Editoriale

In morte dell'opinione

Non ha più alcun senso che oggi ancora sussista un “reato di vilipendio” come dall’art. 278. Assurda superstizione di una prerogativa “regale” che neppure il Re Sole aveva

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

e, come sostengo da sempre, fosse la Cultura a orientare la Politica e non, come purtroppo avviene, la Politica a sovrastare la Cultura, una vergogna quale quella che sta investendo in questi giorni Francesco Storace non sarebbe mai potuta avvenire. È evidente che ad alcuni personaggi sia lecito comportarsi, dire, fare - ma non baciare né testamento - tutto ciò che passa loro per le meningi, mentre ad altri questo non è consentito. In questo paese di illusoria democrazia qualcuno ancora crede si possa esprimere liberamente una propria opinione, un pensiero, anche non conforme alla massa, senza incorrere in sanzioni da dittatura sovietica o coreana?

Crede ancora qualcuno che esistano il rispetto, la libertà di pensiero e di parola in Italia? Provate a dire o a scrivere qualcosa in disaccordo con la terza carica dello Stato, provateci. Provate ad avere uno scambio di battute, ancorché vivace, come è giusto sia in una qualunque “reale” democrazia, con il Capo dello Stato, provateci.

Fatelo e vi potrebbe succedere l’incresciosa vicenda di vedervi passati per le armi giudiziarie come sta accadendo a Francesco Storace, reo di aver osato dissentire e ribattere al Presidente Napolitano, non per offenderlo, ma semplicemente nell’esercizio delle proprie funzioni di – allora – parlamentare. Naturalmente si attiva automaticamente la procedura d’ufficio, incurante dello svolgersi poi degli eventi reali. E ancora qualcuno s’irrita se Berlusconi diffida dalla macchina della Magistratura?

Non ha più alcun senso che oggi ancora sussista un “reato di vilipendio” come dall’art. 278. Assurda superstizione di una prerogativa “regale” che neppure il Re Sole aveva. Un residuo, un cascame anacronistico che serve esclusivamente a tutelare e a consentire a Qualcuno di poter dire tutto ciò che vuole senza timore di essere contraddetto. Ma nemmeno sotto un regime di Talebani!

Comunque no, a Storace non è consento replicare, mentre a tanti altri, a cominciare dai grillini, non viene contestato alcun reato di “lesa maestà”, di “vilipendio”, con i loro insulti diretti a Napolitano oggettivamente ben più gravi e grevi delle parole usate dal Segretario de La Destra.

Insomma è questa l’ennesima dimostrazione che in Italia la libertà di esprimere attraverso un pensiero, uno scritto o altro la propria opinione – ripeto “opinione” - anche se magari in modo “forte”, sia in realtà null’altro che un mito riscontrabile negli antichi bestiari medievali, posta tra la Fenice e l’Unicorno. Anzi l’Unicorno esiste.

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