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Tutti soddisfatti per la vittoria di Tsipras in Grecia, ma nessuno guarda in casa nostra

di Vincenzo Pacifici

Tutti soddisfatti per la vittoria di Tsipras in Grecia, ma nessuno guarda in casa nostra

Alexis Tsipras

“Andiamoci piano “ con gli entusiasmi sulla vittoria di Tsipras, che subito si è fatto notare per pose conformistiche ed esibizionistiche al momento del giuramenti, e sulle conseguenze per l’Europa, accettata e decantata dalla sinistra, dai democristiani, dai laico radicali e dai reduci o nostalgici dell’azionismo (Ciampi)  e solo recentemente posta in discussione per bassi interessi di bottega e per i calcoli da salumiere di Renzi. L’Europa delle banche e dei banchieri, emanazione di poteri forti e ramificati a livello internazionale ed anche – noi ne sappiamo qualcosa – a livello nazionale le perplessità sono venute solo dalla destra autentica, quella che ne voleva una forte organizzazione (come ha opportunamente ricordato la Meloni) nel solco insuperabile ed incancellabile delle patrie.

 Nonostante l’allucinante caduta sul campo della serietà scientifica sotto la presidenza di Amato registrata dal “Dizionario biografico degli italiani”, l’Enciclopedia Italiana vanta opere insigni e credibili, come il “Vocabolario della lingua italiana. Sinonimi e contrari”, dove, come antitesi alla parola, tanto usata e demonizzata in questi  giorni “austerità”, ne vengono indicate 2, consumismo e spreco. Quindi – se comprende l’italiano – Salvini attenui i suoi entusiasmi e sfochi al massimo il suo parallelismo con il leader  ellenico, dal momento che abbia scoperto da poco questo vessillo e la la Lega in Europa si sia distinta nella sua battaglia per le … quote latte.  L’unica e la sola a poter esprimere obiezioni e perplessità può essere la destra autentica, quella che ne voleva una forte organizzazione (come ha opportunamente ricordato la Meloni, anche se dovrebbe circoscrivere il suo allineamento con la Le Pen) nel solco insuperabile ed incancellabile delle patrie.

   Interessante è l’editoriale di Pierluigi Battista, che sul “Corriere”, dopo aver etichettato impropriamente il minestrone berlusconiano come “riformista di destra”, osserva che FI parla di “memorabile lezione” mentre il pupone, tanto per tirare fuori dalla bocca parole, non certo concetti o idee, “lungi dal temere la tentazione di una sinistra vecchio stampo, che potrebbe sentirsi galvanizzata dal trionfo di Atene, si dice confortato dal possibile appoggio di Tsipras alla battaglia “anti austerità” (anche se l’Italia [forse è un minimo dettaglio che ignora] rischia di vedere svanire i circa 40 miliardi di cui è creditrice con la Grecia)”. “Se questo accade – continua Battista con parole, che qualcuno e qualche parte politica ha pronunziato decenni or sono - è perché l’Europa è stata costruita male, dando il senso di una sovranità usurpata, di una moneta senz’anima, di un carattere privo di ogni base culturale e soprattutto di ogni passione “popolare” [….] E’ questo deficit democratico che l’Europa, se vuole sopravvivere, deve saper guardare con coraggio per colmare le lacune”, identiche aquelle dell’ONU, di cui è una copia ugualmente condizionata dai compromessi e rissosa .

  Anche se abbiamo ancora davanti agli occhi gli sdilinquimenti del Granduca nella sua “capitale” con la Merkel, quella signora, oggi sottilmente irrisa, il quadro italiano non cessa di offrirci questioni preoccupanti e temi affrontati i maniera devastante, il tutto tra il silenzio assoluto.

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