Ciaciao, ciao, Ciaciao...

Che nostalgia dello «Xaire o Philos» salve o amico in greco, e l’ «Ave» romano

La ricerca di eminenti studiosi sostiene che esiste un parallelismo tra le fasi del saluto disorganico e i vari periodi della vita

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Che nostalgia dello «Xaire o Philos» salve o amico in greco, e l’ «Ave» romano

Donne, ragazze, impiegati di banca, nonne, zii, ballerine, politici, sportivi, insegnanti e via dicendo, li vediamo pullulare con i loro telefonini un po’ dappertutto e chiudere le telefonate con un demenziale e ripetutissimo “ciao ciao, cia ciao ciao, ciiaciao, ciao”.

Dall' antica Grecia a oggi il dibattito sui vari tipi di saluto ha costituito un affascinante capitolo della nostra civiltà: il famoso "salve o amico" in greco, l’ ave romano, infatti, avevano paradossalmente prodotto una migliore conoscenza della nostra storia letteraria, artistica, religiosa e politica.

Oggi le persone, invece, si congedano con una mitragliata di ciao quasi a sottolineare la fretta, l’ iper-attivismo che ognuno di essi vuol dimostrare con questa risposta dal tono isterico.

Un mio particolare sondaggio accompagnato da una ricerca ha confermato come questa mania sia praticata allegramente da quasi tutto il popolo italico.

Ma cosa si nasconde, effettivamente, dietro a questo vizio così logorroico? Cosa spinge un noto professore universitario a salutare sempre e comunque in questa maniera? Cosa si prova a ripetere, nel congedare le persone, il solito ciao ciao ciiao ciao ciaociaciao?

Finalmente oggi, 27 gennaio 2012, possiamo rispondere a queste domande dal così alto contenuto intellettuale.

Una nota rivista scientifica afferma che questa forma di saluto non giova alla salute e porta inconsciamente le corde vocali ad emettere questi suoni, diciamo quasi autistici. Pertanto chi non ha molta proprietà di linguaggio, chi balbetta, chi da poco ha perso una capsula dentaria, i toscani in particolare che non contemplano nel loro vocabolario la C, possono peggiorare a vista d’occhio con tale genere di saluto, disorganico e irrazionale.

La ricerca di eminenti studiosi sostiene che esiste un parallelismo tra le fasi del saluto disorganico e i vari periodi della vita: la nascita corrisponde allo stadio delle frasi strettamente gutturali; l’infanzia, l’adolescenza, la vecchiaia ai periodi di trasformazione( da ciao a dopo, al a dopo, fino alla decisiva triade del comportamento con la sventagliata di ciao!), la morte viene rappresentata dall’abbandono del cellulare mentre viene allontanato dall’orecchio.

Praticamente, in pochi attimi scorre –mentre si utilizza questo saluto- tutta la vita di un essere umano (!).

Il fatidico ciao ciao ciao ciaciao ciao ciao  è anche provocato, per questi ricercatori, dall’erronea convinzione che il parlare associato al salutare sia una funzione alquanto difficile da espletare, che richiede per certi soggetti, quindi, sforzo e notevole fatica. Questo ciao ripetuto è un vero e proprio spasmo dove la lingua manifesta contrazioni involontarie e dissociate.

Possiamo pertanto asserire, e concludere, che le cause psico-fisiche di questa mania vanno ricercate in un disordine, in uno squilibrio, anche di ordine ereditario, a cui va soggetto il salutante nel momento in cui si congeda.

Le indagini condotte su un vasto numero di salutanti hanno insegnato, ai dotti ricercatori, che la vera causa di tutto è la mancanza di volontà acquisibile solo con l’allontanamento coatto di ogni forma di abulia.

Un rimedio, sempre a detta di tali luminari della scienza, è quello di ascoltare della musica, perché la melodia è   continua e le parole dei cantanti scorrono fluide sotto la guida sicura del ritmo.

L’unica controindicazione, a tale terapia, è l’ascolto di canzoni di Mariano Apicella.

 

 

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