Lampi di gioventù

Dalla parte del banco: considerazioni di uno studente

Per come è stata descritta la scuola finora uno studente si dovrebbe svegliare la mattina contento di andarci; ma non è così per colpa proprio della scuola stessa, sia come struttura che come ambiente

di Tommaso Barnini

Dalla parte del banco: considerazioni di uno studente

"E' finita! E' finita!" Questa frase non viene detta soltanto a conclusione di una bella partita di calcio ma anche di una "partita" di scuola (esami permettendo, ovviamente).  In fin dei conti anche la scuola può essere considerata uno sport di squadra. I compagni ti passano gli appunti come fossero una palla e, ogni tanto anche se non si dovrebbe, ti "crossano" qualche suggerimento durante le interrogazioni. Ci sono vari "mister", uno per materia, che guidano gli studenti, insegnano nuove "tattiche" di apprendimento e valutano la loro preparazione.

Molti sostengono che quello delle superiori sia il periodo più bello della vita. Sul piano dei rapporti umani sicuramente! Nel gruppo classe, ma anche all'interno di tutto l'istituto, si possono instaurare amicizie che durano per sempre. Certo ci sono sempre dei soggetti (tipo l'antipatico, il casinista, il polemico, etc.) che non sono proprio simpatici, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno le persone si conoscono per quello che veramente sono e questo rapporto non può far altro che migliorare e irrobustirsi. A volte un bel dialogo si può instaurare anche con un professore, che magari ascolta i problemi degli studenti e aiuta a risolverli, che conosce le situazioni familiari o personali dei vari studenti e si comporta di conseguenza. Molti potrebbero dire che dal punto di vista professionale non sia "il massimo", ma il compito della scuola è insegnare, e sicuramente un liceale è più propenso a imparare con una buona guida, con un buon "mister".

Per come è stata descritta la scuola finora uno studente si dovrebbe svegliare la mattina contento di andarci; ma non è così per colpa proprio della scuola stessa, sia come struttura che come ambiente. In un periodo di crisi e di tagli come questo gli studenti sono costretti a fare lezione in strutture fatiscenti, che cadono letteralmente a pezzi (ne è un esempio il liceo classico Galileo Galilei di Firenze in cui crollò un soffitto). Per non parlare delle aule sovraffollate, molto spesso nemmeno a regola, e a causa di malfunzionamenti delle caldaie a volte le lezioni vengono svolte al freddo. La palestra è un privilegio solo di alcune scuole e ugualmente il cortile. I laboratori, utilissimi per la formazione negli istituti e nei professionali ma anche al liceo scientifico, non vengono utilizzati perché o sono inagibili o sono male attrezzati. L'ambiente di formazione è fondamentale: lo studente deve poter sfruttare a pieno le opportunità che un istituto gli offre, deve trovarsi a proprio agio nell'aula in cui trascorre cinque o sei ore al giorno,  poter essere in grado di esprimere tutto il suo potenziale. Esempio sicuramente da seguire è quello della classe IV F del liceo scientifico fiorentino Leonardo da Vinci, che non trovandosi più a suo agio nella sua classe, invece di prendere parte all'occupazione, ha deciso di imbiancare i muri  ormai tappezzati di scritte e murales.

Oltre  che come struttura la scuola è importante anche come ambiente (nel senso delle persone che la compongono.) Certo ci sono  docenti con cui gli studenti si trovano bene e altri competenti, ma che dire di quelli che non sono degni di tale titolo? Tanto per capirsi insegnanti  che, non preparandosi,  fanno delle lezioni "a pappagallo" leggendo direttamente dal libro di testo o quelli che non avendo voglia di lavorare a casa, riportano le verifiche dopo settimane;  quelli che assegnano i voti a seconda delle loro simpatie o semplicemente in funzione di come si sono svegliati la mattina. Ecco questi sono gli insegnanti che fanno passare la voglia di studiare agli studenti. Ragazzi che si impegnano, che studiano, che mettono l'anima in quello che fanno vengono stroncati da questi individui. A questo proposito forse a scuola non si può parlare di meritocrazia.

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