Editoriale

Il tradimento dell'Accademia, la fiera delle vanità dove il sapere non conta più

Perché un giovane dovrebbe iscriversi all'università? A parte il foglio di carta rilasciato alla fine sono spesso soldi e tempo buttati via

Riccardo Rosati

di Riccardo Rosati

on vogliamo scomodare il movimento Arts and Crafts creato da William Morris a cavallo tra Ottocento e Novecento, ma ai giovani suggeriamo di imparare un mestiere vero, poiché prendersi oggi una laurea rilasciata da istituzioni per lo più poco serie serve solo a sprecare anni preziosi, per poi trovarsi inesorabilmente disoccupati. Già, l'Università, quella istituzione che i dizionari solitamente definiscono nel seguente modo: “corporazione, insieme di persone associate” e ancora oggi è così, ma del senso di “universalità” del sapere, di luogo che è il compendio di tutta la conoscenza non se ne ha più traccia da tempo. Se gli atenei nostrani raccolgono ormai qualcosa è per lo più ignoranza e talvolta persino del  malaffare.

A sostegno di ciò, citiamo le parole di uno stimato accademico di nostra conoscenza, il quale preferisce restare anonimo. Le sue parole sono utili, poiché vengono dal di dentro, dimostrando come persino coloro che vorrebbero cambiare un sistema palesemente marcio non possono farlo senza rovinarsi la carriera: “Due sono i valori di cui si sostanzia l’università: la libertà dell’arte e della scienza e la libertà del loro insegnamento. Il Diritto protegge questi valori, gli uomini hanno il compito di incarnarli. All’ombra di questa premessa, oggi si osserva che l’università non è più il tempio delle idee e della loro trasmissione, che è un aspetto fondamentale della tradizione universitaria; non è più terreno di coltura dei migliori cervelli del Paese, né di rigoroso confronto delle competenze e dei saperi. Se così è, spiace dirlo, l’Universitas ha tradito se stessa”.

Quella della Accademia in Italia è una tragedia che va avanti da decenni, aggravatasi negli ultimi anni. I suoi membri più “illustri” si contraddistinguono più per il loro essere dei saccenti verbalmente aggressivi, che per la qualità della loro ricerca. Citiamo un episodio abbastanza recente, quando il filosofo Gianni Vattimo, ospite in una trasmissione di dibattito politico della RAI, in risposta a una provocazione di Pierluigi Battista, invece di argomentare, urla quasi con la bava alla bocca: “Io, IO che sono un professore universitario (e via con degli insulti verso Battista), si legga i miei scritti!”. Evidentemente Vattimo si considera al livello di Croce e Gentile e chi non conosce i suoi testi è un ignorante. Possiamo solo dire di essere felici di far parte del folto gruppo di coloro che vivono con grande serenità la mancanza della necessità di leggere anche una sola riga scritta da questo borioso cattedratico.

È impossibile non stigmatizzare il dramma della cultura in Italia, guidata sempre dal Dopoguerra in poi dalle persone sbagliate. Dei Baroni del Pensiero che non permettono l'accesso nei posti che contano nella ricerca a chi non la pensa in un determinato modo, epurando spesso i migliori. Strano a dirsi che quelli che erano i pilastri di quella idea, Calvino e Pasolini, sono stati messi ai margini perché alla fine avevano una  propria opinione, con il risultato che i due più importanti intellettuali di sinistra se ne sono tirati fuori, disgustati. Va da sé, che persino a loro è stato negato un posto nell'università. E ora di quella lotta politico-culturale cosa resta? Tante menti sublimi ghettizzate per far spazio a chi? A Saviano? Siamo passati da Sciascia a Saviano, basta questo per descrivere il dramma in cui viviamo.

Purtuttavia, anche all'estero non se la passano benissimo. È di pochi giorni fa una notizia che dovrebbe far riflettere. In America, l'iniziatore dei cosiddetti gender studies, un campo di ricerca che va per la maggiore in ambito umanistico, è stato arrestato per pedofilia! Walter Lee Williams, ex-professore di Antropologia alla University of South California, nonché noto attivista dei diritti umani è stato colto con le mani nel sacco. Il celebre accademico fa parte di un’organizzazione pseudo-religiosa, la Buddhist Universal Association, definita dall'FBI come un gruppo la cui ideologia è connotata da “una libertà sessuale estrema”. Durante le indagini sulle pratiche di questa setta, è stato appurato che diversi membri, pur avendo fatto voto di celibato, avevano rapporti sessuali con dei minorenni.

Alla faccia dell'accademico austero e concentrato sullo studio della identità di genere – come dicono quelli che parlano bene – forse il suo interesse più che sui libri è stato rivolto ai ragazzini. Infatti, Williams, con la scusa della ricerca accademica, si recava spesso nel Sud Est Asiatico e, secondo i procuratori federali, usava quei viaggi per fare sesso con dei bambini di età compresa tra i 9 e i 17 anni. Pensare che il “Professore”, tra i suoi vari riconoscimenti, vanta anche un USC General Education Outstanding Teacher Award, conseguito nel 2006. Nonostante l'arresto, una certa sinistra americana vorrebbe assegnargli l'importante premio per le sue qualità nell'insegnamento anche per il 2014. I gauchiste che infestano la cultura occidentale da sessant'anni non hanno davvero limiti, dunque un pedofilo, se di sinistra, resta un fine intellettuale e non un porco.

Siamo ben lontani dalla indimenticabile intervista televisiva di Pasolini a quella Mente di Ezra Pound, realizzata nel lontano 1968. Con gli occhi quasi commossi, Pasolini ascolta e commenta le opere di Pound. Il marxista, e non comunista come molti ignoranti pensano, e il fascista, ma quanta dignità e reciproca stima. Questo abbiamo perso: il rispetto tra  intellettuali, anzi abbiamo proprio perso la fondamentale figura dell'intellettuale tout court, e ora abbiamo solo dei vassalli di un potere benpensante e globalizzato. Non abbiamo più scrittori e studiosi capaci di riconoscere il talento e di rispettarlo prima di ogni altra cosa, malgrado le possibili divergenze in ambito politico, come nel caso dei due poeti qui sopra. In questa nostra triste epoca, chi si arroga la qualifica di intellettuale è solo un galoppino della corrente di pensiero che domina ormai il mondo, pronto a mentire solo per mantenere i propri numerosi privilegi. Lo studioso di oggi non ricerca nulla o quasi, se non il profitto e la gloria personale. Inoltre, è sufficiente pensare agli ultimi Premi Nobel per la Letteratura, per accorgersi che di grandi scrittori in giro non ce ne sono più. 

In una era in cui la massa è profondamente stupida, perciò controllabile anche semplicemente cambiando il nome di una cosa, ad esempio gli zingari che a Roma diventano i “camminanti” e l'IMU che cambia nome in Tasi, l'intellettuale al servizio del Potere è un'arma assai efficacie. La situazione è tragica, giacché le vere menti dovrebbero essere, per converso, degli attenti guardiani della verità.

Da noi poi abbiamo pure la Troika della Cultura, formata da Luciano Canfora, Salvatore Settis e Stefano Rodotà: tre ambiziosi professori che hanno conquistato il potere assoluto nel mondo dei benpensanti del progresso. Costoro sono sempre pronti a gettarsi nell'agone politico, nel dibattito pubblico, invece di dedicare, come dovrebbero, ogni singolo momento della propria vita allo studio, manifestando così il costante desiderio di conquistare l'ennesima poltrona; come se non ne avessero già a sufficienza!

Ai membri della Troika si affiancano eserciti di togati televisivi che non perdono occasione per sfoggiare la propria sicumera nei vari dibattiti proposti dal palinsesto nazionale. Oltre al sopracitato Vattimo, possiamo ricordare anche Massimo Cacciari e la “new entry” Diego Fusaro: un giovane saggista che ritiene che Marx possa ancora essere una soluzione per i problemi del mondo. Per noi egli è il classico prodotto mediatico, i filosofi veri son ben altra cosa. Fusaro lo abbiamo conosciuto con il look da nerd e gli occhiali, ma ormai si mostra immancabilmente con le lenti a contatto, i capelli mossi e si è fatto persino crescere la barba perché va di moda, un look iniziato dai calciatori a dire il vero! Ciononostante, egli passa per essere una mente brillante. Bene così, lasciamo il suo “genio” a questo mondo, noi che per studiosi intendiamo gli Oxonian (i membri dalla Università di Oxford) o quella “roba” lì.

Ecco chi sono i nostri accademici, vecchi e giovani. Pensare che noi possiamo vantare le più antiche e gloriose università del mondo, ricordiamo allora la prima in assoluto, quella di Bologna, oppure l'Orientale di Napoli: il più antico centro per gli studi asiatici in Occidente.

Cosa rimane di cotanta Tradizione? Cosa resta, dunque, della gloriosa eredità culturale della Accademia del Cimento? Fondata nel 1657 a Firenze e di ispirazione galileiana, la prima a carattere scientifico costituitasi in Europa. La risposta è semplice: nulla! L'università è da tempo un feudo politico che varia in base alle facoltà, utilizzato come autentico ufficio di collocamento per mogli, figli, nipoti e persino amanti. Uno sterile esamificio che produce quasi sempre teste vuote e, cosa ancor più grave, prive di quella coscienza che Italo Calvino identificò come qualità indispensabile per un intellettuale.

Noi abbiamo avuto l'ardire di criticare il Sistema, il Potere Kulturale, quello senza la “C” maiuscola. Nell'università italiana vige una società di stampo feudale, immune alle leggi di noi poveri mortali. Ragion per cui, se un commerciante massacrato dalle tasse tocca il sedere di una dipendente, costui va in galera; se lo fa un accademico – per giunta spesso pagato da noi – non solo non ha problemi legali, ma non viene nemmeno penalizzato nella sua carriera. È sotto la luce di tutti poi come vengano gestiti i concorsi universitari, a partire dai dottorati di ricerca, ma della corruzione nelle università è inutile parlare, ormai è stata “condonata”.

I Re di questo Tempio della Stupidità sono chiaramente quelli della  sopracitata Troika: Canfora, un novello Gramsci; Rodotà, ovvero la Costituzione fattasi uomo; e Settis, plenipotenziario della sapienza in ambito dei Beni culturali o almeno così li vedono quasi tutti gli italiani. Per noi non sono altro che autentiche eminenze grigie, dedite al trasformismo; in poche parole dei “cattivi maestri”, definiti in modo semplice e assolutamente perfetto da Luigi De Pascalis nella sua prefazione a Futuro anteriore, raccolta giovanile di racconti fantascientifici di Gianfranco de Turris (Psiche e Aurora editore, 2013), come gente: “[...] con il petto affollato di medaglie e con la testa vuota di idee”.

La Cultura in Italia è da tempo un peso di cui sbarazzarsi. Tale atteggiamento altro non è che lo specchio che ci rivela quello che siamo diventati, un Popolo di pecore che segue ogni menzogna del Grande Fratello televisivo, nonché tutte le sciocchezze che popolano la cosiddetta Rete. Non pensiamo più con la nostra testa, poiché non leggiamo e, cosa ancora più grave, non studiamo, accontentandoci di sapere il minimo indispensabile, così da superare l'esame di turno. Riteniamo perciò che se si ha voglia di ricercare un po' di sana sapienza, quella purtroppo non la si trova più nell'Università.  

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Dalmazio il 30/09/2014 15:35:15

    Applaudo, anche perché finalmente qualcuno che si leva il prosciutto dagli occhi sul Fusaro

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 29/09/2014 23:25:32

    bravo!fotografia allucinante ma purtroppo vera in gran gran parte.

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