La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Tutti contro tutti, ma per finta, le opposizioni non esistono ma Renzi rischia e minaccia elezioni

di Vincenzo Pacifici

Tutti contro tutti, ma per finta, le opposizioni non esistono ma Renzi rischia e minaccia elezioni

   Un titolo di “Libero” è prova lampante e tangibile dell’arroganza e della prepotenza dello “statista”, che occupa palazzo Chigi,: “Pd e Forza Italia si rivoltano a Renzi, la contromossa del premier: “Al voto a maggio””.

   E’ stata sufficiente una sconfitta, quella subita in Commissione Affari costituzionali, che sarebbe per lui consueta se non usasse l’arma soffocante della “fiducia”, perché prorompesse, il bambino capriccioso, insofferente a critiche e ad ostacoli, soprattutto per non essere rimproverato e bacchettato “dalli superiori”, il superdemocraticone, in frasi irate e minacciose: “Pensano di intimidirci, hanno tradito un vincolo, ma non mi conoscono”, “Si divertono a mandarci sotto per far vedere che esistono, persino a costo di votare con Grillo e Salvini”.

   In pochissime parole il boy scout, sfuggito con tutta probabilità ai suoi maestri, ha condensato arroganza, intolleranza, disprezzo e spirito totalitario, difetti lampanti , che dovrebbero far riflettere quanti si illudono di aver trovato in lui, un modello quanto meno accattivante, capace solo di concedere  … una mancia di 2,06 euro giornalieri.

   Non spaventa o meglio non dovrebbe spaventare gli antagonisti autentici, Grillo e Salvini (della Meloni si sono perdute le tracce) e di Berlusconi oppositore è meglio non parlare, perché è impossibile, che dovrebbero invece le forze e le iniziative per comprovare l’inadeguatezza, la superficialità e l’impreparazione di “Pippo Spacca”.

   L’atmosfera politica piatta e deludente si è rianimata con l’intervento del presidente della Repubblica, a proposito del quale Polito ha cercato di individuare la più grave patologia tra la degenerazione della politica e la degenerazione dell’antipolitica. L’opinionista del “Corriere” ritiene che “oggi il successo politico ha bisogno dell’antipolitica, al punto che anche per il prossimo inquilino del Quirinale va di moda fare nomi di non politici”, dimenticando che questo l’obiettivo massimo del “Pierino delle Cascine” e di quanti lo circondano per avere come capo dello Stato un uomo o una donna grigi, insignificanti, modesti se non nulli sul terreno istituzionale, tali cioè da non disturbare manovre e inciuci e sorvolando – aspetto essenziale –  sul fatto che il “premier”, un uomo che non ha lavorato un giorno nella propria vita, è un perfetto prodotto della partitocrazia, in seno alla quale ha operato prima come consigliere comunale, poi come presidente della Provincia e quindi come sindaco di Firenze.

   La verità invece è radicalmente diversa, perché “l’allarme lanciato ieri da Napolitano avrebbe bisogno di una discussione spietatamente autocritica da molti versanti per produrre gli effetti di rigenerazione” e perché – come osserva giustamente Veneziani, del clima dominante è testimonianza incredibile “la durata eccezionale […] nel silenzio generale” dell’intreccio politico – mafioso romano.

   Ma se la politica presenta  i suoi enormi, pesantissimi, difetti, altrettanti e soprattutto ancora più improduttivi li ha l’antipolitica con il Movimento 5 Stelle   conferma desolante.

Antipolitica vorrebbe essere anche l’azione di Salvini, le cui radici ineliminabili però affondano addirittura nella politologia con i programmi federalisti e secessionisti.

Ma del leader della Lega è da riprovare nettamente e senza equivoci il proposito di un’alleanza con FdI, che sarebbe meramente protestataria, effimera, solo urlata, dal momento che sul piano ideologico i due movimenti si elidono e si annullano.

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