La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Berlusconi si accorge che la politica ha tirato il calzino, ma promette di vincere da solo alle prossime elezioni. Intanto cala nei sondaggi

di Vincenzo Pacifici

Berlusconi si accorge che la politica ha tirato il calzino, ma promette di vincere da solo alle prossime elezioni. Intanto cala nei sondaggi

Domenica a Civitanova il troppo è stato veramente troppo,  abbondante, fastidioso, soffocante, inconcludente. Berlusconi, che non si accorge di diventare, a forza di promesse, di discorsi vani quanto irreali, di una linea politica contradittoria e principalmente ambigua ed irritante, il Luigi Malabrocca della politica, nella cittadina della Marche ha fornito una delle “migliori” performances” del suo lungo quanto deteriorato curriculum.

Ha parlato, rivolto alle centinaia di militanti, aggregati dal coordinatore regionale Remigio Ceroni,  non agli italiani, che, ahimè, in un discreto numero, si sarebbero goduti nel tiepido pomeriggio domenicale lo show in una rete di proprietà del cavaliere, dedicato o meglio riservato graziosamente al suo sodale, il puffo toscano, che avrebbe, con la sua solita “annuncite”,  partecipato ai suoi quasi coetanei nascituri nel 2015 un contributo mensile di 80 euro alle neomamme con reddito inferiore ai 90 mila euro. Senza indicare da quale bilancio saranno tratti i fondi, ha incitato di fatto ad  “crescite et multiplicamini et replete terra”.

Berlusconi dal canto suo ha espresso la sicurezza di una vittoria alle prossime elezioni, accorgendosi di un male ormai datato, della cui nascita, della cui crescita e del cui radicamento è uno dei maggiori responsabili, la fine della politica e la dilagante disaffezione elettorale, provata dai clamorosi livelli dall’astensionismo.

Le terapie dettate sono in partenza insufficienti e soprattutto inadeguate. Con quali strumenti logici e propagandistici, di fronte ad atteggiamenti equivoci, dilaganti nelle aule e soprattutto nelle sedi delle commissioni parlamentari, può pensare di “trasformare la maggioranza numerica del ceto medio dei moderati a cui apparteniamo in una maggioranza politica”? Con quale credibilità può riconquistare il consenso “di chi non crede più nella politica”? Il culmine del sogno è raggiunto nel momento in cui afferma di perseguire “una vittoria anche senza alleati da solo, con un governo con soli nostri ministri” .

Poveri alleati, nei decenni scorsi sfruttati, strumentalizzati, in alcuni casi soffocati (AN), ed oggi lasciati al proprio destino. E male non tanto per la Lega, che ha dimostrato di saper recuperare dopo gli scandali ed i misfatti nepotistici, quanto per la destra di FdI (non vale la pena curarsi delle idee propugnate dalla Belviso), che non riesce ad uscire, se non in casi sporadici (la manifestazione di Reggio Calabria) da una posizione di eterna minorità, ad acquistare voce alta e forte, con propositi degni dell’area politica.

La conclusione è deludente e povera di propositi concreti: “è vero siamo in minoranza e la nostra voce non è incisiva: ma ce la metteremo tutta e in futuro torneremo maggioranza”. Certamente i voti erano le posizioni politiche ma se non si è incisivi, puntigliosi e soprattutto alternativi nelle proposte, risulterà problematico, o meglio impossibile capovolgere gli assetti parlamentari.

Del resto, secondo gli ultimi dati pubblicati da Swg, grazie alle panzane proclamate dal boy scout sulla rete regina di Berlusconi e agli 800 mila posti sognati da Padoa, il PD guadagna 0,8 punti in sette giorni, mentre Forza Italia scende ulteriormente dal 17,9% al 17,2%  mentre perde, addirittura lo 0,5% (da 3, 7% a 3,2%), FdI per colpa di quella, che poco sopra è stata definita una linea di profilo marginale, fiacca, priva di considerazioni originali e centrate sulla situazione politica nazionale.

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