Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Creatore di immagini, nelle arti figurative come nella parola. Sigfrido Bartolini (1932-2007) pittore, scrittore e incisore toscano, allievo e amico di Ardengo Soffici, ha lasciato un segno profondo nella cultura e nella storia dell’arte, sia come maestro che come critico, caustico e acuto,delle mistificazioni di certi pseudo artisti tanto gettonati quanto privi di sostanza .
La Polistampa, che da tempo dedica cura e attenzione all’opera di questo maestro, ha recentemente pubblicato due nuovi contributi: uno di Bartolini stesso, Il grillo parlante dell’Unità d’Italia, Collodi Giornalista scelto da Sigfrido Bartolini, a cura della figlia Simonetta Bartolini, che si inserisce tra l’altro nel contesto del 150° dell’ unità d’Italia; e Sigfrido Bartolini. Fra luoghi e tempo la parola e l’immagine, una raccolta di saggi di autori vari, introdotta da Franco Cardini e corredata da un ricco apparato iconografico.
Carlo Lorenzini detto Collodi è un personaggio molto amato da Bartolini, che realizzò una edizione memorabile di Pinocchio; di lui tra l’altro si sta ristampando l’opera omnia, che rivela un autore fecondo e composito che va ben oltre il suo capolavoro. E di questa “riscoperta” Bartolini si può ben definire un precursore: dalla scoperta di quella sintonia artistica che lo spinse a illustrare Pinocchio Bartolini volle conoscere anche l’uomo, il giornalista il polemista; scoprendo in questo arguto toscano, come scrive la figlia Simonetta , una sorta di “alter ego”: Lorenzini è infatti “ indomito giornalista che mette la propria penna, intinta nell’arguzia nativa, al servizio di ideali quasi mai fruttiferi di ricche prebende (egli rimase per diversi anni” l’unico impiegato in Toscana che dal 1860 in poi non abbia fatto un solo scalino nella via degli impieghi governativi”) “
E così ci si accorge che l’occhio di Collodi che, nei suoi articoli prima sul Lampione e poi sul Fanfulla, coglie e dileggia vizi e vezzi della società del secondo ‘800, rivive circa un secolo dopo in quello lucido e disincantato di Bartolini.
“Fino a ieri ho creduto candidamente che il cittadino italiano fosse un uomo come tutti gli altri. Oggi mi disdico. Oggi comincio a capire che il cittadino italiano,guardato con l’occhio filantropico del contribuente non è altro che un impasto bizzarro d’imposte governative e comunali e aggraziato con tanto di multa per ogni lira di debito."
Non fosse per la lira, sembrerebbe una amara considerazione dei nostri giorni; e invece, chiosa Sigfrido Bartolini, questo scritto appare sul Fanfulla del 1876, a firma Collodi. E non c’è solo questo; tanti aspetti di malcostume politico, parlamentare civile scorrono sotto la penna di Collodi, a ricordare che certi vizi italioti non sono di oggi, ma sono … congeniti, almeno dal 1860 in poi.
L’altro libro costituisce, per dirla con Cardini, la storia della presenza di un “inattuale”. Vari saggi ricostruiscono la sua personalità artistica e umana: dalla diaristica, curata da Simonetta, allo scrittore esplorato da Marino Biondi, al “costruttore di paesaggi” di Claudio Rosati, sino ai rapporti con la cultura pistoiese tra Otto e Novecento (Giovanni Capecchi)
Il grillo parlante dell'Unità d'Italia. Collodi giornalista
scelto da Sigfrido Bartolini, a cura di Simonetta Bartolini, Firenze, Mauro
Pagliai, 2011, pp. 64, € 12,
Sigfrido Bartolini. Fra luoghi e tempo la parola e
l'immagine, Firenze, Polistampa, 2010, pp.256, € 45,00
Inserito da piccolo il 05/11/2013 17:16:32
traiamo qualche deduzione: non era meglio restare col buon Canapone ed esser i fiorentini gli ateniesi d'Europa coll'Asburgo invece che dei lacchè della Torino intrisa nel sego dei suoi (in ogni caso fantastici!) grissini prima e della Roma palazzinara e umbertina e involta nelle sottane clericali poi? povero Collodi! è stato un genio universale costretto a travet torinese per uno stato deriso in parole fiammanti da Dostojewskji. che figura per tutti noi. fossimo stati derisi da Bismarck o Clemenceau, o va a saper chi, passi pure, i politici stanno al contingente, ma i geni incidono parole sulle pietre per secoli... diochane c'è da ridire con Boccioni...
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