Editoriale

Pianeti vicini e lontani, fantasie e desideri (purtroppo) irrealizzabili

Su Kepler non arriveremo ma Plutone lo abbiamo visto da vicino e secondo un racconto di Lovecreaft...

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

' estate, lunga e pare la più calda degli ultimi tre secoli, siamo tormentati dalle zanzare, dalle tasse, dai continui sbarchi di clandestini, di rifugiati e dagli stupri quotidiani, insieme ad un’altra serie pressoché innumerevole di delitti e violenze. Siamo arrivati a far collassare la metropolitana di Roma – forse un abile stratagemma di Marino per confondere l’Isis in caso di attacco – e a far scomparire i numeri latini dalle vie. Troppo difficili da leggere.

È estate e dunque ci ammanniscono il solito reperterio di “tetteeculi” ovunque sui media, ma quest’anno abbiamo in più – in attesa dell’onnipresente “incontro con gli alieni” – non uno ma ben due pianeti di cui poter parlare.

Il secondo, il più lontano da noi, lo hanno subito chiamato “pianeta gemello” facendoci sperare che su di esso si potessero, per esempio, trasferire così che ne so… alcuni tra i mali che ci affliggono… dal governo alla disoccupazione, alla criminalità… tenendo presente però che se sul pianeta “gemello” (gemello manco pe’ gnente ) ci fossero degli autoctoni questi forse potrebbero avere qualcosa da ridire per una simile eventuale “invasione di extraplanetari”…

Ma comunque Kepler è distante, al momento non abbiamo la tecnologia adatta per raggiungerlo e schiodare Alfano dalla poltrona non è poi così semplice, perciò occupiamoci del primo pianeta, quello a noi più vicino: Plutone.

Finalmente la sonda – sì noi riempiamo anche lo spazio esterno di roba in movimento – ha raggiunto il più esterno tra i pianeti del nostro sistema solare e anche quello di più recente scoperta. Così ci hanno detto.

Intanto gli Egizi ed i Caldei già conoscevano l’esistenza di un astro posizionato là ove poi noi negli anni Trenta del secolo scorso abbiamo trovato quello che poi è stato chiamato Plutone, poi va anche detto che già esso era noto attraverso i nefandi testi del “Necronomicon” ed altri con il nome di Yuggoth.

Howard Phillips Lovecraft, nel suo racconto “Colui che sussurrava nelle tenebre” e in una lettera pubblicata su Scientific American datata al 25 agosto 1906, manifesta come Yuggoth altro non sia che Plutone abitato dalle aliene creature chiamate Mi-go. La loro città  è posta sull’orlo dove ha sede un’entità orribile e primigenia che periodicamente riemerge scatenando il panico tra la popolazione plutoniana.

L’essere ha nome Cxaxukluth della progenie di Azathoth, che con Tsathoggua da Xoth vercò gli abissi del cosmo per discendere quindi su Yuggoth dedicandosi al cannibalismo.

Siccome anche su Yuggoth evidentemente devono guadagnarsi da vivere, i Mi-go sono dediditi all’estrazione di un raro metallo utilizzato, oltre che per altri riti, anche per la costruzione dei loro “cilindri cerebrali” conosciuto con il nome di Tok’l.

Ora, a pensarci bene, visto che su Yuggoth, o Plutone se preferite, siamo stati in grado di arrivarci e visto che potrebbe essere già colonizzato da tali creature, il progetto di inviare là tutti i nostri mali, vi sembrerebbe azzardato o irrealizzabile?

Sempre  che si riesca a far alzare Alfano dalla sedia, lo so, lo so…

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