I libri di Totalità

Rassegna mensile di novità librarie: Novembre 2015

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie: Novembre 2015

La copertina del libro

Massimo Teodori, Il vizietto cattocomunista (Marsilio, pagg. 174, Euro 14,00)

 

Si svelano qui le ambiguità di settant’anni di egemonie cattoliche e comuniste che - combinate nel «vizietto cattocomunista» - hanno reso l’Italia una democrazia anomala. Nei grandi Paesi europei l’alternarsi al potere di conservatori e riformatori ha prodotto l’espansione del benessere e delle libertà. In Italia, invece, la sinistra comunista e postcomunista, confluita con i democristiani nel Partito democratico, è rimasta estranea al riformismo socialista di stampo europeo e ha guardato con ostilità alla laicità dello Stato, con effetti negativi sui diritti civili e la giustizia sociale.

L’anomalia cattocomunista italiana è destinata a continuare all’infinito?

Con il rigore dello storico e lo spirito critico del laico, Massimo Teodori mette in luce l’intreccio perverso tra il conservatorismo burocratico comunista e il rapace «attaccamento alla roba» dei clericali: dalla versione di Palmiro Togliatti, che votando il Concordato pensava di giocare il Vaticano e ne fu giocato, al fatale moralismo di Enrico Berlinguer, attratto dal mondo cattolico, fino ai postdemocristiani d’oggi, Matteo Renzi e Sergio Mattarella, assurti al massimo potere con il benestare dei postcomunisti.

«Se è vero che Renzi ha rimosso le scorie veterocomuniste - scrive Teodori - è altrettanto incontestabile che non ha tagliato i ponti con il cattocomunismo, la vera palla al piede del riformismo italiano insediato al centro del Partito democratico».

ITALIA

 

Damiano Polano, La democrazia senza partiti  (Vita e Pensiero, pagg. 140, Euro 12,00)

 

Travolti dall'onda della personalizzazione della politica e dai ritmi della società dello spettacolo, i partiti hanno ormai modificato il loro volto e sono irrimediabilmente distanti dalle macchine politiche novecentesche. Oggi i partiti sembrano a molti soltanto maschere che celano, maldestramente, interessi di piccole e grandi consorterie, presenze fantasmatiche senza più consistenza, destinate a rimanere tra le memorie di un mondo definitivamente perduto. Ci sarà, dunque, una democrazia senza partiti? Saranno direttamente i cittadini a incidere sulle scelte politiche senza l'intermediazione di strutture organizzate? O, piuttosto, dovremo fare i conti con una nuova modalità di partito, più leggera e fluida, in grado di intercettare i mutamenti nelle domande della società e dei suoi settori? Sono gli interrogativi che muovono le riflessioni di Damiano Palano. La sua ricostruzione del processo di trasformazione delle 'gabbie d'acciaio' del XX secolo verso i partiti 'liquidi' odierni e futuri porta in primo piano il cuore del problema: dare sostanza reale a quell'oggetto misterioso e inafferrabile che siamo soliti chiamare 'democrazia europea'.

 

MONDO

 

Massimo Introvigne, Il fondamentalismo. Dalle origini all'ISIS (Sugarco, pagg. 240, Euro 16,00)

Massimo Introvigne, uno dei più noti sociologi delle religioni contemporanei, mostra che la domanda di religione ancora presente è in gran parte una domanda di conservatorismo. Una rigorosa analisi sociologica spiega come, e perché. «Conservatore», però, non è sinonimo di «fondamentalista». Anzi, «fondamentalista» è un’etichetta abusata che copre tre tipi diversi di organizzazioni religiose, di tipo – rispettivamente – conservatore, fondamentalista in senso stretto e ultra-fondamentalista. In una situazione normale, il tipo di religione che ha più successo è quello conservatore; il fondamentalismo ha una presenza più ridotta, l’ultra-fondamentalismo molto ridotta. Ma non viviamo tempi normali. In un’ampia seconda parte, tutta dedicata – dopo esempi tratti da altre religioni – al mondo islamico, Introvigne mostra come – dalla Palestina alla Turchia, dall’Algeria all’emigrazione musulmana in Europa, da bin Laden al Califfato dell’ISIS – situazioni di tensione nazionale o internazionale possono introdurre elementi di distorsione e impedire alla domanda di conservatorismo di trovare il suo sbocco normale. Si sviluppano così i movimenti fondamentalisti e le frange ultra-fondamentaliste, protagoniste anche degli episodi di terrorismo suicida.

TEMPI MODERNI

 

Mariolina Ceriotti Migliarese, Erotica & materna-Viaggio nell’universo femminile (Ares, pagg. 160, Euro 13,00)

 

Il nostro tempo accelerato, così legato alla dimensione del «fare» e della «prestazione», mina le fondamenta del femminile: la sua propensione all’accoglienza e alla tenerezza, come la sua naturale empatia e apertura alla vita. In particolare, assistiamo a una preoccupante scissione tra la dimensione erotica e la dimensione materna della donna, tra l’amore di sé e l’amore dell’altro: se l’eccesso della componente erotico/narcisistica comporta, infatti, egoismo e aridità emotiva, lo squilibrio verso la componente materna spinge verso modalità soffocanti che sono altrettanto pericolose nelle relazioni interpersonali. Dopo l’estesa ricognizione sulle «famiglie imperfette», Mariolina Ceriotti Migliarese esplora il «mistero»  dell’universo femminile, le sue criticità e le sue inesauribili risorse, con una riflessione originale piena di spunti concreti e positivi, che sarà di grande aiuto per chi non si accontenta di relazioni provvisorie e incomplete, ma desidera incontrarsi, rispettarsi e volersi bene.

 

FILOSOFIA

 

Giovanni Gentile, Discorsi di religione, a cura di Paolo Bettineschi, postfazione di Carmelo Vigna (Orthotes, pagg. 178, Euro 16,00).

 

Viene qui ripubblicata in forma editoriale rivista e migliorata una delle più belle e significative opere gentiliane, in cui al centro è il problema, sempre urgente ed attuale, del senso filosofico della religione. Quale significato può attribuire il sapere speculativo a quella forma mai davvero oltrepassabile dello spirito umano che è la religione? Se, per l’attualismo, «il pensiero non può esistere a nessun patto senza assumere un atteggiamento religioso», allora, «prescindere da questo è lo stesso che proporsi di fare a meno del pensiero». Così, non solo la politica e la morale non riescono ad esistere veramente al di là di un rapporto concreto con la religione e con il divino, ma anche la teoria dell’atto spirituale impone al soggetto quell’«auto-obiettivazione», tipica del momento religioso e dell’idea di Dio, senza della quale «lo spirito sarebbe solo una semplice presunzione, non una realtà che si prova reale».

 

SOCIOLOGIA

 

Simone Raffaele, Come la democrazia fallisce (Garzanti, pagg. 224, Euro 17,00)

Da almeno un decennio l'Occidente è scosso da due fenomeni imponenti: il crescente assenteismo elettorale e la nascita di movimenti e partiti che, pur di segno diverso, sono unificati dal violento movente antipolitico e antidemocratico. Nel frattempo regimi evidentemente dispotici diventano attori primari nel contesto planetario: Russia, Cina, i paesi del petrolio. Questi poli disegnano una situazione potenzialmente critica, quale non si era mai vista dalla fine della Seconda Guerra mondiale, che è probabilmente una crisi storica: il modello democratico sta forse arrivando al suo termine? Come la democrazia fallisce smonta pezzo a pezzo il glorioso paradigma democratico, mostrando che esso funziona a patto di prendere le sue componenti non come principi veri o promesse reali ma come “finzioni”, cioè come obiettivi impossibili, che nondimeno riescono a guidare il comportamento. Questi principi sono oggi avviluppati in insanabili contraddizioni. Prendendo per vero l'ideale di uguaglianza ad esempio si è finiti in irreparabili eccessi ed errori, come l'erosione di qualunque idea di autorità; assumendo come vera l'idea che la democrazia è una fata generosa, si pretende dalla sfera pubblica una miriade di prestazioni a cui essa non può fare fronte. Nel frattempo, con il supporto della globalizzazione si sono formati nuovi poteri, non derivanti da elezioni di alcun tipo e indifferenti a confini e sovranità statali, che prosperano all'ombra della democrazia mentre ne svuotano il significato, privando di potere gli stati sovrani.

 

CLASSICI

 

Ezra Pound, Jefferson e Mussolini - a cura di Luca Gallesi (Bietti, pagg. 136, Euro 14,00)

 

Scritto direttamente in italiano, questo pamphlet sancisce la definitiva e inequivocabile vicinanza

intellettuale di Ezra Pound al Regime mussoliniano. Nel Duce il poeta statunitense vide un continuatore dell’opera del Presidente americano Thomas Jefferson, che – come l’autore – sempre si batté per la salvaguardia del potere politico dall’usura e dalla speculazione. Tra le righe di questo testo «maledetto » il lettore non trova solo materiale per ricostruire la sfaccettata personalità di uno dei fondatori del modernismo novecentesco, ma anche diversi spunti per comprendere la nostra attualità, dominata da nuovi signori dell’oro che giocano con i destini dei popoli.

"Questo manoscritto - scrive Pound - fu da me  completato e lasciò le mie mani nel febbraio 1933. 40 editori l'hanno rifiutato. Nessun mio dattiloscritto è stato letto da tante persone, né mai mi procurò una corrispondenza tanto interessante. Viene qui stampato verbatim, inalterato. Non ho più visto il manoscritto da quando lasciò Rapallo, finché mi ritornò sotto forma di bozze di stampa. Viene edito come testimonianza di ciò che vidi nel 1933. La prefazione di settembre (1933) segnalava una eccitante attesa, che è diventata gradatamente più palpitante e meno promettente."

 

 

 

STORIA

 

Giuseppe Valditara, L' immigrazione nell'antica Roma (Rubbettino, pagg. 59, Euro 10,00)

 

Roma antica è alle origini dell'Occidente, ma che cosa spiega il successo di una civiltà millenaria? Innanzitutto la consapevolezza di essere una civiltà. Roma era in primo luogo un'idea. Fondamentale era l'orgoglio di condividere quell'idea, di far parte di quella comunità. Roma nasce dalla fusione di popoli diversi. L'unità nella diversità è il sintagma che riassume al meglio questa condizione. Roma integra tutti e non conosce discriminazioni di razza né, almeno fino all'impero, di religione. Non era possibile tuttavia la doppia cittadinanza: o si stava da una parte dall'altra. L'identità romana è molto chiara e molto forte. Le espulsioni, a partire dal III secolo a.C, frequenti. migranti se non sono utili alle necessità dell'impero o se rischiano di turbare equilibri sociali o economici vengono respinti cacciati. La cittadinanza si revoca a chi non la merita. L'interesse della res publicae il principio cardine della politica romana in tema di immigrazione e di cittadinanza. Dice bene Elio Aristide: i romani sono l'unico fra popoli antichi ad avere una concezione aperta di cittadinanza, ma la cittadinanza è stata concessa solo a chi se la è meritata. Aurelio Vittore, africano, ma orgogliosamente romano, conclude: la crisi di Roma è colpa di quegli imperatori che hanno lasciato entrare chiunque, persone per bene e delinquenti, civilizzati e barbari, favorendo la decadenza e consentendo ai barbari di governarci.

 

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Guido Belmonte, Regno delle Due Sicilie - Liberali, ecclesiastici, fuoriusciti, traditori (Controcorrente, pagg. 216, Euro 20,00)

“Il più grande costruttore dello Stato italiano fu un altro stato, lo Stato piemontese e questo è il nostro peccato originale”. Con queste parole, scritte nel 1919, Giuseppe Capograssi iniziava la sua denuncia dei danni che quel “peccato” aveva prodotto a un’Italia formatasi da un’aggregazione forzata del Sud al Nord.

Un pregiudizio antimeridionale, radicatosi in occasione di quell’evento, ha condizionato 150 anni di vita unitaria. Una sua recrudescenza, dopo il 1945, fu avvertita con disagio da un Mezzogiorno reso ancor più subalterno dalla guerra perduta. Fu allora che il Sud, come ricorda Giovanni Artieri, cominciò a riportare in luce una storiografia “rimasta in ombra” sotto il Regno Unitario, “particolarmente ricca e interessante proprio in rapporto al Reame di Napoli, al Mezzogiorno e alla Sicilia”.

Si rilessero con estrema attenzione i libri di Giacinto de’ Sivo, Giuseppe Buttà, G. R. Mundy e fiorì una storiografia che delle Due Sicilie operava una rivalutazione, dimostrando come parecchie delle negatività attribuite dalla volgata risorgimentale a quel Regno dovessero considerarsi poco meno d’un falso. Guida critica ed esempio d’una tal opera di demistificazione divenne L’Alfiere, rivista fondata nel 1960 da Silvio Vitale: uno studioso che, respingendo il luogo comune di una presunta inferiorità del Mezzogiorno, intraprese – schivo d’ipocrisie anche nella scelta delle parole – quel lavoro di “revisione storica” che va recuperando al Sud una memoria ingiustamente negata.

Il libro dà conto di questa rivalutazione in una rassegna, che include: la conquista del Sud nei rapporti con la Chiesa cattolica; ciò che questa, nel travaglio d’una crisi che fu anche religiosa, subì a opera del Piemonte e dello Stato Unitario; taluni segni di floridezza del Regno sotto Ferdinando II; il 1848 e l’inizio della “passione” di quel Re; le congiunture internazionali che favorirono l’aggressione al Regno delle Due Sicilie; i limiti d’una classe politica rappresentata dagli esuli del Sud a Torino tornati a Napoli; l’insorgere della questione meridionale.

 

                                                                      ***

 

Giulio Vignoli, L’irredentismo italiano di Nizza e del Nizzardo (Settimo Sigillo, pagg. 160, Euro 14,00)

 

Da sempre attento alle questioni relative alle  minoranze italofone ,  incorporate in altri Stati – particolarmente del confine occidentale con la Francia, e di quello orientale, inerente all’Istria e alla Dalmazia – che hanno comportato per la penisola il sacrificio e la perdita di diverse migliaia di chilometri quadrati di superficie, Giulio Vignoli conferma la sua caratteristica di intellettuale “impegnato” ed insieme rigoroso.

Il suo ultimo  libro costituisce infatti  il primo tentativo da parte di un accademico, di chiarire le motivazioni delle rivendicazioni italiane sul territorio di Nizza nel 1938 e di descrivere con equità la sua occupazione da parte dell'Italia durante la guerra dal 1940 al 1943.

 L’irredentismo italiano di Nizza e del Nizzardo fornisce inoltre  nuove informazioni, nuove perché fin qui non conosciute o volutamente ignorate, circa la possibile concordata entrata in guerra, con la Francia, come risulterebbe dal carteggio conservato (e poi sparito) nell’Archivio privato di Umberto II a Cascais. In appendice  Vignoli  va alla riscoperta di Marcello Firpo, poliedrico autore italiano, scrittore e poeta dialettale, che subì gravi persecuzioni da parte francese per l'accusa di collaborazionismo, scontando addirittura sette anni di lavori forzati nel carcere di Marsiglia.  

“Caso” del tutto ignoto in Italia.

 

                                                                      ***

 

Stefano Fabei, La Grande guerra e la rivoluzione proletaria (in Edibus, pag. 184, Euro 18,00)

 

Un secolo fa, tra l’agosto del 1914 e il maggio del 1915, mentre in Europa già infuriava lo scontro tra gli eserciti delle più importanti potenze, l’Italia fu teatro al suo interno di contrapposizioni spesso drammatiche che riguardarono fronti compositi, uno favorevole all’entrata in guerra, l’altro contrario. In questo libro si ricostruiscono le fasi attraverso cui il sindacalismo rivoluzionario italiano – o meglio, alcune delle sue più rappresentative componenti – passò dal campo neutralista a quello interventista e quanto pesò tale contributo. Un’approfondita analisi permette, inoltre, di comprendere le condizioni critiche in cui si trovava il movimento rivoluzionario nel nostro Paese – socialisti, anarchici, sindacalisti e repubblicani – al momento dell’attentato di Sarajevo (28 giugno 1914) e all’inizio delle agitazioni in favore dell’entrata dell’Italia nel Primo conflitto mondiale a fianco delle forze dell’Intesa. Un ulteriore apporto alla comprensione delle origini del fascismo.

 

                                                                      ***

 

Peter Antill, Berlino 1945 (Libreria Editrice Goriziana, pagg. 149, Euro 20,00)

Alla metà di aprile del 1945 la Germania di Aldolf Hitler si trovava sull'orlo del tracollo, con l'Armata Rossa distante meno di 100 km dai suoi confini orientali e pronta a conquistare la capitale tedesca. L'autore descrive gli eventi che caratterizzarono questa fase conclusiva del Secondo conflitto mondiale, esaminando la marcia delle truppe sovietiche verso Berlino e l'ultima resistenza opposta dalle forze germaniche. Corredato da numerose mappe e illustrazioni, il libro descrive con grande efficacia e realismo l'agonia del regime e la fine delle operazioni belliche in Europa, analizzando la strategia delle parti in lotta e le tattiche improvvisate di guerra urbana impiegate dai loro eserciti.

 

                                                                      ***

 

Filippo Maria Battaglia, Stai zitta e va’ in cucina – Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (Bollati Boringhieri, pagg. 114, Euro 10,00)

 

A casa sono le regine indiscusse, fuori le suddite sottomesse. Viste dalla politica, le donne italiane devono essere così. «La moglie fa la moglie e basta», deve essere «remissiva», ha molti doveri, pochi diritti e «specifiche attitudini». Se la donna è emancipata diventa subito di «facili costumi», se è bella «è per questo che fa carriera», se è brillante non può che essere «abilmente manovrata». Stai zitta e va’ in cucina è la storia degli insulti, delle discriminazioni e dei pregiudizi politici nei confronti delle donne. Ed è una storia a cui prendono parte quasi tutti: i padri costituenti e Beppe Grillo, il Pci e Silvio Berlusconi, la Dc e i partiti laici, i piccoli movimenti e le grandi coalizioni. Da questo punto di vista, la politica italiana si mostra singolarmente unanime.
Nell’Italia repubblicana la crociata sessista arruola tutti: premier, segretari di partito, ministri, capi di Stato, giù giù fino all’ultimo portaborse sconosciuto. Dopo il suffragio universale, «concesso» nel ’45, il maschilismo italico si fa sentire già con la stesura della Costituzione, per proseguire fino ai giorni nostri, tra appelli, citazioni sofisticate e insulti da bettola.
Dalla battaglia sul divorzio alle norme contro la violenza sessuale, dall’accesso alla magistratura al dibattito sulle quote rosa, questo libro è un succinto racconto storico – incredibilmente attuale –, per capire come si è diffusa e perpetrata la misoginia politica in uno dei Paesi più maschilisti d’Europa.

 

PERSONAGGI

Geminello Alvi, Eccentrici (Adelphi, pagg. 184, Euro 13,00)

Occhialuti alchimisti rovinati dall'assenzio, lottatori che combattono contro le tigri a pugni nudi e si convertono poi all'ascetismo per soggiogare ben altre belve, temerari aeronauti che atterrano sul tetto dei grandi magazzini di Parigi, generali cosacchi buddhisti, digiunatrici poliglotte, trasvolatori infelici, inventori di cannoni eterici, pittori monocromi devoti a Santa Rita. Da Cary Grant a Lovecraft, da Salgari a Pancho Villa e a Buster Keaton, i quarantadue personaggi raccontati da Alvi sono stravaganti e folli, certo, ma soprattutto sono uomini e donne che fremono per l'ansia di inseguire la vita e vi si perdono, mostrandone l'infinita varietà e potenza. Su tutti spicca la biografia del barone von Ungern Sternberg, il generale dei cosacchi buddista che, combattendo i comunisti sovietici, morì fucilato a trentacinque anni. I mongoli videro in lui la reincarnazione di Gengis Khan. Rammentava di aver creato un ordine militare buddista. Fece aggiungere agli atti del processo che lo condusse alla morte: “Nei testi buddisti e negli antichi libri cristiani si leggono gravi profezie per il tempo in cui dovrà cominciare la lotta tra spiriti del bene e spiriti del male. Quando la depravazione invaderà il mondo per cancellare la civiltà e negare la diversità dei popoli”.

                                                                     

TRADIZIONI

Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, Halloween. Origini, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia (Il Ponte Vecchio, pagg. 336, Euro 16,90)

 

La celebrazione di Halloween ha preso piede anche in Italia, tanto da proporsi oggi come uno degli appuntamenti più attesi. Bambini mascherati, zucche intagliate, clima horror. Ciò non manca di suscitare un dibattito, dato che si tratterebbe di usanze ritenute importate, estranee alle nostre tradizioni. Ma è davvero così? Ora, se è vero che il boom odierno è dovuto a suggestioni mediatiche provenienti da oltreoceano, è vero altrettanto che nel folklore di tutte le regioni d'Italia, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti (31 ottobre) a San Martino (11 novembre) sono da sempre presenti, o almeno lo erano fino a pochi decenni fa, tutti gli elementi costitutivi della festa, improntata sulla celebrazione di un "ritorno dei morti". L'intero bagaglio della ricorrenza è in effetti di derivazione europea, come mostrano Baldini e Bellosi in un viaggio suggestivo nel folklore del nostro Paese, nel mondo delle tradizioni, delle dinamiche culturali e del costume che non mancherà di affascinare ogni genere di lettore.

LETTERATURA

Kunnas Tarmo,  L'avventura di Knut Hamsun (Settimo Sigillo, pagg. 160, Euro 20,00)

Tarmo Kunnas mette a fuoco in forma essenziale le diverse componenti che costituiscono la visione letteraria di Knut Hamsun (1859-1952): narrazione, tematiche, caratteri stilistici. Lo scrittore norvegese autodidatta, moderno ed “arcaico” al tempo stesso, viene qui inserito nel contesto sociale e culturale nordeuropeo dell’epoca ed analizzato attraverso il legame segreto quanto complesso tra la creazione artistica e gli esiti di una idea politica.
L’autore svela non solo il carattere peculiarmente ambiguo dell’engagement di Hamsun, ma anche  il senso di un’utopia dai contorni – di fatto – attuali: la lotta tra due concezioni del mondo identificate dal pensiero unico, egemonico, persuaso di poter calcolare, quantificare, pesare e misurare il tutto – ovvero il pensiero secondo il quale l’esattezza è la verità – e dalla visione invece consapevole che il mondo si presta ad interpretazioni molteplici, e che l’uomo permane umano solo quando è davanti all’Essere. Hamsun si pone dalla parte dell’inquietudine e della ricerca, dei profeti e degli artisti, di tutti coloro cioè che hanno saputo conservare un’innocenza: se è in primo luogo un creatore di miti, alla luce di questo saggio lo scrittore si rivela anche come il precursore di una strutturata sensibilità ecologica, nonché l’avversari o di un’Europa materialista e mercantile nel nome dei valori umani universali.

 

VITA VISSUTA

 

Elena Venditti, Non mi abbracciare (Aliberti Wingsbert House, pagg. 304, Euro 16,00)

 

La  storia vera e sconvolgente di una giovinezza buttata al vento. Elena è una ragazza romana che alla fine degli anni Settanta ha poco più di vent'anni. La sua è una famiglia comunista e antifascista da sempre. Il padre, giornalista politico di "Paese Sera", la madre attivista alla sezione del PCI del quartiere. Anche Elena e la sorella sono impegnate con i giovani comunisti del partito. Ma succede qualcosa. Elena si innamora di Livio, estremista nero e lo segue senza condizioni. Sceglie la destra. La destra estrema: i piedi a un millimetro dall'abisso. Poi, la clandestinità. Il terrorismo. Il carcere, la paura di tornare a vivere. "Non mi abbracciare" racconta la generazione folle degli anni di piombo, testimoniata da una storia di vita drammatica ed esemplare in cui davvero il personale è politico e i sentimenti si intrecciano con le ossessioni ideologiche. Mentre la vita di una ragazza poco più che adolescente si perde giorno dopo giorno in un vortice di violenza, recriminazione, disperata ricerca di amore.

 

 

CATALOGO

 

Autori Vari, Bellezza divina - Tra Van Gogh, Chagall e Fontana (Marsilio, pagg. 248, Euro 34,00)

 

E’ il catalogo della mostra in corso a Palazzo Strozzi, a Firenze, dal 24.9.2015 al 24.01.2016.

L'arte sacra viene tradizionalmente legata ai secoli che vanno dal Medioevo fino al Seicento. Non scompare in realtà mai del tutto e questa mostra ne ripercorre i passi, nel periodo compreso tra gli anni Ottanta dell'Ottocento e il 1950, sia in ambito italiano che internazionale. Con un approccio inedito, si va a indagare il rapporto tra arte e Chiesa, quel legame che era stato inscindibile nei secoli precedenti e che pareva perduto nell'epoca della modernità. Un lavoro unico, che riunisce grandissimi nomi come Gauguin, Picasso, Rodin, Munch, Segantini, Fontana.

 

                                                                     

CINEMA

 

Marina Pellanda, Andrej Tarkovskij, Andrej Rublëv (Lindau, pagg. 288, Euro 24,00)

La storia di Andrej Rublëv, il secondo lungometraggio di Andrej Tarkovskij, ha inizio nel 1964 quando, dopo il successo dell’Infanzia di Ivan, al regista vengono concessi i finanziamenti che gli permetteranno di raccontare la vita del più grande pittore di icone del medioevo russo. All’epoca l’Unione Sovietica sta vivendo il «disgelo» voluto da Chrušcëv, durante il quale si susseguono alcuni timidi segnali di apertura. Proprio sfruttando questi spiragli di libertà, Tarkovskij racconta la vicenda del monaco pittore vissuto in tempi calamitosi (la Russia del XIV e XV secolo), facendone una metafora del potere salvifico dell’arte e dello spirito dell’uomo, e un atto d’accusa verso i totalitarismi che non ha perso nulla della sua forza originaria.

 

 

MUSICA

 

Paolo Isotta, Altri canti di Marte – Udire in voce mista al dolce suono (Marsilio, pagg. 464, Euro 20,00)

Questo libro era nato come continuazione de “La virtù dell’elefante”, che di nuovo ha fatto conoscere Paolo Isotta storico della musica e lo ha rivelato protagonista della letteratura italiana. Isotta avrebbe dovuto fare qualche correzione, parlare di qualche amico vecchio e nuovo, di qualche altro libro letto, di qualche film visto, di musica ascoltata. Però quando ha incominciato a scrivere non immaginava che quest’opera possedesse una volontà propria e, nel breve giro della stesura (da gennaio a luglio del 2015), la affermasse progressivamente. Così Altri canti di Marte è la serie di aggiunte e correzioni promessa; ma contiene anche le più profonde riflessioni dell’autore sulla musica: scritte adesso ed ex novo. Vi sono le pagine sui prediletti Alessandro Scarlatti, Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Ciaikovskij, Verdi; e una “lettura” del Parsifal di Wagner che apporta nuova luce sul capolavoro. Ma l’indagine di Isotta si è rivolta particolarmente al Novecento musicale: i capitoli più densi sono quelli su George Enescu, Karol Szymanowski, Franco Alfano, Ottorino Respighi e Gino Marinuzzi, che fin qui nessuno aveva considerato addirittura come fra i sommi compositori del Novecento. Dopo questo libro la storia musicale del Ventesimo secolo dovrà essere riscritta. Il titolo Altri canti di Marte viene dall’omonimo Sonetto di Giovan Battista Marino. “Canti” è un congiuntivo esortativo: il poeta invita altri a cantare le imprese guerresche e “i trionfi di Morte orrida e fera”: egli canterà l’amore. E questo libro è un canto d’amore per la musica e per la vita.

 

 

 

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