I soliti tre: marito, moglie, amante

Quel “gioco” al massacro di Luigi Pirandello, dall'8 al 13 Aprile alla Pergola

I personaggi sono molto profondi e i loro comportamenti danno ampi punti di riflessione: Immaginando Leone Gala rinchiuso in una sorta di “Stanza della tortura”...

di Laerte Failli

Quel “gioco” al massacro di Luigi Pirandello, dall'8 al 13 Aprile alla Pergola

Dall’8 al 13 Aprile andrà in scena alla Pergola “Il giuoco delle parti” di Pirandello con Umberto Orsini protagonista e la regia di Roberto Valerio.

Nella ri-lettura di un’opera si può rimanere delusi o trovare piacevoli sorprese: Così, Valerio e Orsini hanno deciso di ampliare la loro collaborazione durata per una decina d'anni, prima di separarsi e proseguire il loro lavoro in autonomia.

La vicenda della commedia è nota: i soliti tre: il marito, la moglie, l’amante. Il marito, Leone Gala, s’è separato amichevolmente dalla moglie Silia; egli continua ad essere ufficialmente il marito; ma vive per conto proprio in una casa che è quasi un romitaggio. Ogni sera tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne và.

Se ne va verso i suoi cari libri e verso le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia, e ama comporre salse preziose aiutato dal suo cameriere-cuoco con il quale parla di Socrate e Bergson.

Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi un amante (Guido Venanzi) preso in precedenza, e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua libertà è relativa. E’ una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Se almeno il marito si disperasse per essere lontano da lei! Se almeno fosse geloso! Se almeno vivesse una vita acre e iraconda! Ma no, egli è tranquillo; egli s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno spettatore del mondo. La signora Gala, indignata, vuole farlo diventare attore. Al punto che, quando le si presenta una fortuita occasione – l’involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo – progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello.

Ma davvero finisce tutto li? Questa domanda ha smosso la “folle” vena teatrale dei due: Leone Gala, che dice di aver capito il gioco, questo famigerato "gioco della vita" lo aveva poi veramente capito?

Quest’uomo tutto dedito a cucina e letture, che si era isolato dai suoi simili e svuotato di qualsiasi emozione aveva ragione o più semplicemente sragionava? quale potrebbe essere la sorte riservata ad un uomo così sragionante una volta che il sipario si sia chiuso davanti a lui? Un tipo di domanda che può avere risposte solo arbitrarie naturalmente, ma sulle quali alcuni, anche grandissimi, hanno costruito risposte fondamentali per le loro teorie di estetica teatrale.


Orsini – Valerio hanno immaginato un post vicenda: con Leone Gala che viva oltre il limite della commedia , un Leone più invecchiato e ossessivamente alla ricerca del suo passato, e che lo rivive come farebbe uno scrittore che voglia mettere ordine alle sue bozze o cambi l'ordine delle scene, o addirittura le sopprima. Questa arbitrarietà – afferma Orsini - ci permetterà di ripercorrere quella storia da un punto di vista che non è solo quello dell'autore, come sovente e giustamente avviene, ma dal punto di vista del personaggio che, diventato lui  vero” autore di se stesso”, cerca sul palcoscenico una sua nuova identità.  Tutto questo suona terribilmente pirandelliano ma ci sarebbe da sorprendersi se non fosse così.

Il loro lavoro per quanto ipotetico si basa su uno studio minuzioso e appassionato: il progetto trova le sue radici in quelle che ispirarono lo stesso Pirandello: dalla novella "Quando si è capito il giuoco". Orsini afferma di averla trovata più sanguigna della commedia stessa, più borghese, più vicina a quelle piccole storie di tradimenti e di corna che spesso finiscono con la morte di uno dei due rivali, soprattutto è una storia disperatamente ironica e un po' pazza. Gli anni in cui aveva finito di scrivere la commedia erano quelli che avevano visto piombare nella vita domestica di Pirandello il dramma dei disturbi mentali della moglie Nietta… Storie di tutti i giorni insomma, novelle per un anno, di quelle che, quando avvengono sul serio e finiscono tragicamente come nel nostro caso, fanno dire alla gente: “Ma quel tale che si è comportato così io lo conoscevo”, “Era una brava persona, tanto tranquilla...ma chi l’avrebbe mai detto!” Già, chi l'avrebbe mai detto? “Apparentemente Leone Gala è una gran brava persona ma è certamente un folle, un assassino col sorriso sulle labbra e la morte nel cuore. Nel nostro spettacolo lo ritroviamo in un luogo che non può essere una prigione perché la sua colpa, nonostante la tragica conclusione, è stata solo virtuale”, dichiara Orsini

Anche i personaggi sono molto profondi e i loro comportamenti danno ampi punti di riflessione: Immaginando Leone Gala rinchiuso in una sorta di “Stanza della tortura”, egli ripercorre ossessivamente i fatti; ma ricucire quello strappo è impossibile, come lo è  continuare la vita di prima, se non a patto di una lucida follia. Leone Gala ricostruisce la vicenda attraverso la sua memoria e i suoi ricordi  non possono che essere frammentati e distorti, offrendoci dei fatti una sua versione-visione, assolutamente parziale e soggettiva, ricostruendo nella sua testa anche momenti della vicenda che egli non ha realmente vissuto. Tutto questo amplifica i possibili piani del racconto: Silia è veramente un lucido architetto del possibile delitto del marito? E’ stata realmente sanguinosamente oltraggiata o è solo un pretesto per portare il marito al duello? Silia è una donna strega-Alcina o una  fragile e complessa donna moderna? Guido Venanzi, amante di Silia, è un freddo complice della trappola ordita, o una vittima della follia omicida di Silia e della follia filosofica di Leone? Leone Gala è riuscito veramente a svuotarsi (come ci racconta) dei sentimenti e delle passioni della vita o è invece un rancoroso marito tradito che lucidamente uccide l’amante di Silia? E soprattutto; commettere un assassinio crea una frattura insanabile nella vita di qualsiasi uomo: cosa accade nella testa di Leone Gala dopo tale frattura? 

Orsini si mostra entusiasta dell’opera.. si è affiancato a talenti sicuri come Alvia Reale, Michele di Mauro e Flavio Bonacci e altri attori rigorosamente scelti nel tentativo di scavalcare gli stereotipi che di solito infestano queste commedie apparentemente borghesi. Ha trasmesso un motivo per lavorare con creatività innovativa ma con intelligente rispetto della tradizione.

Spezzare  un uovo alla coque è un finale che Leone Gala ha già vissuto....e quello che lo attende è sicuramente o un riposo che lo allontani dalla meschinità degli uomini e lo avvicini alla serenità degli dei... al momento, una sorpresa !

Luigi Pirandello, Il gioco delle parti.

Firenze, teatro della Pergola,  8- 13 aprile

Orati spettacoli: 20,45 (Domenica 15,45)

Adattamento di Roberto Valerio, Umberto Orsini e Maurizio Balò

Con Alvia Reale, Michele Di Mauro, Flavio Bonacci

Scene Maurizio Balò; Costumi Gianluca Sbicca;  Regia Roberto Valerio.

 Produzione Compagnia Orsini in collaborazione con  Fondazione Teatro della Pergola

 

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