Teatro dell'Opera di Firenze

Torna Butterfly, la storia triste della fanciulla giapponese innamorata e dell'americano infido

Nuovo allestimento di Fabio Ceresa per 10 repliche da oggi fino a settembre

di Domenico Del Nero

Torna Butterfly, la storia triste della fanciulla giapponese innamorata e dell'americano infido

Oggi  Madama Butterfly è sicuramente una delle opere più amate dal pubblico dell’ Opera, eppure il suo battesimo non fu certo dei più felici.  Sembrava che la farfallina non dovesse spiccare il volo: colpa – secondo alcuni -  della lunghezza eccessiva del secondo atto, che Puccini pensò bene di dividere in due, interrompendolo a mezzo dell’attesa  notturna di Butterfly.

“ Ma buon Dio, anche se vestiti dei versi di Giacosa, come si possono musicare episodi, scene inconcludenti, che non hanno nessuna finalità lirica?” commentava  “La Perseveranza”. Tuttavia l’articolista  non solo lodava Puccini e biasimava le intemperanze del pubblico, ma preconizzava la futura resurrezione dell’opera.

“Pubblico schifoso, abbietto, villano” - tuonava Ramelde, sorella del compositore – Neanche una dimostrazione di stima  (…) Giacomo è persuaso di aver lavorato bene e che l’opera si riabbia (…) C’era Mascagni, Giordano: figurati godimento!”

Improbabile che i due illustri colleghi del maestro fossero così meschini da “godere” di una tale situazione.  Quel che è certo è questo: 17 febbraio 1904, clamoroso fiasco e caduta alla Scala.  28 maggio dello stesso anno: trionfo e resurrezione a Brescia. Poco più di tre mesi …

Butterfly è stata “di casa” all’Opera di Firenze in questi ultimi tempi, ma è una di quelle presenze che non stancano mai. E così, anche per la stagione estiva l’opera giapponese di Puccini torna ad allietare (si fa per dire, essendo una storia tristissima!) fiorentini e stranieri  con un nuovo allestimento in coproduzione con la Fondazione teatro Petruzzelli di Bari, con la regia di Fabio Ceresa (che già ha diretto l’allestimento dello scorso anno che però era diverso da questo) le scene di Tiziano Santi e i costumi di Tommaso Lagattolla: dieci spettacoli, a partire da oggi sino al 5 settembre.  Una regia già andata in scena a marzo a Bari, caratterizzata da un “impianto popolare e tradizionale, sia pure immersa in uno stilizzato contenitore dagli avvertiti riferimenti all’arte orientale” e con costumi “tradizionali, dell’Oriente (molto ricchi questi) e dell’Occidente al tempo della prima rappresentazione, cioè all’alba del secolo breve” [1]. Niente letture troppo  azzardate ed avveniristiche, il che certo non è un male (anzi): Fabio Ceresa inserisce la fanciulla Giapponese in uno scenario aperto, con una passerella proiettata verso l'infinito; mentre  Suzuki, caratterizzata da  lunghi capelli bianchi come un demone nipponico, difende da un lato la tenera Madama Butterfly dagli attacchi dello zio bonzo  per offrirle poi invece,  avvolta nel velluto rosso, la katana per l'harakiri.

Madama Butterfly  segna  la prima esperienza “orientale” dell’itinerario creativo di Giacomo Puccini,  sei anni dopo  l’Iris di Pietro  Mascagni accolta invece con favore dal pubblico anche se oggi va molto di moda (come quasi sempre avviene con  Mascagni) svalutarla soprattutto a vantaggio della creazione pucciniana, con la quale però ha ben poco in comune a parte l’ambientazione nipponica.  il  Giappone di Mascagni – o meglio del librettista Luigi Illica – era più orientato sul versante simbolista e appariva  una sorta di paese di sogno (o da incubo, per certi aspetti) ma questo non inficia l’alta qualità della musica, come riconobbe trai primi lo stesso Puccini.  Segno che anche il Sol Levante iniziava a riscaldare i palcoscenici operistici (e non certo solo quelli), quasi una sorta di nuovo filone di quell’aurea miniera che sono le “turcherie” da cui Mozart e Rossini avevano cavato gemme preziosissime.  Prima di Mascagni, Camille Saint – Saens ( 1835-1921), musicista appassionato di atmosfere esotiche  e lussureggianti,  aveva dato alla luce nel 1872 la Princesse Jaune,  dalla musica leggera e briosa, con l’uso della scala pentatonica per la coloritura orientale; mentre nel 1885 appariva il celebre Mikado di Gilbert & Sullivan, satira della società vittoriana in  chiave nipponica, ma in cui il  musicista (Sullivan) impiegò una manciata di temi giapponesi originali. Nel 1889, poi, l’esposizione universale di Parigi  aveva costituito una straordinaria occasione per sentire esecuzioni musicali orientali.

E per Butterfly?  L’esotismo non è una semplice “verniciatura”:  Puccini volle infatti che lo spettatore fosse in grado di identificare anche nella musica, e non solo nella scena, il Giappone.  Il compositore non solo si documentò su tutte le fonti allora disponibili, ma trascrisse anche all’impronta le melodie  cantate apposta per lui da ugole “blasonate” come quella della moglie dell’ambasciatore giapponese in Italia, signora Oyama; altre se le fece spedire incise su dischi da Tokyo. Nella partitura di Butterfly compaiono ben dieci temi originali e tutti in punti chiave della vicenda; ma soprattutto Puccini assimilò nel suo stile la maniera giapponese grazie all’uso delle scale “difettive”, soprattutto anemitoniche e pentafone. Il tutto però si amalgama alla perfezione con lo stile tipicamente pucciniano, senza forzature o “sbavature”.

Per il soggetto, Puccini, nel 1900, vide a Londra un dramma che il commediografo David Belasco aveva tratto da una novella dello scrittore americano J.L. Long, mutandone il finale da lieto in tragico.  Rimastone entusiasta,  chiese un libretto in due atti ai soliti Illica e Giacosa, che però risultava troppo lungo e sproporzionato  e troppo focalizzato sulla protagonista Cio – Cio – San, il cui ruolo oscurava quasi del tutto gli altri due “tradizionali” del tenore e del baritono. Effetto per la verità voluto dal compositore stesso, che voleva ridicolizzare il  personaggio del bell’amoroso: svuotato da ogni romanticismo, Pinkerton  ha una parte quasi da operetta; mentre il carattere della protagonista ha uno sviluppo coerente, dalla ingenuità iniziale, ai primi sospetti sul proprio destino sino al terzo atto, dove il dramma trova il suo compimento. Puccini infatti accettò a malincuore la divisione in due del secondo atto,  dovuta sopratuttto  alla caduta dell’opera alla Scala.  Oggi la versione comunemente rappresentata è quella in tre atti, anche se non è mancata qualche ripresa della versione originale.

Per quanto riguarda gli interpreti, l’edizione che va in scena da oggi a Firenze vede sul podio il maestro Giampaolo Bisanti (sostituito il 27 luglio da Andrea  Battistoni). Nel ruolo di Cio – Cio San si alternano Amarilli Nizza (18, 21, 24, 29/07)  e Yasko Sato; l’odioso yankee  Pinkerton, sicuramente uno dei … tenori più detestabili di tutta la storia del melodramma sarà Giuseppe Gipali (18, 21, 24, 29/07 e 01/09), alternato a Vincenzo Costanzo.  Nel ruolo di Sharpless Dario Solari (18, 21, 24, 29/07) e Francesco Verna, in quello di Suzuki Manuela Custer (18, 21, 24, 29/07) e  Annunziata Vestri.

Spettacoli:

Sab 18 luglio, ore 20:30
Lun 20 luglio, ore 20:30
Mar 21 luglio, ore 20:30
Ven 24 luglio, ore 20:30
Lun 27 luglio, ore 20:30
Mer 29 luglio, ore 20:30
Sab 29 agosto, ore 20:30
Mar 1 settembre, ore 20:30
Mar 8 settembre, ore 20:30
Sab 5 settembre, ore 15:30

La trama dell’opera:

ATTO I

Su una collina nei pressi di Nagasaki, l’ufficiale della marina americana Pinkerton visita, accompagnato da Goro, l’abitazione che ha acquistato per vivervi con Cio-Cio-San, la geisha che sta per sposare, e la cameriera Suzuki. L’uomo confida però al console Sharpless di essere intenzionato a prendere nuovamente moglie una volta rientrato in patria. Accompagnata da un gruppo di amiche, arriva finalmente la sposa; racconta al marito di essere diventata una geisha a causa delle difficili condizione economiche e gli mostra le poche cose che ha portato con sé, tra le quali il pugnale usato dal padre per uccidersi. Durante il brindisi irrompe lo zio Bonzo che, seguito da tutti i parenti, maledice e ripudia la nipote, rea di avere abbracciato una nuova religione. Pinkerton consola la moglie e i due si preparano a trascorrere assieme la prima notte di nozze.

 ATTO II

Sono passati tre anni e Cio-Cio-San attende, assieme a Suzuki, il ritorno del marito. Sharpless, giunto per preparare la ragazza alla notizia delle nuove nozze di Pinkerton, dopo essere stato interrotto dal principe Yamadori venuto a chiedere inutilmente la mano di Cio-Cio-San, non riesce a terminare il suo compito quando scopre che la donna ha avuto un figlio dall’ufficiale. D’improvviso un colpo di cannone annuncia l’arrivo della nave di Pinkerton e Cio-Cio-San, riempita la casa di fiori, ne attende trepidante il ritorno a fianco del bambino e della cameriera.

 ATTO III

È l’alba, ma l’uomo ancora non è arrivato. Mentre Cio-Cio-San è in camera con il piccolo, giunge finalmente Pinkerton, accompagnato da Sharpless e dalla nuova moglie Kate: venuto per chiedere l’affidamento del bambino, fugge pieno di rimorso. Quando Cio-Cio-San scorge Kate in giardino capisce tutta la verità e acconsente a lasciare il figlio al marito. Dopo un ultimo addio al piccolo si uccide, con lo stesso pugnale usato dal padre, nel momento stesso in cui rientra Pinkerton.



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