Il tema per eccellenza

L’evoluzione della tematica del Gruppo Equestre in Marino Marini

di Leyla  da Brest

L’evoluzione della tematica del Gruppo Equestre  in Marino Marini

Marino Marini

Uno dei temi preferiti da Marini Marini, anzi, potremmo addirittura dire il “tema” per eccellenza, è il gruppo equestre in cui il rapporto fra i due elementi, cavallo e cavaliere, viene sviluppandosi e modificandosi in corrispondenza della visione interiore del Maestro. Poiché la poetica di questo nostro scultore (troppo noto perché se ne debba ritessere l’ordito biografico), tende ad una universale presa di possesso, appare chiaro come attraverso l’emblematica raffigurazione del cavaliere e del cavallo, non si voglia esprimere un’immagine “tout court”, cioè non si voglia sfruttare solo esteticamente lo snodarsi di linee plastiche che il gruppo consente, ma si svolga piuttosto un ampio discorso filosofico che affonda le sue radici nel fertile terreno di un’arcaica ed eterna simbologia.

Questi cavalli di Marini (come del resto le figure femminili, su cui ci soffermeremo più avanti per un particolare discorso) mediante l’astrazione di linee sempre più rarefatte e stilizzate, esprimono non il cavallo individuale, ma l’universalità stessa del cavallo, l’idea platonica.

Rilievo che è estensibile ad una intera gamma di soggetti ed è particolarmente pregnante per i due sopra citati; comunque questo bisogno di enucleare l’universale estrapolandolo da uno scavo quasi impietoso della materia è fondamentale nell’intero discorso del Maestro toscano, con un particolare riferimento anche agli splendidi inquisiti ritratti dove la materia viene indagata, violata e costretta ad aprirsi per farne distillare l’anima del soggetto e trarne la più profonda essenzialità.

E proprio a causa di questo ancoraggio ad un universale imperituro di fronte alle frange caduche della contingenza, che elementi di antichità e di perpetuità sono determinanti e fondamentali in queste sculture caratterizzate dalla più assoluta atemporalità. Per quanto concerne il soggetto “principe” di Marini, soggetto ripetuto con una costanza che non va intesa come semplice iterazione o peggio scarsità di ispirazione, ma fedeltà assoluta al cosmo interiore e senso della inesauribilità delle combinazioni simbolico-materiche, non bisogna credere che questa preferenza renda le interpretazioni monocordi: talvolta il gruppo equestre viene rappresentato nelle tipiche granitiche forme mariniane talvolta invece si evolve in un’esplosione di linee creando una specie di “nodo movente formato dal cavallo e dal cavaliere” nel quale si afferma un particolare senso della proteiformità della materia. 

E’ così possibile rintracciare in esso le forme più disparate in apparenza totalmente estranee, eterogenee in un’applicazione totale del motivo alchemico delle possibilità trasmutatorie.

Resta comune a queste varie interpretazioni del gruppo equestre – come lo è anche per l’intera opera mariniana – quella sobrietà quasi schematica di linee compositive che richiama all’essenzialità elegante e primordiale di certe statuette nuragiche o di alcuni momenti particolarmente felici dell’Arte etrusca: schematicità che lungi dall’essere primitivismo ingenuo diviene un più raffinato, fondamentale possesso dell’essenza. 

Dal punto di vista contenutistico, appare evidente quasi sottolineata, in questo ripetuto modulo figurativo, la simbiosi fra cavaliere e cavallo; l’interazione delle due figure così strettamente connesse sembra voler significare il perfetto dominio dell’uomo sulla natura rappresentata dal cavallo: esempio di quel patto primordiale collegato ad un vasto ordito fiabesco.

La fabulazione offre un notevole contributo al linguaggio mariniano; non si pensi però di restringere questa fabulazione ad un semplice ruolo elusivo della realtà; essa è piuttosto un “medium” simbolico per la penetrazione globale della realtà stessa, nel tentativo, del resto pienamente riuscito, di arrivare al fondo delle cose attraverso la mimesi fiabesca, le trasposizioni allegoriche, i “transferts” giocati sul filo del simbolo in modo da accedere al nucleo eternamente uguale della realtà.

Le favole ed i miti cercati e rivissuti, quasi ricreati da Marini, non sono una volta di più che l’espressione, emozionalmente resa attraverso la rappresentazione simbolica di verità fondamentali e soprarazionali accessibili anche per un’altra via: filosofia e favole seguono in fondo lo stesso ordito. Proprio per questo riconnettersi ad una fondamentale mitologia il linguaggio di Marini diviene linguaggio popolare, al di sopra delle sovrastrutture intellettualistiche e difficili recuperi di strutturazioni legate ad un astratto costruttivismo geometrico, sempre però pervaso da una forte emozione, innegabilmente, ripetiamo, legata a quella visione mitico-simbolica costituente il punto intermedio fra razionalità e sentimento: il mito, che rappresenta in fondo una delle più antiche forme di comunicazione globale, diviene così mezzo di recupero di archetipi ancestrali.

In questa particolare ottica è evidente che il gusto per una espressività di tipo arcaico, in particolare per quella etruschità cui Marini è legato da motivi di sangue – è nato a Pistoia nel cuore di quella che fu l’antica Etruria – non va inteso come un semplice sfoggio erudito o ricerca solamente formale di un linguaggio che stupisca, ma piuttosto come la riappropriazione consapevole di una Verità totale, il collegamento con una linfa di tipo Tradizionale.

Sempre in questa ottica va inquadrato anche l’amore per la natura, magistralmente espresso nelle raffigurazioni di questi cavalli regali, assoluti.

In quanto al significato del gruppo equestre in rapporto a mutate percezioni spirituali, è interessante osservarne le tappe dell’evoluzione interpretativo-formale: dal cavaliere blocco granitico di evidente saldezza legato ad una Welthanschauung rinascimentale connessa con il concetto di “virtus” e di signoria dell’uomo sulla natura, si passa a strutture sempre più inquiete e drammatiche in rapporto alla tragica percezione mariniana di tempi nuovi, di inderogabili mutazioni nei rapporti fra l’uomo ed una realtà di cui l’uomo è sempre meno signore Stato d’animo che trova il suo culmine nella figura del cavaliere disarcionato quale espressione della valutazione diversa del rapporto uomo-cosmo.

In Marini è particolarmente sentita la necessità di un collegamento fra l’uomo e le grandi forze naturali: è un senso di assimilazione dell’uomo al Tutto che si fa strada attraverso le immagini delle opere del Maestro e che nella sua fase più matura, prescindendo sia dall’ottica rinascimentale permeata di un malinteso senso di supremazia umana, sia da quella opposta di un cristianesimo macerato e bigotto che rende l’uomo succube del dio, si apre ad una visione regale ed iniziatica.

Si crea perciò un rapporto tale fra uomo e cosmo, per cui l’uomo viene ad essere parte integrante di un “unicum sacrale” dove si ridimensionano, appunto, sia la presunzione umana di essere “la misura di tutte le cose” sia l’eccesso opposto, vale a dire l’autonegazione masochista di tipo settario-religioso.

L’essere legato ad un humus tradizionale e al senso dell’arcaicità, l’avere un rapporto costante con quote di elementi tratti dal mito, rendono Marini particolarmente sensibile al senso del Tragico: non solo è presente in Lui il senso della tragicità contingente ma il senso assoluto del dramma umano. Lo testimonia in maniera inequivocabile proprio l’evoluzione interpretativa del gruppo equestre: dai primi gruppi in cui il cavaliere dominava il cavallo (come nel “Grande Cavaliere” conservato attualmente all’Aja, monumento grandioso ed essenziale impregnato del tipico espressionismo mariniano) sino alle più recenti interpretazioni dove il rapporto di predominio dell’uomo sulla natura si spezza ed il Cavaliere precipita, è presente una polivalenza addirittura sconvolgente di simboli e significati esoterici: il mito dell’Eroe si incrina e l’uomo non è più vittorioso. L’ammettere però la possibile,  anzi la reale sconfitta dell’uomo specie in rapporto a parametri legati alla contingenza attuale, non ne immiserisce la nobiltà.

Sempre legato alla sua visione virile e solare, Marini pur sottolineando la sconfitta dell’uomo non disconosce la possibilità eroica del battersi, tanto più grande e sublime quanto più legata alla consapevolezza dell’inevitabile sconfitta. 

Così se di fronte al cavaliere saldo in arcioni ci sentivamo compresi da un senso sacrale di regalità, di fronte alla sublime infelicità del cavaliere caduto non possiamo sentire in senso di accorato rispetto che ci richiama alla memoria le parole di Pericle tramandateci da Tucidide: … “poiché gli ottimi sono coloro che sanno il pericolo e lo affrontano.”

Concludiamo queste annotazioni su un Maestro – il cui segno inconfondibile sovrasta tutte le altre possibilità formali e diviene unico appoggio rarefatto ed essenziale della forza dell’Assoluto – con una rapida menzione del particolare significato delle figure femminili. Anche qui semplificazione formale e rifiuto del calligrafismo in omaggio ad una “vis creatrice” che pulsa all’interno e che costituisce rivelazione immediata dì quell’Assoluto, di quello svelarsi baumgartiano dell’Infinito nel finito.

Le classiche Pomone, le loro linee morbide e tondeggianti particolarmente ubertose nel bacino e nel grembo, divengono emblema di una primitiva fecondità; il grembo delle donne di Marino è la terra, intesa come Terra madre, Demetra: arcaicità e modernità trovano il loro punto di armonia in queste figure splendide e rituali, nei cui fianchi la rozzezza e l’opulenza delle donne arcaiche così come ci appaiono nelle statue degli antichi  Liguri richiamano a riti primordiali.

Marini esprime nelle figure femminili l’aspetto  demetrico-lunare, mentre nei gruppo cavaliere-cavallo si manifesta la solarità di una visione virile ed olimpica.

Terra e Cielo, ginecocrazia ed aristocrazia regale e virile, si fondono in una poetica essenziale che sa essere attuale senza rinnegare, anzi recuperando come elemento primo, il contributo di tematiche eterne, saldamente ancorate ad una cristallina visione Trascendentale.


                                                                                         



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