Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Un palazzo dell’immaginario: così il regista Daniele Gatti immagina il capolavoro di Debussy, Pelléas et Mélisande; e in effetti l’edizione che sta andando in scena in questi giorni al teatro dell’Opera di Firenze è assolutamente …. fantastica, sotto ogni punto di vista.
Malgrado il Pelléas non sia affatto un’opera “facile”, lo spettacolo scorre veloce e senza intoppi: la magia della musica e della scena evocano veramente una “favola” amara e appassionata, senza quel langueur che a volte si sottolinea un po’ troppo nel musicista francese, che non per nulla ha musicato poeti come Mallarmè e Verlaine.
“ Il barcentro è continuamente fluttuante in questo testo e in quest’opera. (…) Con lo scenografo Gianni Carluccio abbiamo progettato un luogo unico, in trasformazione continua. Uno spazio che possa dare il senso di dimensioni antitetiche, dove l’illimitato e il concreto possano convivere (…) un grande occhio. Uno spazio concreto in cui far emergere la dimensione fisica della narrazione, importantissima, inevitabile.”
Così il regista Daniele Abbado, autore di una regia che definire affascinante è dire poco: riesce perfettamente a conciliare il clima “onirico” che la musica di Debussy evoca con un contenuto drammatico che annulla del tutto il rischio della staticità. Insieme allo scenografo Gianni Carluccio e a Francesca Livia Sartori (costumi) ha costruito uno spettacolo di grande suggestione: l’impianto scenico è costituito da una parete blu scuro, con una grande apertura ellissoidale che a volte si scompone e ricompone, e ricorda per l’appunto un occhio gigantesco che “contempli” quanto accade: i vari ambienti sono definiti in modo estremamente spoglio ed essenziale (ad esempio, una scala per evocare una torre) ma mai banale o irritante. Una regia senz’altro “moderna” che coglie perfettamente lo spirito dell’opera e si sposa splendidamente alla musica, grazie anche a un gioco delle luci davvero esemplare.
E per venire alla musica, non c’è dubbio che l’interpretazione di Daniele Gatti sia un altro grande punto di forza dello spettacolo. Lontanissimo da tentazioni troppo “intimistiche”, la sua lettura evita anche un approccio troppo “coloristico”, dai toni impalpabili e sfuggenti, ma punta invece a sottolineare anche le punte di passionalità accesa, con sonorità a volte quasi wagneriane; e certo la straordinaria tavolozza del compositore francese viene da lui impiegata per comporre un affresco ricchissimo e variegato, grazie anche a una straordinaria orchestra del Maggio Musicale Fiorentino che lo segue in piena e perfetta sintonia.
Molto buono anche il cast vocale, tutto composto da cantanti italiani: la Mélisande di Monica Bacelli, dotata di ottimo fraseggio e notevole abilità scenica, che ha avocato un personaggio misterioso e chiuso nella propria interiorità, ma non lontana ed eterea; candido, ma anche appassionato, il Pelléas di Paolo Fanali. Roberto Frontali è un Golaud dalla voce robusta e intensa, capace anche di piegarsi a toni dolenti come nel finale. Buona anche l’Arkel di Roberto Scandiuzzi, nobile e solenne.
Uno spettacolo davvero delle grandi occasioni, giustamente consacrato da un grande successo; peccato rimanga una sola replica, giovedì 25 alle 20,30. Da non perdere assolutamente.
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