Editoriale

Il centrodestra è morto per manifesta incapacità, e Notapolitica chiude i battenti disgustato

Il quotidiano on line di Andrea Mancia e Simone Bressan si arrende di fronte alla sconfitta culturale politica ed elettorale che nessuno ha cercato di rintuzzare

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

l centrodestra è morto. E noi, di gridare ‘viva il centrodestra’, proprio non ce la sentiamo”. Così Andrea Mancia e Simone Bressan (veri antesignani del web giornalismo d’area) hanno dato congedo ai lettori di Notapolitica e di The Right Nation che - dopo dieci anni - chiudono i battenti. Se ne vanno due testate di riferimento di un mondo, quello di centro destra e soprattutto liberale, che è davvero ormai senza più riferimenti. Ed è una mezza tragedia, per usare un eufemismo. Ed è lo specchio dei tempi. La politica  (quella del centro destra poi…) forse non merita neanche più commenti. Non merita più sprechi di fiato, né di neuroni. Se ne occupino i gazzettieri, i giornalisti prezzolati, i cortigiani dell'inchiostro. Insomma e anche quelli che poveri figli - gioco forza - con la politica ci debbono mettere assieme il pranzo con la cena. 

Andrea e Simone (assieme agli altri amici che animavano i due giornali on line) prima di essere degli ottimi giornalisti e degli eccellenti analisti di cose politiche nazionali e internazionali, sono persone davvero in gamba: tra le più brillanti e intellettualmente oneste che in quasi venticinque anni di scorribande politiche e affini, il destino o chi per lui, mi abbia fatto mai incontrare.

Andrea e Simone amano il loro lavoro come pochi altri, sono due maledetti testardi e hanno sempre tenuto botta anche contro le molte avversità che hanno incontrato per mantenere in vita le loro iniziative editoriali (potrete ben immaginare) e se ora hanno mollato, la cosa deve far riflettere.

Ma ce lo spiegano loro stessi nel loro ultimo eccellente ed eloquente editoriale: “Un’intera area politica è stata letteralmente spazzata via da uno tsunami fatto di personalismi, piccole ambizioni e totale assenza di visione. Ci sarebbero bastate le elezioni, come orizzonte, invece anche quello pare essere un “vaste programme”. (…) La battaglia è persa, bisogna ammetterlo. Dal punto di vista culturale, politico, oggi anche elettorale. Non è detto si tratti di una condizione duratura, anzi. Questi anni ci hanno insegnato che cambiamenti repentini del quadro politico sono all’ordine del giorno. Basta pensare alla parabola di Matteo Renzi, che nel 2012 pareva il grande sconfitto e che oggi sembra l’approdo inevitabile per milioni di consensi e larga parte delle culture politiche rappresentate in Parlamento”.

Andrea e Simone hanno “sempre creduto in un centrodestra ampio, culturalmente orgoglioso e non subalterno alla sinistra progressista” E ora, abbassando la guardia, ancora armati di ironia, scrivono: ”Prendiamo atto che questa aspirazione è oggi irrealizzabile. E che continuare a sbattere la testa contro il muro è dannoso, per noi e per il muro”.

Personalmente mi esercito a credere senza più speranze da oltre vent’anni. Con risultati davvero deludenti sul fronte della vita. So in cuor mio che ancora riesco (in vero sempre meno) a scrivere di politica italiana solo perché è una questione sempre più marginale alla mia più intima esistenza e soprattutto perché i miei interessi culturali (letteratura, poesia) sono sempre più soverchi rispetto alle analisi delle beghe di una classe dirigente incapace di scaldarmi non tanto più il cuore, ma almeno stimolare la mente.  E non so dare torto ai miei amici. E non so trovare argomenti che non siano di pura retorica per farli desistere dall’interruzione delle pubblicazioni.

Viva Notapolitica! Un abbraccio da noi di Totalità! 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Crispino il 14/02/2015 19:02:28

    Notapolitica, Andrea e Simone meritano senz'altro l'abbraccio di Totalità e di noi tutti per la passione e l'impegno che hanno profuso nell'azione sviluppata fino ad oggi. Ma per la desistenza che propongono da oggi in poi meritano, mi scusino, una tirata di orecchi. Il centrodestra non è morto, non può morire, è solo disperso e bloccato per una serie di circostanze avverse, durissime ma contingenti. Inammissibile è arrendersi. Occorre rendersi conto che la situazione impone un'opera di ricostruzione che inizi in profondità senza l'illusione di soluzioni facili o di leader taumaturgici di cui tra l'altro c'è traccia in giro. Per cui coraggio e buona volontà. Il centrodestra, io direi la destra , anzi la destra nazionale sono necessari alla sopravvivenza stessa dello stato nazionale unitario . Per cui Notapolitica farebbe bene a ripensarci . Forza !

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