La giornata politica di Vincenzo Pacifici

Alfano cerca di imporre le regole a FI che risponde sibillina. La destra ha perso l'identità e rischia l'annichilimento

di Vincenzo Pacifici

Alfano cerca di imporre le regole a FI che risponde sibillina. La destra ha perso l'identità e rischia l'annichilimento

Angiolino Alfano

Vogliamo finalmente essere seri: come è possibile continuare anche semplicemente a discutere con Alfano, il quale, lungi dall’abbandonare con i suoi le poltrone di ministri e sottosegretari nel governo, si permette di rispondere all’offerta di un’intesa avanzata da FI, con dei diktat su potenziali alleati, lineari, coerenti ed univoci? Non si vuol capire che il futuro del centro – destra (io insisto con quell’insignificante trattino) passa per un bagno di umiltà e per un periodo rigeneratore di opposizione.

I numeri non ci sono e non ci saranno fino a che Berlusconi non si deciderà a passare la mano (non in famiglia, perché si cadrebbe nel massimo ridicolo) o a percorrere una linea politica nuova, fatta di chiarezza e di precisione, senza machiavellismi, sottigliezze e  inciuci. L’accordo raggiunto a Parma con i grillini ed il PD per le elezioni provinciali è assolutamente scandaloso.

Nella nota redatta dallo staff del gruppo di FI alla Camera si presenta un’ analisi affatto convincente, perché fondata sulla confusione del doppio ruolo dell’NCD: "Ci sono differenze tra noi, e le conosciamo fin troppo: di tattica, di sottolineatura di questo o quel tema, di temperamento, di espressioni territoriali. Ma Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Lega Nord e Fratelli d’Italia prima a mettersi a discutere di unità con relativi accordi si specchiano in quell’insieme di desideri e valori che sono il nerbo vincente di un’alleanza vincente. Come si fa a non vederlo?". Non lo si vede e lo si continuerà a non vederlo fino al momento in cui si cesserà di parlare di unità e si parlerà più onestamente di intesa, di programmi e non di desideri, e si ragionerà tutti insieme sulla guida dell’alleanza. L’unità infatti non è stata realizzata nei tempi d’oro e non sarà realizzata, perché falsa e cesaristica, perché mai la Lega rinunzierebbe alla propria identità e perché anche la Destra, in cui oggi (finalmente) Storace sembra aprirsi a prospettive nuove ed organiche con una Meloni più preparata nei discorsi e più urbana nei toni e nei modi e senza Larussa nostalgico di una fase superata e fallita, vede un cammino parallelo, mai coincidente, con il gruppone di FI. 

Del tutto condivisibile invece è lo sguardo gettato da Marcello Veneziani sulla situazione politica. Prima di girare intorno e menare il torrone sui singoli componenti, "occorre una scelta preliminare di fondo e una visione strategica d’insieme", che tenga conto della lezione europea. Nel nostro continente e l’esempio più recente è quello svedese, "il centrodestra arranca come forza moderata di governo e trionfa come forza popolare–nazionale di opposizione". "Perde come centro, vince come destra", che, "respinta dall’establishment" e rifiutata dai poteri forti, costruisce e difende il proprio appeal popolare e conquista il consenso degli elettori.

La destra per essere tale non può che avere una identità dettagliata, precisa e sicura ma può collaborare a trovare una sintesi con un messaggio "politico e ideale forte" con altri leaders compatibili, "che non siano gli stessi che hanno capeggiato la diaspora" e – punto vitale e cruciale – allora e solo allora e non prima e non prefabbricato "verrà il leader" primus inter pares.

Accenno ad altri due temi, quello della scuola e quello dei matrimoni gay a Bologna.  Il primo merita un’analisi ampia, che rinvio per ragioni di spazio a domani. Il secondo è di una gravità estrema, che può costituire un precedente pericoloso, è prova dei veri orientamenti degli appartenenti al partito del mangiatore di gelati e preoccupa per il silenzio della Chiesa.

                                                                                   

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 17/09/2014 12:50:23

    Ma il centro-destra non ha più programmi, se li è dimenticati. Sottolineo tra l'altro che anche il richiamo, come spesso avviene, alla meritocrazia lascia il tempo che trova. Si può essere di centro-destra con richiami a valori popolari tradizionali che riguardano la vita quotidiana. Anche questi dimenticati. Sono un po' provocatorio ma davvero non capisco perché il centro-destra si sia dimenticato di tante battaglie poltiche con riferimento all'assetto costituzionale, con riferimento alle tasse, con riferimento alle liberalizzazioni, con riferimento a scelte di politica estera e così via. Stiamo assistendo addirittura al centro-destra nostalgico delle province, per qualche poltrona di secondo livello.

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