I Lupi Solitari

Gli otto gruppi jihadisti che minacciano il mondo

Lo Stato Islamico ed Al Qaida rivaleggiano nel terrore per attrarre più simpatizzanti tra i musulmani radicali

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Gli otto gruppi jihadisti che minacciano il mondo

Studi sul terrorismo in tutto il mondo, nel contesto delle controversie multipolari sorte dopo la Guerra Fredda, evidenziano la massiccia presenza di gruppi di ispirazione islamica, che hanno come loro unico scopo l’imposizione della violenza e del terrore indiscriminato.

Otto dei dieci gruppi terroristici più importanti del mondo sono islamisti: Stato Islamico (Isis), Al Qaida, i talebani afgani, le loro pari pachistane - Tehrik-i-Taliban -, Boko Haram, i siriani di Al Nusra, Hizbolá e Hamás.

Tali otto gruppi e le loro franchigie espongono una minaccia alla sicurezza di quasi mille milioni di abitanti del pianeta se si considera il territorio dove agiscono.

Gli altri due grandi gruppi non islamisti hanno le loro radici nel marxismo-leninismo: le FARC colombiane e il Partito dei Lavoratori, PKK, curdo.

Alcune delle formazioni terroristiche d’ispirazione islamica sono farcite di nazionalismo e antisionismo.

E, per precisione, questo è il caso dei principali gruppi islamisti dell'Afghanistan, della Palestina e del Libano.

Lasciando da una parte il loro conflitto con Israele, le loro aspirazioni sono piuttosto modeste: comandare nel proprio piccolo territorio ed imporre la Sharía, la legge islamica.

Per anni, la minaccia globale viene da due grandi gruppi radicali salafiti, Al Qaeda e lo Stato Islamico. Entrambi competono per mostrare il loro volto più spaventoso, così da attirare più sostenitori e miliziani tra i 1.300 milioni di musulmani.

Non esistono, quasi, differenze ideologiche tra l’uno e l’altro. Il gruppo di Bin Laden che oggi vede come grande capo l'egiziano al Zawahiri, predica una lettura politica e radicale del Corano, molto simile a quella diffusa dal “califfato” presieduto da al Bagdadi nei territori conquistati di Siria e Iraq.

I due gruppi sono d’ispirazione sunnita, e dichiarano da sempre la “guerra santa”, non solo all'Occidente, ma anche agli “apostati” sciiti e ai governi arabi che fanno affari con l'Europa e gli Stati Uniti.

Al Qaeda e Stato islamico si differenziano nella strategia di imporre il califfato globale.

Sin dal primo momento, la rete di Bin Laden ha puntato agli attentati terroristici dentro e fuori il territorio dell'islam, e ha conosciuto il suo zenit con gli attacchi dell’11 Settembre alle Torri Gemelle. Le sue cellule e franchigie hanno attentato anche nel mondo musulmano, ma non è quella la priorità.

Invece, l’Isis, difende una strategia del terrore di segno distinto: vuole concentrarsi sulle conquiste del territorio, attualmente Siria e Iraq, per stabilire in esso un califfato con tutti gli elementi formali propri di uno Stato moderno.

La seconda fase sarà la diffusione delle frontiere verso Levante e la penisola Arabica, e l'appello a tutti i musulmani diseredati del mondo di accorrere nel califfato.  

La priorità strategica dell’Isis non significa, tuttavia, scartare l'azione terroristica in Occidente se stima che ciò porterà redditi al suo progetto domestico di califfato.

L'uso sofisticato delle reti sociali in internet, apre le porte alla creazione di cellule terroristiche nelle varie capitali europee, al reclutamento di giovani con idee politiche non ancora ben delineate e a tutte quelle persone disperate che vogliono giocarsi la loro ultima carta. I cosiddetti “lupi solitari”.

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