che attestano che la matrice non è mai arrivata all’archivio corazzato di Bari. Lì c’è la prova del 9», evidenzia Il Tempo. «Ho un contenzioso con Equitalia e vado avanti solo grazie alle collette degli amici - racconta Scialpi - Avrei preferito non vincerla quella schedina. La fortuna bussa una sola volta nella vita. E io presto busserò alla porta del Coni, se non mi pagheranno il mio 13».

Quella era l’Italia d’inizio anni ‘80, questa di oggi è ancora peggio.

L’unica forma di garanzia e coerenza emerge, come sempre, dalla giustizia: 32anni di dibattimenti senza arrivare a niente, ma intanto Martino pensa a un gesto estremo.

Di chi è la colpa? 

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