Editoriale

Se il centrodestra vuole puntare sulla cultura deve chiedere aiuto alle figure professionali per acquisire gli strumenti che gli mancano

Apprezzabile lo sforzo della compagine guidata da Sylos Labini, ma oltre la creazione di un dipartimento ben strutturato occorre tornare a scuola affinché non sia la fiera dell'opportunismo personale

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ome diceva la buonanima del Maestro Manzi in TV quando ero bambino: “non è mai troppo tardi”. Vorrei che questo fosse vero anche per quanto riguarda il nuovo corso relativo alla Cultura voluto da Forza Italia. 

Pur riconoscendo una volontà di operare una sfida teoretica sulla quale non si può non essere d’accordo, la mia personale sensazione è che si voglia chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti. Ciononostante si farà bene a provarci anche se, ripeto, vedo alcuni “ostacoli” interni al meccanismo. 

Martedì scorso, in tarda mattina, in comodo orario per chiunque, tranne che per qualcuno che evidentemente trova antelucano anche il mezzogiorno cannoneggiato dal Gianicolo, si è tenuta nelle belle sale affrescate della sede di Forza Italia in San Lorenzo in Lucina, la riunione tra i coordinatori del Dipartimento Cultura di FI e i responsabili dei Club Forza Silvio. A proposito, qualcuno tra i presenti all’incontro conoscerà l’autore di quei bellissimi soffitti dipinti?

Noi c’eravamo ovviamente, in arrivo trafelato dalla presentazione delle mostre del Festival di Spoleto che Vittorio Sgarbi teneva in contemporanea a poche centinaia d metri di distanza, ma di questo parleremo in un altro momento. Ritorniamo a FI e la Cultura. Ah, mi domando: ma qualcuno tra i convenuti dei Club a trattare di così importante e necessario tema, avrà avuto tempo, modo e voglia di entrare per un momento a vedere le opere d’arte presenti nella chiesa che dà il nome alla piazza? Lo sanno che vi è Guido Reni ed altre meraviglie? Sanno che in quella piazza si muoveva Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, nelle sue zuffe con i Tomassoni e le avventure amorose ancillari? Perché per voler fare Cultura, intanto sarebbe bene sapere anche queste “picciol cose” che riguardano ciò che si ha sotto casa. 

Torniamo al tempo attuale. 

Dopo vent’anni di vuoto assoluto, di totale disinteresse, anche il Cavaliere – per me tale resta – con un “mea culpa” che non mi è parso però troppo sentito, del resto purtroppo per lui, ha problemi ben più importanti ai quali attendere – ha ammesso di non essersi mai interessato alla Cultura. 

E sì - ne parlavo proprio con Sgarbi prima della sua conferenza stampa - che lui gliel’aveva ben fatto presente alcuni lustri or sono. Comunque, appunto, del “senno di poi, son piene le fossa”, seppur con un ritardo che ha generato l’attuale devastata e devastante situazione, anche Silvio Berlusoni se ne è accorto. E di ciò gli rendiamo atto e merito. Così come gli va reso merito di aver scelto - be’ dopo il buon Bondi non sarebbe potuto essere diversamente - alcune persone alle quali vogliamo riconoscere capacità, onestà e passione, a cominciare da Sylos Labini, al quale non difetta una buona dose di - quasi incosciente - coraggio che ci piace vedere in un paese fatto di trememondi e pavidi portaborse a stipendio fisso. 

Ancora una cosa su Silvio però va aggiunta.

Il fatto che abbia indubbie capacità imprenditoriali legate allo spettacolo e alla comunicazione non fa però, purtroppo, di lui il più grande operatore “culturale” italiano come è stato detto. 

Con la Mondadori? Ma se esistono intere parti della sua struttura editoriale sotto controllo della Sinistra! Quali sarebbero i programi “culturali” che offrono le sue reti? Il Grande Fratello? Pomeriggio Cinque? Mistero? Non credo si possa fare “cultura”  esclusivamente con i telegiornali, i talk-show per casalinghe o gli spettacoli per coppie più o meno anziane…

Giustamente si è detto che la Cultura vada liberata. 

Mi pemetto di ricordare che ho scritto di questo molto prima che se ne prendesse considerazione, nel mio piccolo libro “Senza arte né parte”, edito per Simmetria. Naturalmente passato inosservato, come è giusto che sia, da chi scopre oggi l’acqua calda. 

La Sinistra sarà anche senza idee – come molto saggiamente ha scritto Gianfranco de Turris in un suo corsivo di qualche settimana fà - ancora tenuta strumentalmente insieme da quella noiosa e vetusta forma di antifascismo militante che unisce tra loro l’attuale ministro Franceschini, i centri sociali, e altri tentacoli sinistrorsi, ma ha ancora saldamente in pugno le redini che le garantiscono il controllo pressoché totale della Cultura in questo paese. 

Mi domando ancora: la “destra” intesa come FI, ché gli altri non sono rappresentativi con il loro zerovirgola, intesa come pensiero liberale e non liberista, possiede i mezzi, le forze e gli strumenti per combattere e incrinare il monopolio da minculpop rosso della Sinistra, incancrenito sin dal secondo dopoguerra? 

Perdonatemi, ma da alcune espressione e discorsi visti e sentiti durante la riunione provenire proprio dal pubblico, ovvero da alcuni esponenti di Club temo proprio di no. 

Temo che manchino, almeno ad alcuni, se non a molti, gli strumenti culturali e intellettuali appunto per comprendere, operare e agire fattivamente sul “territorio”, come è stato chiesto dal Dipartimento. 

Insomma come si può pretende di far Cultura, di acquisire un bene pubblico da mettere a frutto, se non si è in grado, in primo luogo, di discernere cosa merita e cosa no? 

Spero esistano amministratori politici, consiglieri comunali, regionali, responsabili di Club, che abbiano le conoscenze minime basilari che consentano loro di comprendere se il bene in questione sia un semplice rudere romanico o un manufatto architettonico di età romana, tanto per fare un esempio terra terra. 

Voglio dire, in soldoni, perché innanzitutto non includere una vera e propria formazione culturale, anche a grandi linee per carità, interna, rivolta proprio a coloro che, nei Club o nelle istituzioni, vogliano sapere come fare, in che modo e soprattutto per cosa, per chi e perché?

Altrimenti ci ritroveremo i soliti che cercano di sfruttare la cosa come trampolino di lancio per il loro ego propulso a velocità luminale,  dall’esibizionismo e dall’autopromozione ancorché gratuita. 

Ci ritroveremo i soliti che scimmiottano le scelte pseudoculturali della Sinistra o producono eventi o manifestazioni al limite del ridicolo rasentando la sagra paesana. Avremo gente che non sapendo distinguere il Barocco dal Gotico vorrà salvaguardare un bunker della Seconda Guerra Mondiale oppure che ignorerà il fatto che nella propria parrocchia sia presente un dipinto di Giovanbattista Villari, detto Il Caparra, e che esso non sia mai stato fatto fruttare, anche economicamente. 

Ripetiamo ancora una volta: Sono assolutamente necessarie persone esperte, competenti, capaci e coraggiose, non i soliti arrampicatori di partito. 

Se non si terrà conto di questo, se le porte del Dipartimento non si apriranno anche alle figure professionali e alle realtà associazionistiche culturali che, ormai disilluse da anni di ignoranza, non credono né sperano neanche più, anche tutto questo - come diceva Roy Betty in Blade Runner - è destinato a finire “come lacrime nella pioggia”. 

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