Sipario all'Opera

Firenze:al via i Puritani di Bellini, ma … con ritardo

Morti per fortuna alla prima non ce ne furono, ma pianti sì e anche parecchi a quel che sembra, soprattutto nella scena della pazzia dell’eroina...

di Domenico Del Nero

Firenze:al via i Puritani di Bellini, ma … con ritardo

Una scena de I Puritani

Sipario  lento per la prima dei Puritani di Vincenzo Bellini, in programma da stasera  al teatro dell’Opera di Firenze.  La CGIL  e la CISL hanno infatti proclamato uno sciopero di un’ora, dalla 20 alle 21 “ per consentire alle maestranze artistiche, tecniche e impiegatizie  di comunicare al pubblico e agli organi di informazione convenuti per assistere alla prima rappresentazione de ‘I Puritani’, le proprie perplessità e richieste riguardo al futuro del nostro teatro “.

La protesta era maturata nei giorni scorsi anche per il mancato pagamento della mensilità di Dicembre e della tredicesima. La direzione del teatro aveva garantito che il pagamento delle spettanze sarebbe avvenuto lunedì 26  (e così è stato), ma la protesta verteva anche su aspetti importanti per il futuro del teatro su cui non sarebbero state date sufficienti garanzie.  I rappresentanti sindacali chiedono a questo riguardo un nuovo incontro   con il sindaco quanto prima possibile.

Difficile entrare nel dettaglio di questioni che sono sicuramente molto complesse e richiederebbero una accurata analisi. L’unica cosa che si può auspicare è che non si arrivi a un nuovo “caso Roma”, con la liquidazione del Maggio Musicale Fiorentino:  cosa che fino ad ora si è sempre riusciti ad evitare.

Il rischio massimo è comunque  un inizio in ritardo. Si spera  così che dopo aver ascoltato le ragioni degli scioperanti, il pubblico possa ascoltare anche quelle di …. Vincenzo Bellini.  Ultima opera del compositore,  i Puritani rappresentano il suo approdo parigino: l’opera fu infatti rappresentata al Théatre Italien nel gennaio 1835. Il pubblico  della capitale francese non solo era abituato a spettacoli di prima grandezza, ma aveva da poco visto gli ultimi raggi del genio di Rossini, che vi aveva chiuso la sua esperienza di compositore teatrale con lo splendido Guglielmo Tell.  Anche Bellini scelse un soggetto tipicamente romantico: non da Schiller però, ma da Sir Walter Scott,  o meglio da un dramma teatrale francese ricavato dal romanzo I puritani di Scozia del sin troppo versatile romanziere britannico, che usava spesso la storia per confezionare “polpettoni” allora assai appetiti ma oggi francamente poco digeribili. Mancò a Bellini la collaborazione del suo librettista preferito, Felice Romani, con cui c’era stata una rottura clamorosa al tempo dell’opera precedente; dovette “accontentarsi “di Carlo Pepoli, librettista blasonato (era conte) ma alquanto … imbranato  se è vero che Bellini dovette intervenire più volte e ricordargli che “ il dramma in musica deve far piangere, inorridire, morire cantando” .

Morti per fortuna alla prima non ce ne furono,   ma pianti sì e anche parecchi a quel che sembra, soprattutto nella scena della pazzia dell’eroina, una sorta di luogo comune obbligato in Scott che pareva provare un certo gusto perverso nel far uscire di testa le sue protagoniste (vedasi anche Lucia di Lammermoor) . L’armamentario romantico, senza fantasmi ma con furori patriottici, ebbe senz’altro la sua parte nel buon successo del dramma (insieme alla presenza di quel tenore fenomeno che fu Giovanni Battista  Rubini nel ruolo del protagonista)  ma c’è da dire che si tratta dell’opera forse più matura del compositore, in cui alla effusione lirica si unisce anche lo studio accurato della strumentazione.  Si tratta forse del maggior capolavoro insieme a Norma, giudicata però quasi sempre superiore per una coerenza drammatica che manca  invece ai Puritani (Romani batte Pepoli, in definitiva!).

L’opera, “dei tempi di Cronwello dopo che questi fece decapitare Carlo I d’Inghilterra …” per usare le parole di Bellini stesso, è presentata al teatro dell’Opera di Firenze in un nuovo allestimento in coproduzione con il Regio di Torino,  per la regia di Fabio Ceresa, che ha lavorato molto sui “piani temporali” : “Quanto tempo trascorre tra il primo e il terzo atto de I Puritani? Poco più di trenta minuti, per lo spettatore. Tre mesi, secondo Arturo. Ma addirittura tre secoli per Elvira, che dilata i momenti dell’attesa fino all’esasperazione.”  Il regista propone una lettura molto “metafisica” che gioca su una dilatazione dei piani temporali, cercando di rendere “alla lettera” quei tre secoli di attesa:

 “Come rendere sulla scena l’immagine di relatività e dilatazione del tempo? Gran parte del compito spetterà alle immaginifiche scene di Tiziano Santi ed agli splendidi costumi di Giuseppe Palella. Il primo atto si aprirà sul buio di un limbo sospeso tra la vita e la morte. La scena svelata dalla luce sarà la vertiginosa visione prospettica di una cattedrale gotica: quella stessa volta, nel procedere dell’opera, rovinerà su se stessa come se fossero passati secoli, fino a ridursi nel finale ad un paesaggio lunare, sgretolato, eroso, consunto: pulvis et in pulverem. I costumi seguiranno le stesse suggestioni. Ogni dettaglio dell’abito di Elvira verrà ridotto a brandelli dall’inflessibile muoversi delle lancette dell’orologio.”[1] Sicuramente molto romantico, speriamo anche efficace e convincente.

Per quanto concerne i protagonisti , nel ruolo di Elvira (soprano) si alternano  Jessica Pratt e Maria Aleida (01-04-10/02), in quello di  Arturo (tenore)  Massimo Cavalletti  e Julian Kim (01-04-10/02); direttore d’orchestra Matteo Beltrami.

La trama dell’opera:[2]

ATTO I

In una fortezza puritana presso Plymouth è il giorno delle nozze tra Elvira, figlia del governatore Lord Gualtiero Valton, e Lord Arturo Talbo, seguace della fazione nemica degli Stuart. Il colonnello Sir Riccardo Forth, a cui Lord Valton aveva in precedenza concesso la mano della figlia, ne è amareggiato. Nel frattempo Sir Giorgio, zio di Elvira, si reca della ragazza per informarla di aver finalmente convinto il padre ad approvare il suo matrimonio con l’amato Arturo. Nella sala d’armi giunge lo sposo; il governatore gli consegna un salvacondotto per uscire dalla fortezza e raggiungere la chiesa: Lord Valton non potrà infatti partecipare alle nozze, impegnato a scortare a Londra una misteriosa prigioniera. Il giovane, capito che si tratta della regina Enrichetta di Francia moglie del giustiziato Carlo I Stuart, decide di portarla in salvo celandola col velo nuziale di Elvira. Riccardo, rientrato a spada sguainata per frapporsi alle nozze, non ostacola il piano di Arturo, meditando di sfruttare a suo favore l’assenza del rivale. Mentre tutti maledicono i fuggitivi, Elvira, sconvolta dall’accaduto, perde la ragione.

ATTO II

Elvira, impazzita, si aggira per le stanze del castello chiamando l’amato Arturo. Sir Giorgio convince Riccardo ad intercedere presso il Parlamento per la grazia del giovane, condannato a morte, così da non costringere la ragazza ad un nuovo dolore.

ATTO III

Arturo, nascosto in un mantello, è nel giardino degli appartamenti di Elvira. Sentendola intonare una romanza d’amore si unisce al canto e i due finalmente si riabbracciano. Irrompono i Puritani con la condanna a morte di Arturo; Elvira a questo annuncio ritrova nuovamente la ragione e dichiara di voler seguire l’amato anche nella tomba. All’improvviso giunge un messaggero: Cromwell, sconfitti gli Stuart, ha concesso il perdono a tutti i loro seguaci e i due giovani, nell’esultanza generale, possono definitivamente ricongiungersi.

 

Date:

Mer 28 gennaio, ore 20:30
Ven 30 gennaio, ore 20:30
Dom 1 febbraio, ore 15:30
Mer 4 febbraio, ore 20:30
Gio 5 febbraio, ore 20:30
Mar 10 febbraio, ore 20:30






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