Editoriale

Nulla si crea e tutto si distrugge. La nuova legge del cambiamento

Tempo di bilanci: le perdite superano le entrate non solo nel portafoglio ma soprattutto nella casa sociale di tutti noi

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

i saranno già sufficienti prefiche a commentare la dipartita di un 2014 non certo da rimpiangere e una vasta congrega di iettatori/barbassori pronti a strologare un 2015 ricco di sventure e sciagure, soprattutto per le tasche del contribuente medio, ormai più impallinato di una lepre o di un fagiano all’apertura del calendario venatorio; con la sola differenza che la selvaggina da tavola ha qualche mese per riprendere fiato, mentre quella da … entrata, in un modo o nell’altro, è sempre e comunque sotto tiro. Per cui, sarà bene risparmiare il “bilancio” di fine anno e ancor più, naturalmente,  evitare quello quirinalizio, non tanto per problemi di iella quanto di stomaco ( o forse per entrambe le cose; in fin dei conti, le mummie con la scarogna hanno una certa confidenza …)

Ma non è solo una questione, pur dolorosa e tutt’altro che secondaria, di una rapina fiscale che minaccia spesso la sopravvivenza di aziende e anche singole famiglie. C’è qualcosa se possibile di ancora peggiore e ben più angoscioso: un cambiamento continuo che sembra voler stravolgere nel giro di pochi anni valori e punti di riferimento secolari.

Si dirà che i cambiamenti sono sempre esistiti, che i conservatori se ne sono sempre lamentati e che comunque da questo punto di vista l’anno che fa le valigie non è stato né peggiore né migliore di tanti altri. Vero, ma solo fino a un certo punto. Certo non è un problema di singoli “anni”, ma di una tendenza ormai in atto da diverso tempo, che ha ricevuto decisi colpi di accelerazione: l’ultimo, significativo, l’elezione dell’argentino Bergoglio al soglio pontificio e che, comunque lo si voglia giudicare e senza voler ignorare alcuni suoi messaggi almeno in parte condivisibili (non ultimo, il duro monito lanciato a una curia da molto tempo immersa in intrighi che di cristiano hanno ben poco, anche se in questo i suoi “amici” e sostenitori non fanno certo eccezione, anzi) ha costruito un’immagine di un papa “di sinistra” volto a smantellare un edificio che sembrava incrollabile: quello dello stesso “Depositum Fidei”. 

E’ vero, come sostengono in molti, che non si possono attribuire a Francesco dichiarazioni “eretiche” ed è anche vero che alcuni “ultraprogressisti” sono persino rimasti delusi da aperture giudicate, forse neppure del tutto a torto, più apparenti che reali. Ma quello che Bergoglio, da buon gesuita, dovrebbe sapere benissimo è che oggi siamo in una civiltà “dell’immagine”, dove ciò che appare è persino più importante di ciò che è realmente. Ed è significativo di come né lui né chi per lui si preoccupi più di tanto di correggere certe letture o certe interpretazioni delle sue parole: dal sin troppo celebre “chi sono io per giudicare” sino al discorso ambiguo sino all’estremo sulla comunione ai divorziati risposati, solo per fare qualche esempio. E’ la mancanza di chiarezza, come ha notato in un discorso pur estremamente “cauto” anche Vittorio Messori, il vero problema di questo pontificato e non è certo un caso che le “sponde” principali vengano da rive quanto mai sinistre: a parte l’ormai “teologo” Eugenio Scalfari, abbiamo persino Pannella fan di papa Francesco (e se questo significasse un pentimento per tutte le battaglie condotte contro la vita e contro tutti i valori cristiani, allora davvero si potrebbe parlare di miracolo, ma non è precisamente così …) mentre persino il Fatto Quotidiano elogia la “affascinante e drammatica rivoluzione” di questo pontefice, o meglio, come preferisce farsi chiamare, vescovo di Roma.

Le uniche vere “rivoluzioni” al momento le hanno subite coloro che non si sono immediatamente adeguati, o semplicemente che non si trovavano in sintonia col verbo progressista di colui che, sotto le apparenze bonarie, ridanciane e sovente persino sbracate, è in realtà un durissimo autocrate: ne sanno qualcosa i Francescani dell’Immacolata, ordine “colpevole” di avere numerose vocazioni, fedeli però – del tutto in linea  col magistero di Benedetto XVI, ufficialmente mai rinnegato ma di fatto continuamente spregiato – all’antica tradizione della Chiesa del Rito Romano Antico. E oggi chiunque sia in odore di “tradizionalismo” è ormai, all’interno della Chiesa, il  fascista della situazione, mentre sull’altra sponda tutto o quasi sembra lecito: del resto, più che ricevere e benedire in Vaticano i centri sociali, compresi quei modelli di pietas e devozione dei leoncavallini    

E per tornare, per l’appunto, ai cambiamenti: è vero che ci sono sempre stati e non si può certo dire che siano tutti negativi.   Fa impressione pensare che le donne sino al 1946 non avevano neppure diritto di voto, ma si dovrebbe nello stesso tempo dire che il “femminismo” è un’aberrazione altrettanto idiota del maschilismo. Il problema non è il cambiamento in sé, che è un fenomeno del tutto “neutro”,  ma il risultato finale che esso produce. E la nuova logica degli ultimi cambiamenti sembra essere questa: nulla si crea e tutto si distrugge. Renzi ne ha fatto e ne sta facendo un sistema di governo …

Quello che dunque ci si dovrebbe con tutta coscienza chiedere è: sono stati davvero positive le “novità”, anzi gli stravolgimenti di questi ultimi anni? E’ senz’altro giusto trovare  eccessivo e asfissiante un certo perbenismo bigotto in materia sessuale di alcuni decenni fa, che era poi sovente una maschera di comodo per repressioni e perversioni di vario tipo; ma chi ha lo stomaco, provi a puro titolo di informazione (i “frequentatori abituali”  non ne hanno certo bisogno) a farsi un “giretto” in alcuni siti porno fruibili da chiunque con la massima facilità, per vedere a che punto è arrivata la “mercificazione del corpo” anche di ragazzi molto, molto giovani, forse addirittura al limite della maggiore età.

Moralismo? No, se mai nostalgia e rimpianto di una sessualità legata comunque all’affettività, che poteva  anche essere “trasgressiva”  ma che partiva sempre e comunque dal rispetto di sé e dell’altro, dall’idea di un “dono” reciproco (fosse pure per poco tempo) e non da un corpo visto come  puro e semplice giocattolo. E’ un caso che dalla liberalizzazione non della sessualità, ma della pornografia (che è tutt’altra cosa) sia discesa la progressiva demolizione dell’istituto familiare, che con tutti i suoi limiti e difetti (ma esiste un qualcosa di umano che sia perfetto?) era e rimane comunque la cellula vitale di una società degna di tale nome? E veramente certe “nuove famiglie” possono definirsi tali, soprattutto quando ci sono di mezzo dei bambini che, anche su un piano puramente biologico, hanno un sacrosanto diritto a un padre e a una madre, e non a un “genitore uno e due” degni dei peggiori film di fantascienza?

E non c’è solo questo, ovviamente: c’è una immigrazione selvaggia e incontrollata di disperati di cui ora si comincia a capire lo scopo, come dimostra l’ennesimo sconcio dello scandalo romano: “gli immigrati rendono più della droga …” e intanto a farne le spese sono le nostre città, le nostre donne, le nostre tradizioni;  a lucrarci sopra, i soliti noti, non escluse, a quel che sembra, le coop. [1] Ma la magistratura e il governo Renzi hanno ormai individuato la prima, unica e sola causa di tutti i problemi del paese: le “trame nere” capitanate da un pericolosissimo ideologo di 93 anni. Ora si capisce anche il vero scopo delle leggi “svuota carceri” recentemente approvate: le patrie galere sono poche e sovraffollate, e che sono stupratori, violenti, okkupanti in confronto alle legioni di pericolosissimi fascisti che occorre sgominare senza indugio? E i disadattati dei centri sociali che vanno in giro a sfasciare anche le macchine di parlamentari (ovviamente d’opposizione) della repubblica? Da coccolare e incoraggiare come nuovi esempi di eroi metropolitani, ovviamente.

  Infine, a proposito di mutamenti o meglio in questo caso di … mutazioni genetiche:cosa è cambiato, esattamente, con l’attuale governo? Qualche tassa in più, qualche reato in meno … e poi?

Buon anno, Italia …. E se un regalo è auspicabile per  te, da Babbo Natale, dalla Befana o da chiunque altro, è senz’altro una sveglia gigante!



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