Editoriale

Dopo il calcio-mercato ora tocca al museo-mercato, Franceschini ha aperto la stagione acquisti, poi toccherà al museo-scommesse

I vertici del patrimonio museale italiano svenduto agli stranieri, che nella maggioranza sono tedeschi e austriaci (strano!) con titoli ridicoli

Riccardo Rosati

di Riccardo Rosati

o confessiamo, siamo avviliti, umiliati, seppur non sconcertati. Da questo Governo e Ministro dei Beni Culturali ci aspettavamo il peggio, il quale è puntualmente giunto. Dario Franceschini non è solo palesemente incompetente nel suo ruolo – del resto non è certo il primo caso in quello che dovrebbe essere il principale dicastero del nostro Paese – ma specialmente un personaggio di rara arroganza. Da grande trombato del PD, costui sfoga la propria frustrazione politica con un presenzialismo imbarazzante, tempestando gli addetti ai lavori con almeno un comunicato stampa al giorno; che poi risulta essere niente di più del solito slogan alla maniera renziana.

Gli addetti ai lavori? Trascurabili le riflessioni Settis e del “settisino” Montanari, membri del Potere di Sinistra da anni, dunque non titolati moralmente a criticare quel mondo politico a cui appartengono, solo per darsi il solito, insopportabile tono. Prenderemo allora come spunto le considerazioni di personalità “altre”, spesso scomode, le quali concordano tutte sul fatto che questo concorso internazionale è stato uno sbaglio enorme! Sarebbe troppo lunga una digressione sul Diritto Amministrativo che regola le leggi in merito ai Beni Culturali. Possiamo solo dire che il “caro” Ministro ha praticamente disintegrato il fondamentale istituto del “vincolo”, affidandolo non più ai sovrintendenti, bensì ai prefetti... si sa che i poliziotti sono grandi esperti di arte. Non di “Riforma”, dunque, ma di “Disastro Franceschini” si dovrebbe parlare. Per non parlare della creazione di maxi-sistemi museali gestiti da un unico direttore, ammassando musei di varia natura. Il tutto per risparmiare e vendere il Patrimonio, così da dare priorità a interessi di segno diverso, svincolando lo Stato dall'ormai inutile Titolo 9 della Costituzione.

“I nomi stranieri per dirigere i musei? Una delusione assoluta”, così ha commentato la Caporetto della cultura in Italia Philippe Daverio, bocciando senza mezzi termini i nuovi “acquisti” stranieri: “Sono figure estremamente modeste dal punto di vista scientifico”. Il nostro Patrimonio ridotto a una specie di grottesco museo-mercato estivo, manco fosse la Serie A: chi ha comprato la Galleria Borghese quest'anno?

Ovviamente, Sgarbi non poteva starsene buono, ma almeno il “Vittorio Nazionale”, malgrado le troppe parolacce e un egotismo con pochi eguali, spesso di cose sensate ne dice, in malo modo, ma le dice: “Altro che svolta, quello di Franceschini è un errore grave: non si umiliano così i funzionari delle sovrintendenze. Non è un passo avanti, ma indietro, una mortificazione che poteva e doveva essere evitata”. Infatti, questo ridicolo concorso non si doveva fare, bisognava cercare una soluzione interna e non svenderci, come sempre, agli altri.

L'immortale canzone “La leggenda del Piave”, gloria delle memorie della Grande Guerra, recita questo celebre passaggio: “Non passa lo straniero!”. Imbarazzante è notare che invece è passato, invadendo quello di cui abbiamo di più sacro noi italiani: l'arte. Rabbia, tanta, troppa per essere espressa da chi, come noi, tenta disperatamente di mantenere il giusto contegno che si impone agli studiosi. Siamo comunque pervasi dallo stesso livore di Angelo Tartuferi, da oggi ex-direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze, al quale succederà la tedesca Cecilie Hollberg: “È l’ammissione di una sconfitta del nostro Paese”. Già, i germanici, sempre loro, quelli che erano i nemici dei cosiddetti Caimani del Piave. Possiamo addirittura parlare di  “invasione teutonica”, con due austriaci e tre tedeschi a dirigere il meglio delle nostre perle museali, inclusa la principale pinacoteca del mondo, gli Uffizi, che sta in Italia – come quasi tutti i maggiori musei – una terra dove si trova anche il Museo dei Musei, quei nostri Vaticani che asfaltano il tanto decantato Louvre. Il tutto nel Belpaese, ma in mani sempre più straniere.

Povero Tartuferi che si sfoga ancora: “[...] questo è un mestiere che abbiamo inventato noi, anche se spesso lo dimentichiamo. Abbiamo inventato in Italia la tutela dei Beni Culturali e schiere di tedeschi sono venuti a studiarla da noi”. Già, ma Lei crede che Franceschini, che non sa distinguere un originale greco da un trattore Breda, sappia ciò? Un nostro maestro in materia di Beni Culturali, Francesco Sisinni – autentica leggenda del Ministero ora indegnamente diretto dal signor Franceschini – amava ricordare a noi giovani studenti la fortuna che abbiamo avuto di nascere nel “Giardino d’Europa”, come lo definiva Dante. Caro Professore, Lei è un uomo di spirito, nel senso più alto e completo del termine. Inoltre, ha sempre amato molto le citazioni, eccone una però ben triste dall'“Amleto” shakespeariano: “Che schifo! Che schifo! È un giardino non sarchiato che va in seme!”.

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