La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Dichiarata la Strategia di Forza Italia: andare al governo con Renzi. Passerà si propne al posto di Berlusconi. La Meloni muove qualcosa a Destra

di Vincenzo Pacifici

Dichiarata la Strategia di Forza Italia: andare al governo con Renzi. Passerà si propne al posto di Berlusconi. La Meloni muove qualcosa a Destra

Corrado Passera

Leggiamo sul «Giornale» la prossima strategia di Forza Italia: "Sì sul Lavoro per spaccare il PD. Poi un governo di larghe intese. La strategia ideata nella stanza dei bottoni azzurri: causare una scissione nel partito di Renzi ed essere decisivi per far passare il Jobs Act. Dopo chiedere una grande coalizione per le riforme". Questa è la verità ed i tentativi volti a tranquillizzare la base sulla reale natura di forza di opposizione non sono altro che movenze di una strategia ormai esplicita e preoccupante.

E’ il gruppo dirigente di Forza Italia ad avere perduto la sensibilità sulla situazione generale. Non si può infatti predicare un aiuto al premier sui debiti alle imprese se non in cambio di defiscalizzazioni e di saldi dei conti delle aziende, sorvolando sulla  soffocante pressione fiscale dei privati cittadini, gravati da tasse e balzelli infiniti dovuti al fallimentare federalismo fiscale.

Che ci sia bisogno – e pare finalmente che qualcosa si muova a destra nonostante la sufficienza e la supponenza usate nel riferire sugli esiti e sulle affluenze della manifestazione romana di Fratelli d’Italia – di una sterzata decisa e forte nel campo programmatico è dimostrato da un fondo ipocritamente secessionista di Feltri , il quale si è ritenuto in dovere di affermare che "L’Italia è come Disneyland: una finzione, una forzatura. Non dico che il Veneto abbia ragione di pretendere la propria indipendenza, ma non comprendo la logica che permette agli scozzesi di optare, attraverso il suffragio universale, tra la Gran Bretagna e l’indipendenza, mentre nega ai veronesi e ai padovani la facoltà di tagliare o no il cordone ombelicale con Roma". "Chi è spaventato dal voto ha la coda di paglia" pontifica il giornalista, che non considera il peso del secessionismo egoistico ed anacronistico e del legittimismo, rudere dei secoli passati.

 E’ stata raccolta poi in un altro quotidiano d’area una lunga intervista ad un grande boiardo di Stato, Corrado Passera, dedicata al suo progetto di guidare il centrodestra. In avvio si dice "fiero dei dieci anni di banchiere", in cui gli istituti di credito – come sappiamo – si sono comportati con i cittadini nel modo a tutti noto e con le conseguenze sociali enormi e finanche drammatiche. Apre una dura polemica con Terzi a proposito della vicenda dei marò sulla quale ci si augura che l’ambasciatore voglia rispondere anche perché non gli fanno difetto le argomentazioni.

 Con l’iniziativa, battezzata "Italia Unica", intende presentare un progetto, fondato sui "bisogni degli italiani", su "cambiamenti forti", su "quella rivoluzione parlamentare di cui Berlusconi ha parlato tanto ma che non ha realizzato". 

La carica è forte ma è anche costruita sulla presunzione e su un antipatico amor mei.  Dopo la censura di fondo mossa al Cesare di Arcore, ce n’è poi anche per il premier , dal quale – udite – non si aspettava una proposta di portafoglio ministeriale dal momento che "vista la tipologia di persone di cui si è circondato, del tutto acquiescenti per non dire inesistenti, non sarei stato adatto". Al solito, la conclusione è eloquente: dopo aver pronosticato uno schianto a breve dell’Italia, alla domanda "Crede di risollevarla lei?", replica "Sì. Di sicuro ci voglio provare". Poverini tutti coloro che concederanno fiducia a questo novello Monti!!

Pare si diceva che finalmente la Meloni abbia programmato la sua maggiore età. Nell’intervento di chiusura della kermesse romana, forse troppo carica di contenuti, di "troppa carne", la presidente di Fratelli d’Italia ha auspicato la creazione di un polo della produzione, della sovranità e dell’identità. Sono tutti ottimi propositi, nei quali la destra si può ritrovare con altri moderati, insensibili alle mentalità ed alle logiche veterodemocristiane, ed in barba di Gasparri, sostenitore di "soglie di sbarramento non troppo basse" per la legge elettorale. Si abbandoni però il nome nefasto di polo e si riprenda quello storico e classico di partito o meglio ancora di Alleanza Nazionale, sconfitta solo dagli uomini.  

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