Semplicità, naturalezza ed equilibrio

Le norme non scritte dell'uomo elegante

Regole imparate in casa o che sono arrivate a essere dominanti osservando quei gentlemen che le avevano interiorizzate dalla loro infanzia

di LORD BRUMMELL

Le norme non scritte dell'uomo elegante

La vera eleganza, quella virtù tanto scarsa ai giorni nostri, è, al contrario, un codice di norme non scritte che si tramandano da secoli da padre in figlio

Le norme più importanti del vestire dell'uomo, poco o niente trattano del modo in cui farlo.

Il che, semplicemente, significa che l’eleganza non indica come seguire questa o quella moda.

La vera eleganza, quella virtù tanto scarsa ai giorni nostri, è, al contrario, un codice di norme non scritte che si tramandano da secoli da padre in figlio.

Regole imparate in casa o che sono arrivate a essere dominanti osservando quei gentlemen che le avevano interiorizzate dalla loro infanzia.

Norme che non appaiono nelle riviste o libri di moda, ma che le scopri raffinatamente nelle biografie degli uomini più eleganti e di classe della storia.

Sebbene conoscere le nozioni basilari su come combinare colori, stampe o come scegliere il miglior abito adatto al nostro fisico, è qualcosa, senza dubbio, di importante, ma sono le norme non scritte quelle veramente responsabili di dividere in due le categorie degli uomini: quelli che si sforzano per diventare eleganti e quelli che lo sono di natura.

L'eleganza è in primis un’attitudine, un comportamento concreto che si materializza durante una situazione determinata: la semplicità con la quale camminiamo, la facilità con la quale parliamo e perfino la destrezza con la quale scriviamo.

È una forma di vita assimilata e non forzata, una maniera di affrontare, giorno dopo giorno, senza doversi fermare a riflettere su quale cravatta scegliere o quale scarpa meglio si confà col nostro abito.

L’eleganza, altro non è che semplicità, naturalezza ed equilibrio. Sono solo norme tramandate di generazione in generazione, nonostante l’uso negligente che se ne faccia oggi di esse, sono le regole responsabili di separare il grano dalla paglia.

È curioso osservare come non tanti anni fa gli inviti non si formalizzassero, come invece è di moda fare oggi, con frasi tipo “ si raccomanda un look casual-smart ” o ancora “ la signoria vostra è tenuta a presenziare  con un abbigliamento formale”, “business standard; “longe suit” eccetera.

Tutte parole con le quali oggi si cerca di evitare che gli invitati stonino con la formalità o l’informalità dell'atto.

Fino a ben dopo la seconda guerra mondiale, momento d’inflessione nell’abbigliamento maschile, i signori erano ben consapevoli di ciò che avevano nell’armadio e non necessitavano che qualcuno ricordasse loro questa cosa.

Con attenzione alla formalità della manifestazione e l’ora in cui doveva essere celebrata, sapevano senza tanti sforzi cosa era più appropriato per l'evento. 

Erano tempi dove non era necessario ricordare che la notte richiedeva il vestito scuro o che non potevano indossarsi scarpe color marrone durante un atto formale e molto meno farlo in assenza di luce solare.

In quel periodo era risaputo che il presentarsi a un matrimonio con lo smoking avrebbe prodotto, nel migliore dei casi, le risate del resto degli invitati; che le camicie a quadri dovevano portarsi solo nel week-end e mai per le occupazioni nella città e che negli atti più formali bisognava decantarsi su cravatte lisce e senza alcun disegno.

Quei gentlemen avevano imparato dai loro genitori, e corroboravano per strada che le scarpe nere lisce con stringhe erano l'unica opzione per la giacca, mentre le camicie bianche andavano indossate in ore notturne e quelle celesti il giorno.

Sapevano della cialtroneria dell'uso di occhiali da sole in posti chiusi, della mancanza di rispetto che supponeva togliersi la giacca o sbottonarsi il bottone del collo della camicia e, ovviamente, non si sarebbero potuti mai immaginare che i suoi omologhi, meno di un secolo dopo, sarebbero arrivati perfino a salutare un Capo di Stato con un berretto da baseball in testa.

Niente di tutto questo è stato scritto e, tuttavia, queste regole sono l'essenza stessa su cui costruire la base non solo dell’eleganza, ma anche una sorta di rispetto verso gli altri. 

Tali norme, come avrete notato, non hanno nulla a che fare con una particolare posizione economica, ma solo con la cultura e l'istruzione acquisita negli anni.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Gianna il 13/06/2014 16:46:02

    Verissimo purtroppo oggi la vera eleganza è rarissima ........perché nasce da dentro ..........

  • Inserito da silvana.manca il 13/06/2014 16:08:53

    si dice che l'abito non fa il monaco, ma se osserviamo la moda dei nostri giorni, abbiamo da disgustarci per così tanto disordine negli abbinamenti. guardiamo i nostri giovani, ad esempio, non c'è classe, non c'è rigore, solo squallore; ed allora, evviva i tempi remoti ove l'uomo si distingueva per la sua eleganza e rigore come segno di educazione e raffinatezza impartite dalla serietà della famiglia da cui proveniva. ma erano altri tempi, e l'uomo nella sua perfezione ed eleganza, non esiste più

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