Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
UMBERTO ORSINI
Solo sette mesi fa il pubblico della Pergola salutava con lunghi applausi Il giuoco della parti e la straordinaria performance di Umberto Orsini, uno dei monumenti del teatro italiano.
Stesso teatro, stesso attore, altro capolavoro indiscusso della letteratura mondiale.
Umberto Orsini e la sua nuova Compagnia producono in questa stagione La Leggenda del Grande Inquisitore da I Fratelli Karamàzov: vertice assoluto del pensiero dello scrittore-filosofo Dostoevskij. Ma nel presentare oggi, insieme a Leonardo Capuano, questa nuova e attualissima riscrittura scenica intorno all’autore russo (partendo dal capitolo autonomo del celebre romanzo) Orsini torna nella sua straordinaria carriera d’attore a confrontarsi con la complessità del personaggio più controverso e tormentato della letteratura di tutti i tempi.
In questa edizione infatti un immaginario Ivàn Karamàzov maturo si misura, attraverso uno specchio, con il se stesso giovane. In scena, accanto al doppio personaggio un Mefistofele (Leonardo Capuano) di eco faustiana con il quale l’Inquisitore si industria a classificare temi ossessivi quali fede, mistero, autorità, peccato e libertà.
“Quando tantissimi anni fa interpretai il ruolo di Ivan Karamazov – racconta Orsini – in un famoso sceneggiato televisivo (RAI 1969 ndr) ebbi un successo che oggi è inimmaginabile. Dopo molto tempo mi era venuta voglia di tornare ai temi di quel romanzo. Ne è uscito uno spettacolo che cerca di staccarsi dai Karamazov toccandone però i temi di fondo”.
Il principale di questi temi di fondo a cui accenna l’autore è sicuramente la libertà. Dostoevskij non procede, come Kant, dalla libertà a Dio, bensì, viceversa, da Dio alla libertà che è qualcosa di più di un postulato che fonda la possibilità di ogni discorso morale, essa rappresenta un dato essenziale ed esistenziale della condizione dell'uomo. Ed è proprio in virtù di questa libertà che l’uomo è posto sempre dinanzi a un dilemma inevitabile fra bene e male: “nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana più intollerabile della libertà!”.
Dostoevskij e Orsini, Orsini e Dostoevskij: un binomio vincente. L’autore riesce infatti con questa rappresentazione a prendere per mano lo spettatore dandogli la sensazione e poi la certezza di aver assistito a qualcosa che solleva la pelle di Dostoevskij fino a fargli vedere la sua carne e, per alcuni, addirittura il suo scheletro. Dunque non una semplice rivisitazione ma, come scrive Pietro Babina nelle note di regia, “si è partiti dal presupposto che lo spettacolo stesso interrogasse il testo, lo mettesse alla prova”.
Da qui la più grande vittoria di Orsini: è stato detto che Dostoevskij nella sua Leggenda scrisse profeticamente la storia dell’umanità nei due secoli a venire. Per Gustavo Zagrebelsky “l’azione teatrale e l’interpretazione dell’Inquisitore qui messa in scena è una certificazione d’attendibilità di quella profezia.”.
La storia[1]
Ivàn Karamàzov espone al fratello Aleksej la propria idea per un racconto allegorico ambientato in Spagna, ai tempi della Santa Inquisizione. Dopo quindici secoli dalla morte, Cristo fa ritorno sulla Terra: pur apparendo sotto mentite spoglie viene riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore. Condannato a morte, riceve nelle segrete dove è rinchiuso la visita del suo giudice, il Grande Inquisitore, che gli illustra una sconcertante visione del mondo e del rapporto con Dio.
Lo spettacolo
Con Umberto Orsini e Leonardo Capuano
Scene Federico Babina, Pietro Babina
Costumi Gianluca Sbicca
Musiche Alberto Fiori
Soundesign Alessandro Saviozzi
Video effects Miguel D'Errico
Regia Pietro Babina
Produzione Compagnia Orsini
Le date
Martedì 11 novembre 2014 ore 20.45
Mercoledì 12 novembre 2014 ore 20.45
Giovedì 13 novembre 2014 ore 20.45
Venerdì 14 novembre 2014 ore 20.45
Sabato 15 novembre 2014 ore 20.45
Domenica 16 novembre 2014 ore 20.45
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