'Con Pûshan possiamo noi trovare quei ripari ch’egli prescrive'

Dopo l’avvenimento sull’ondulata pianura di Waterloo -III ed ultima parte-

...arredato da volumi di dottrine arcane, e da sculture e dipinti d’altri tempi

di Piccolo da Chioggia

Dopo l’avvenimento sull’ondulata pianura di Waterloo -III ed ultima parte-

Maresciallo Ney

E chi resta e attende il ritorno del soldato partito per le lontane lande distese sotto l’immensa volta di Aditi è più facile che si affidi a Pûshan a che il nume nutra e protegga il giovane nella fiera divisa bleu blanc rouge e solo in certi momenti s’infiammi per l’Indra di Corsica e condottiero. Che il Fato colle ruote del carro dell’Indra celeste calchi imperturbabile non solo le vie ma pure i corpi di soldati, cavalieri, cavalli è cosa acclarata da tempo.

 

Con Pûshan possiamo noi trovare quei ripari ch’egli prescrive.

Eccoli!

Egli dica soltanto

 

e questo è il nemmeno troppo segreto augurio che unisce in spirito il soldato alla sua casa quando si esauriscono gli scintillanti baleni della gloria. 

 

Eppure la “maya”, di cui era in effetti dotato in somma copia il Varuna corso, non è solo quella ironica e delicata che lega a nodi di seta il tavolo del piatto Direttorio, un patetico comitato da caffè, e lo rivolta in aria, o quella spietata che lega con nodi scorsoi il nemico di Marengo, Austerlitz, Wagram e oltre, ma è pure quella “maya” creatrice di forme e ben descritta da Dumézil in un capitoletto che è, il va de soi, tripartito: Ordre Fantaisie, Changement. Sono infatti nuove forme e soprattutto nuovissimo stile. E, dato non ultimo, non si lesina in quantità. Il neoclassico trionfa ovunque e si semplifica sulle dolci rovine dei giardini d’Arcadia. Ufficiali si avvolgono in panni di divise non più troppo cariche di pennacchi e i soldati sono addestratissimi ed eleganti, i funzionari del nuovo impero non sono più vincolati a rintracciare ed esibire quarti di nobiltà per accedere alle numerose alte scuole tecniche per l’amministrazione ove si è intenti a ordinare, circoscrivere con la misurata precisione di Vauban le caratteristiche di regni, regioni e dipartimenti. Artieri ed architetti scolpiscono, dipingono, edificano. La philosophia naturalis non affoga nelle matematiche ed il genio manuale e mentale della techné, Alessandro Volta, il Marte pacificatore di Corsica sostiene ed orna d’una spada per la mirabile invenzione della pila da cui scaturisce a volontà il fuoco elettrico, un miracolo modernissimo in gloria al nume perenne di Agni, compagno di Indra! Se erano prima i due “arani” a far scaturire l’incendio è ora il lieve contatto dei due fili metallici legati ai capi dell’invenzione a forma di nuda colonna dorica a trarre Agni, come è nel Rg-Veda, dalle grandi Acque! Afferma il MitraVaruna all’apogeo: “ogni mio soldato porta nello zaino il bastone di Maresciallo”. Troppo squilibrata, certo, nel verso della guerra, è tuttavia una nuova nobiltà del valore ed un vero nuovo stile che vengono fondati e dei quali si deve tener conto in tutta l’Europa distesa sotto le nubi celesti di Prithivi che il toro rigvedico Dyaus ha lasciato rapire al figlio…

E ciò anche quando il MitraVaruna approda alla terza ed ultima isola, fatidica tripartizione della sua parabola, per stendere il suggestivo memoriale che porta in sé la melancolia di Ossian e le note dell’Eroica.

 

Poscritto.

 

Curiosa è una traiettoria storica che si lega al nome del valoroso e sfortunato Maresciallo Ney. Si dice che sia una sua lontana nipote colei che segue la vocazione dell’arte e si fa scultrice di valore. Oltre il Reno. E ritrae Arthur Schopenhauer nei tardi anni di Francoforte in un busto. L’idillio che lega con nodo non più varuniano il mistico filosofo e la bella giovane scultrice è la meravigliosa occasione offerta dal fato alla Ney per meditare sul dolore e poi l’ascesa che con la contemplazione dell’opera d’arte si può avere verso la Noluntas.

 

Poscritto secondo sventure

 

Che vi sia una traccia germanica dei posteri del Maresciallo di Napoleone? Negli anni del “Grossdeutsches Reich” Elly Ney era un’acclamata pianista beethoveniana. Il filo che intesserebbe fra loro le stazioni di questa traiettoria sarebbe, a ben vedere, coerente. Anche perché vagamente parallelo, toute proportion gardée, a un altro curioso filo napoleonico: nella Francia degli anni trenta e primi quaranta vi era una “Ligue Napoléonique”, movimento politico capitanato da un certo Pierre Costantini, eroe aviatore della grande guerra e corso, se per caso si volesse specificare. Al tempo dell’invasione tedesca, fra il quaranta e il quarantaquattro, la Ligue suddetta confluì nel PPF di Doriot che era il partito più favorevole alla collaborazione franco-germanica.  Con la disfatta tedesca Costantini era internato, allo stesso modo di Pound, prima in un campo di raccolta italiano, dove fu occasionale compagno di sventure di Amerigo Dumini che lo rammenta nel suo memoriale dal titolo adeguato a quei tempi di gesta belliche: “diciassette colpi”. Dipoi consegnato alla Francia veniva recluso in un asilo per alienati, dal quale, allo scadere della punizione, se ne tornava all’isola napoleonica per occultarsi nel suo palazzo fortezza fra i monti, arredato da volumi di dottrine arcane, e da sculture e dipinti d’altri tempi.

 

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