Editoriale

Sindrome della matematica quantitativa, noi illusi, ingannati o guidati dai numeri

I numeri contano e la politica conta i numeri, sembra la soluzione giusta e democratica, ma...

Giuseppe del Ninno

di Giuseppe del Ninno

iamo nel “Regno della Quantità”, ammoniva Réné Guénon, e dunque i numeri hanno importanza, anche come “segni dei tempi”.

In politica, ad esempio, misurano il potere, specie in democrazia, ma non sempre: quante divisioni aveva il Vaticano? Oppure, scendendo verso episodi di minore portata, quanti parlamentari aveva il governo Berlusconi nel 2008? Quanti voti ha totalizzato Matteo Renzi con il suo PD nelle recenti elezioni europee? 

E scendendo ancora: quanti consensi hanno racimolato gli scissionisti di NCD, i quali hanno dimenticato come, a destra, le scissioni non abbiano mai portato fortuna a chi se ne è assunto la responsabilità, dai tempi di Democrazia Nazionale, fuoruscita dal MSI nel 1977 per entrare nella maggioranza della “solidarietà nazionale”, in appoggio al governo Andreotti, e poi spazzata via dagli elettori alla “politiche” del 1979; esattamente come è accaduto agli scissionisti di FLI, puniti con percentuali da prefisso telefonico, nelle elezioni politiche del 2013.

E’ vero: i numeri danno certezza; ma in politica spesso celano sorprese e tranelli, e bisogna saperne fare uso. Guai, insomma, a fidarsene troppo…

Ma torniamo all’attualità e diamo un’occhiata al nuovo Parlamento Europeo:  quanti parlamentari “euroscettici” riusciranno a costituire un gruppo capace di portare cambiamenti significativi nelle istituzioni comunitarie?

Stiamo già registrando una serie di distinguo e di veti incrociati che non lasciano presagire nulla di buono per chi quei parlamentari ha votato non solo per dare un segnale ai rispettivi Stati, ma per far suonare campanelli d’allarme in Europa…

Certo, i numeri che contano – mi scuserete il gioco di parole – sullo scacchiere nazionale e internazionale sono altri: per esempio, quelli che hanno appena fatto segnare un ulteriore calo demografico in Italia, o quello dei giovani disoccupati – da noi in particolare, ma poi in tutta Europa -  o ancora quello dei giovani italiani, per lo più qualificati, che lo scorso anno sono emigrati in cerca di un’occupazione adeguata. E se non si trattasse di crisi, bensì di mutamento strutturale?

Se poi guardiamo al mondo, i numeri che pesano, e sempre più peseranno anche sulla nostra bilancia energetica, sono quelli dell’accordo fra Russia e Cina sulle forniture di gas dalla prima alla seconda; e, così alla spicciolata, bisognerà tener conto del numero degli immigrati che continuano ad affluire nel nostro paese (non solo da Lampedusa!) e che non riusciamo ad ospitare né ad occupare dignitosamente, ma che non possiamo né respingere né smistare in Europa…

Numeri: quelli che saranno contenuti nella prossima “finanziaria”, ancora gravata dalla persistente crisi e dal “fiscal compact” e di cui nessuno, in questo momento di festa del Partito, estesa a tutta la nazione, osa parlare.

Numeri: quelli del debito pubblico, che ipoteca le risorse della Repubblica al punto da eroderne la sovranità, ad onta di ogni manovra e di ogni flessione dello “spread”, senza che all’orizzonte si intraveda uno straccio di provvedimento volto ad abbattere in misura sostanziale quel debito…

Numeri: quelli delle attese e sospirate riforme, dalle quali dovrebbe scaturire un nuovo apparato istituzionale, a partire dal Parlamento, con meno parlamentari meno pagati e meno istituzioni pubbliche territoriali (province, comuni, tribunali); e ancora: i numeri di una nuova matematica elettorale, capace di rispondere al meglio – con chiarezza, immediatezza, rispetto della rappresentanza – alla domanda dei cittadini.

Numeri. Anzi, il Numero che sta all’origine di tutta la serie: Uno. Il simbolo di chi è stato chiamato a guidare la Nazione e lo Stato fuori dalle acque pericolose ed ha appena ricevuto suffragi quasi senza precedenti: Matteo Renzi.

Uno, come il leader che una parte dell’elettorato sembra aver trovato e l’altra, contrapposta parte, sembra aver smarrito; Uno, che promette una serie infinita di numeri, per di più misurabile sul tempo dell’immediatezza…

Il nostro popolo antico ne ha viste tante, e soprattutto ha collezionato una quantità di “numeri Uno”, nella sua storia millenaria, osannandoli nel momento dell’ascesa e del successo, calpestandoli quando cadevano nella polvere.

Vedremo. Certo, la “scommessa” è cruciale e riguarda tutti noi, e il pensiero che possa essere giocata anche attraverso i trucchi e i sotterfugi del trasformismo politico più meschino, non ci lascia tranquilli.

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