Fiaba Horror

Per qualche chilo in più -Prima parte-

Una dieta molto pericolosa

di Il Raccontafavole

Per qualche chilo in più  -Prima parte-

Sarah era bellissima, meravigliosa. E Tim si sentiva fortunato di essere con lei quella sera.

Erano 22 anni che non si vedevano  né si sentivano.

Erano stati compagni di classe al liceo; Sarah lo aveva contattato tramite Facebook.

In un primo momento, Tim era stato preso un po’ di sorpresa da questo impensabile approccio, dai messaggi della donna, un’irriconoscibile Sarah, che era tutta elettrizzata da questo incontro.

Ma, dopo tutto, non era il modo usuale di come i vecchi amici si ritrovano oggi?   Erano passati molti anni dall’ultima volta che aveva pensato a lei. In realtà, non ricordava nemmeno il cognome, tanto da cercare la foto di Sarah nell’album scolastico, così da rinfrescarsi la memoria.


Era, a quei tempi, paffutella ma non grassa, e sedeva sempre in prima fila, come ogni buon studente degno di questo aggettivo. Non parlava molto, anche se era a tutti simpatica; almeno questo era ciò che ricordava di quei giorni. 

Ma perché aveva contattato solo lui, dopo tanti anni di silenzio? E perché ora? 

Non riusciva a togliersi queste domande dalla testa, soprattutto l'ultima, perché sembrava proprio che Sarah avesse indovinato il momento giusto per ritrovarlo. 

Tim, infatti, veniva da una separazione difficile con la moglie, ed era ancora immerso in una profonda depressione e la riapparizione di Sarah, la sorprendente e splendida Sarah, era stata per lui  come trovare un fiore nel deserto. Sì, forse, è una metafora del piffero, e lo sapeva, ma fu il suo primo pensiero quando la donna attraversò il corridoio della caffetteria, dove avevano fissato.

Le parve, proprio un fiore bellissimo in un deserto di oscurità. E che fiore!

La Sarah paffutella non esisteva più, era completamente diversa.

Al posto dei cuscinetti di grasso, aveva formato curve perfette che potevano essere facilmente notate attraverso quel vestitino leggero nero. E il suo volto: una prelibatezza. Zigomi alti, occhi scintillanti e seducenti, bocca piccola ma carnosa. L'adolescente e timida Sarah aveva lasciato il posto a una donna con la D maiuscola, con una camminata elegante e determinata che sembrava sottomettere il mondo, e soprattutto gli uomini, ai suoi piedi.

Tim, non poteva nascondere il suo stupore.

“ La tua trasformazione è notevole, Sarah” disse, ad un certo punto della serata. “Mi hai lasciato a bocca aperta. Tu sei più bella che mai”.

 Lei abbassò lo sguardo, lusingata dal complimento. Ma, prima che Tim potesse approfondire la questione, alzò la mano per interromperlo:  “Apprezzo molto, ma non voglio continuare a parlare di questo. Quello che si vede ora ... mi è costato un sacco di duro lavoro. Moltissimo. E non amo pensarci, perché è come rivivere un incubo. Hai capito, vero?”

Tim, dispiaciuto, annuì immediatamente, sopprimendo la voglia di mordersi la lingua, quella lingua da idiota. “Capisco perfettamente, Sarah. Parliamo d'altro”.

Raggiunto un tavolo e sedutisi, l’uomo prese la mano di lei. Sarah rispose con un sorriso a quel tenero gesto. Tim, a quel punto, si convinse di aver messo da parte la depressione del divorzio, e che forse non avrebbe mai più pensato a quel toporagno di sua moglie che lo aveva ingannato con un collega di lavoro. 

Tuttavia, non poteva non chiedersi perché Sarah provasse tutto quel fastidio a parlare dei suoi passati chili in più. 

Era stato così traumatico perdere peso? Eppure conosceva molte persone che avevano giurato che sì, la dieta era qualcosa di frustrante, ma che tutto poi si riequilibrava con la soddisfazione di avere un fisico più snello e salubre.  

Così ebbe a decidere di non insistere sulla questione e sviò continuamente l’argomento. 

Parlarono dei tempi andati, degli insegnanti, dei vecchi compagni, come Hector Broolin che aveva sposato Jasmine Davemport, e che Donald non si era più ripreso dall’incidente automibilistico di qualche anno addietro, e che Miriam stava facendo dei corsi di recupero per almeno prendere il diploma.

Tim stava andando molto bene, era veloce, reattivo, con la battuta pronta e, a giudicare dalla luminosità dell’ aspetto di Sarah, anche quest’ultima doveva sentirsi a suo agio.

Chiesero un paio di drink, niente di forte, qualcosa che non rovinasse il momento, e poi si fecero portare dei tramezzini.

Il locale, a quel punto della notte era pieno e l’aria pregna di fumo di sigaretta. 

Un fioraio che vendeva rose entrò nella caffetteria e Tim, in un gesto improprio per lui, comprò un mazzo di fiori a un prezzo piuttosto elevato per offrirlo alla sua amica.

Sarah, accettò con molto piacere e un  largo e splendente sorriso le apparve in volto.

L’uomo pensò che a sua moglie, l’arpia, non aveva mai comprato un sol fiore. 

“ Prendiamo un altro drink?” chiese a Sarah.  " Non lo so, non sono abituata a bere.”  La donna guardò l'orologio e Tim ricordò che lo stesso gesto lo aveva fatto dieci minuti prima.

 Ho visto che hai guardato più volte l’orologio. Devi andare via?”, domandò Tim.

 “ Beh sì. Tra pochi minuti dovrò andarmene”, e per non deludere l’amico aggiunse “ Ho passato dei momenti bellissimi con te, davvero. Ma devo andar via prima di mezzanotte”.

“ Anche una certa Cenerentola amava andarsene a quest’ora!” disse Tim cercando di essere divertente. Ma dentro di sé stava soffrendo da cani. La donna sorrise.  

“ Sì, proprio come Cenerentola, Tim”.

“ Vuoi dirmi per favore perché devi andartene?”, chiese con garbo l’uomo.

La ragazza si strinse nelle spalle e rispose : “ Non è niente di speciale. Io lavoro in una casa di cura per anziani. E a mezzanotte devo essere da Mrs. Trevis, una vecchietta simpaticissima, ma che riesce a malapena a camminare, poverina”.

“Ah, ho capito”, rispose Tim, mentre ripensava a quel cognome: Trevis.

Guardò d’istinto il locale, alla ricerca di quel nome da qualche parte. Invece, quello che riuscì a interessarlo fu un ragazzo misterioso, molto alto con un cappello a cilindro in testa, che beveva una birra e si guardava attorno. 

C'era qualcosa di innegabilmente ridicolo in quell’uomo, non solo quel sorpassato e polveroso cappello, ma anche il suo modo di fare che lo faceva sembrare del tutto fuori luogo, come quando un bambino fa un bel disegno e lo incolla goffamente su un paesaggio del tutto non inerente. Tuttavia, a Tim non venne nessuna voglia di ridere. 

E perché allora lo stava osservando così insistentemente?

" Hai visto quel tipo?”, chiese a Sarah

“ Chi?” rispose lei.     

Tim lo indicò con un movimento di sopracciglia. Sarah si voltò. Quando girò il viso verso di lui, il tipo sembrò esprimere una smorfia di rabbia.

" Lo conosci?”    “ No”, replicò la donna. E, a sorpresa, si avvicinò all'amico  e lo baciò. 

Fu breve, molto breve, ma intenso; Tim prima che potesse rispondere come avrebbe dovuto, notò la donna ricomporsi, come se si vergognasse di ciò che aveva fatto.

" Non andare via",  le  disse in un orecchio Tim. La ragazza, sorridente ma visibilmente nervosa  guardò verso l'uomo col cilindro, rendendosi conto che non era più nel locale. Ancora una volta d'istinto si girò verso l'amico e i due si lasciarono andare a un appassionato bacio come se fossero stati amanti  da una vita. L'amico allora delicatamente le chiese:" Almeno puoi drimi perchè hai contattato solo me?"

"  Voglio dirti un segreto", rispose  Sarah.  "Sono sempre stata silenziosamente innamorata di te".

Indi,  le mise un braccio intorno al collo e lo baciò all'angolo della bocca. 

"Eri così ... non so come spiegarmi... così sicuro di te stesso. Con l'aria del ribelle. Ed ero pazza di te, Tim. Ma a quei tempi non mi degnavi di uno sguardo..."

Tim fece un passo indietro per guardarla, sorpreso.  "Non mi hai mai detto nulla Sarah di tutto ciò".  Il volto della ragazza si oscurò.

"Non saresti mai uscito con me. Non con quelle grasse come me", rispose  con veemenza la donna.

" Questo non lo sai  e non puoi dirlo,  e poi non eri così grassa come ti descrivi."

"  Sì, lo ero. Una balena. Una balena orribile ..."

"  Non dire così, Sarah. Eri una ragazza molto bella.

"   Questo lo dici ora, perché non ho più tutto quel grasso schifoso."

"   Dai, Sarah ... non essere  così  dura con te stessa"..

La  donna controllò ancora una volta il suo Rolex e uno sguardo allarmato le attraversò il volto. "Devo andare, sono  le 23:25",disse preoccupata.

 "  Sarah ..." sussurrò  Tim.

 "  Devo andare", affermò  la donna e le diede un rapido bacio sulla guancia fredda. Ma prima   di lasciarlo disse con voce dolce "Ho avuto un grande momento  con  te. Grazie di tutto."

 "Questo mi sembra un addio," disse l'uomo  piuttosto allarmato.

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