Raggiri web

Adesso truffano anche le escort

Vittime ideali perché molte di loro non hanno sporto denuncia per motivi di riservatezza

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Adesso truffano anche le escort

Erano avvicinate da falsi incaricati di una piattaforma web di incontri che, con modi cortesi e molto convincenti, offrivano loro «vantaggiose promozioni» per essere tutte ben più visibili.

Questa la maxi truffa a mezzo internet alle escort di mezza Italia, venuta allo scoperto grazie a un’indagine della polizia postale.

Sette le persone denunciate con l’accusa di aver raggirato oltre 200 accompagnatrici, molte delle quali hanno deciso di non sporgere denuncia per motivi di riservatezza.

La truffa sarebbe valsa circa 200mila euro. 

La banda dell’imbroglio era composta da italiani con un’età compresa tra i 20 e i 40anni, tutti torinesi. La polizia li ha smascherati dopo un’articolata indagine, grazie anche alla collaborazione con Poste Italiane e alcune istituti bancari. 

Regolata dalla Procura di Torino, l’inchiesta è partita da certuni movimenti sospetti di varie carte postepay, utilizzate dai truffatori per farsi pagare i servizi internet immaginari.

Dall’ottobre 2013 su quelle carte, confiscate nel corso delle perquisizioni, erano confluite numerose transazioni di denaro. Somme provenienti da attività di phishing e da ricariche subito prelevate in modo da azzerare il credito giacente.  

Le vittime del raggiro erano già tutte presenti sul web con annunci su bakeca.it, sito risultato del tutto estraneo alla vicenda. Nel corso delle telefonate, quando l’accompagnatrice non accettava subito la proposta, il prezzo dell’«offerta speciale» variava dai 100 ai 200 euro. Oltre duecento le prostitute `hi-tech´ poi accettate, cadendo così nella truffa. 

Nel corso delle perquisizioni, disposte dalla Procura a carico di alcuni degli indagati sulla base degli elementi di prova raccolti, sono state recuperate anche le schede Sim dei telefoni cellulari utilizzati per contattare le escort. Gli investigatori le hanno sequestrate insieme alle carte di credito e ad altro materiale informatico e telefonico. 

Per stabilire l’effettiva ampiezza del fenomeno, prosegue ora l’indagine della polizia postale, resa difficile dal silenzio delle vittime e dai complessi passaggi di denaro emersi dai primi accertamenti.  

 

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