Un viaggio ben partito

"Il Viaggio a Reims" di Rossini è tornato a incantare

Il merito di quest'opera: far riflettere sul passato non per esaltarlo, ma forse per ridimesionare il presente

di Domenico Del Nero

Non poteva esserci inizio migliore; la stagione 2012 del maggio Musicale è partita senza dubbio nel modo migliore. Il Viaggio a Reims , il capolavoro perduto e felicemente ritrovato del grande Rossini, è tornato a incantare ancora una volta le platee, dimostrando, se mai ce ne fosse bisogno, che se noi uomini almeno sul piano del tempo siamo povera e fragile cosa, come ricordano a un certo punto anche i protagonisti della “cantata scenica”  (qual balen fugge la vita ) le grandi creazioni di un genio immortale non sono mai datate. E un primo pregio della bellissima edizione fiorentina, che ci rende ancora fieri del nostro teatro e di un Festival che, nato proprio per rilanciare opere ingiustamente dimenticate, ha saputo in passato restituire al repertorio e all’affetto del pubblico lavori su cui il sipario sembrava essere calato per sempre, sta proprio in una regia intelligente, che sa attualizzare senza violentare, anche se forse certi dettagli stonano un po’ con il contesto storico in cui il Viaggio è nato;soprattutto Carlo X non avrebbe certo gradito quel tricolore francese che finì con l’oscurare per sempre i suoi gigli dorati. Ma l’intento del regista Marco Gandini era senz’altro quello di “attualizzare” il messaggio che l’ottimo librettista Luigi Balocchi e il genio di Pesaro avevano preparato per  il sovrano francese: l’Europa della Restaurazione vista non come strumento di oppressione, ma garanzia di pace e di serena convivenza tra i popoli. Utopia? Nemmeno  poi tanto … ma questo è un altro discorso.  Gandini ha portato invece in scena  l’Europa di oggi, con le sue bandiere e le sua struttura attuale, che si dà simbolicamente convegno in un confortevole e moderno albergo termale di Plombieres,  allestito con brillante fantasia (piscina compresa!)   grazie alle vivacissime scene di Italo Grassi, che ha curato un allestimento ben congegnato e scattante,  rendendo alla perfezione il meccanismo teatrale di un’opera in definitiva assai meno statica di quanto si dica.

Ma senza nulla togliere all’eccellente lavoro di regista e costumista, l’attualizzazione regge senz’altro sul piano scenico, ma non convince affatto sul piano storico o tanto meno dell’attualità politica. L’Europa di oggi nulla ha che fare con quella della Restaurazione, che nel bene e nel male possedeva una sua identità che proprio il nascente Romanticismo aveva riscoperto (Come scrisse Novalis: la cristianità ovvero l’Europa), anche se poi il Nazionalismo esasperato finì per provocarne la distruzione. A voler dunque seguire quest’opera con la dovuta preparazione storico politica, dovrebbe caso mai venire una struggente nostalgia non tanto della Restaurazione, quanto di quella cultura, di quello spirito e di quella tradizione che hanno consentito tra l’altro la nascita di questo e altri capolavori. A nostro giudizio pertanto questo è un ulteriore merito (forse non voluto, ma non per questo meno reale) della scelta di quest’opera: far riflettere sul passato non per esaltarlo, ma forse per ridimensionare il presente. Carlo X non sarà  stato un genio né un gigante della politica, ma confronto alla Merkel o Sarkozy ….

Ma  tornando all’opera;  Il Viaggio è sicuramente un lavoro molto impegnativo: richiede infatti ben dieci protagonisti impiegati in nove lunghi e complessi numeri  musicali, per cui  solo una buona preparazione tecnica e un buon lavoro di squadra può restituire tutta la magia dell’opera. Ed è quanto precisamente è sinora accaduto, almeno con una delle due “squadre” canore che si alternano sul palcoscenico; ma il primo e indiscutibile elogio deve essere per il direttore d’orchestra, il giovanissimo Daniele Rustioni, classe 1983, detto davvero a ragione un prodigio con la bacchetta. Giustamente il Viaggio è stato definito un compendio delle abilità compositive rossiniane:  ogni possibilità dello stile e della tecnica compositiva  viene messa   in gioco. Suggestivi Adagi  lirici, raffinati passaggi cameristici, pezzi d’insieme e brillanti  concertati; senza contare il fatto che qui si ritrovano sia caratteristiche della  scrittura musicale comica che di quella seria, come il  grandioso sestetto finale.   Rustioni ha perfettamente reso tutte le sfumature e tutti i colori di questa partitura scintillante, senza perdere una sola battuta, in un eccellente coordinamento tra fossa d’orchestra e palcoscenico.

Grande assente per malattia è stato il  buffo Bruno de Simone,  sostituito però egregiamente da un ironico e scintillante Marco Camastra. Tra le voci femminili,   particolarmente vivace e convncente sia sul piano scenico che vocale è stata la soprano Leah Partridge, ma anche Corinna (Auxiliadora Toledano) è stata perfettamente all’altezza del suo ruolo di sacerdotessa delle muse, con un timbro vocale caldo e melodioso.  In generale comunque tutto  il cast vocale è stato di buon livello, a suggellare un inizio di stagione davvero da ricordare.

 


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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghibellino927 il 24/01/2012 01:22:44

    Mi complimento per l'articolo che ho gustato, scritto in buona lingua sostenuta da solida cultura. Primo Siena

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