Editoriale

Renzi, l'Europa e l'Italia

Un premier disastroso, senza politica estera, e con i conti taroccati

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

ì, abbiate pazienza, mi meraviglio non poco che diversi amici abbiano inteso la polemica tra Junker e Renzi come qualcosa che ha a che fare con il patriottismo, l’orgoglio nazionale. Nulla di ciò che Renzi ha detto o mai fatto ha o ha avuto mai questo obiettivo. Ed anzi è proprio in politica estera (e nella difesa di qualcosa che vada oltre ai suoi più stringenti interessi personali) che il giovane premier mostra e ha mostrato il suo monumentale nulla. Infatti, se ancora entro i confini nazionali in molti gli danno retta (se non fosse altro per la nostra l’ancestrale vocazione a stare comunque e sempre con il vincitore), è proprio in Europa che iniziano a comprendere quale sia il suo reale peso specifico. Un tale fanfarone, un tale gradasso, che qualcuno lo ha già paragonato a Tartarin de Tarascon di Daudet! 

La strategia di Renzi, semmai, sembra essere stata fin ora quella di tentare di accreditare e blindare sé stesso in campo internazionale acconsentendo ad ogni richiesta tedesca o del più forte di turno (fedele al motto: forte con i deboli, debole con i forti). E ora ad ogni richiesta americana per certi versi e ancora per la sua sopravvivenza politica interna per altri. 

Risultato è che l’Italia non ha neanche un Commissario europeo (è l’unica carica che conta nell’Ue), ma ha un’inutile casella alla politica estera europea per di più riempita con un’inutile e labile figura, Federica Mogherini (nulla di personale, è oggettivo e stop). Il risultato è che con i conti tutti sballati che l’Italia ha presentato e la manovra economica che hanno immaginato tra Tesoro e Chigi basta su una crescita del pil nazionale a più 1,6 per cento (prego di guardare il trend del debito pubblico, please!), il nostro Paese rischia di essere commissariato e il nostro brillante premier subissato di pernacchie!

 Seguono poi le politiche sull’immigrazione che hanno visto l’Italia impastare di buonismo l’incapacità strutturale di gestione del fenomeno con il risultato che mai nei vertici europei sul tema, un nostro rappresentante (abbiamo un rappresentante?) sia stato invitato a dire la sua.  In barba a tutti quei nostri militari e civili che si fanno un gran mazzo ogni giorno.

Vogliamo ora parlare della Libia? Certo, ai tempi dell’attacco francese (mosso da Sarkozy dalla ricerca di consenso nazionale e desiderio di limitare gli interessi italiani nella regione) non fummo brillanti, tanto dall’essere costretti a partecipare allo stupro della “nostra fidanzata” per conservare qualcosa della sua cospicua dote. Ma ora? Boh? Ogni giorno una proposta, ogni giorno una smentita: siamo passati “dalle coste libiche non si toccano” al “siamo in prima fila nell’azione militare”, fino all’appoggio diplomatico ad un governo di unità nazionale libico che non pare affatto decollare.

 Dei due marò, poi che dire? Basti ricordare da quanti anni la questione è aperta e quale reale azione abbia fatto questo governo di fenomeni della politica estera. Siamo tanto deboli e ricattabili (sul tema della ricattabilità l’allora ministro Terzi ha raccontato abbastanza, ma non proprio tutto) che ci siamo affidati ad un concordato internazionale. Un po’ come alle scuole elementari: se qualcuno ci rubava la merenda finiva che disperati chiamavamo un gruppo di amici per farcela ridare.

 Ecco, il guaio è che a tale mollezza internazionale, Renzi alterna una arroganza interna senza precedenti. Non ultima e di una gravità non del tutto compresa dai più, è l’iniziativa di far nascere sotto l’egida di palazzo Chigi una struttura di Cyber-sicurezza del tutto slegata dai nostri Servizi per darla in gestione niente po po di meno che all’amico Marco Carrai! Già me lo vedo in smoking mentre ordina un Martini mescolato, non shakerato. Il mio nome è: "Carrai, Marco Carrai!"

Ragazzi, siamo sì alla post-democrazia, saremo sì al partito unico, va bene l’uomo solo al comando con tutte le analisi sul leaderismo che caratterizza la politica occidentale; ma qui siamo quasi al livello di una struttura di sicurezza parallela privata!

Il ragazzo è fin troppo sveglio, ha già disarticolato buona parte dei ministeri e portato le loro competenze alla Presidenza del Consiglio: Cooperazione Internazionale, partecipate del ministero del Tesoro e tant’altro (senza pensare come s’è messo “sotto botta” la stampa nazionale e quale mostro rischia di divenire la riforma del senato combinata con quella del sistema elettorale), ma con la sicurezza nazionale non si scherza (qualcuno che di queste cosucce delicate se ne intende, l’ha già messo in guardia dalle colonne di un quotidiano romano), ci si brucia e di brutto (e magari fosse che qualcuno anche in Italia lo rimettesse in riga). Va pur bene (per dire) nominare a capo dell’Ufficio giuridico della presenza del Consiglio il capo dei vigili urbani di Firenze, ma non è che Palazzo Chigi possa diventare il club degli amici o il dopo lavoro di Rignano sull’Arno!


Caro Francesco,

premesso che condivido tutto quello che scrivi, lasciami però sottolineare che non si tratta di malintesa attribuzione di patriottismo al premier fiorentino (rispondo così anche all'amico Vincenzo Pacifici che mi aveva sollevato le tue stesse obbiezioni). So benissimo che leggere nell'atteggiamento di Renzi un benemerito orgoglio nazionale è illusorio e fuorviante. 

Cionostante non permetto a uno Juncker qualsiasi di offendermi attraverso il Presidente del Consiglio, anche se non lo stimo, anche se penso che sia una delle peggiori disgrazie che ci siano capitate.

Il mio orgoglio di italiana è più forte del disprezzo che provo per chi ci fa fare le pessime figure che ben rievochi, ma spetta a me, a noi, italiani risolvere la faccenda e non mi va di mettermi nelle mani dell'europa (la minuscola non è un refuso) della finanza solo per liberarmi di Renzi. 

Simonetta Bartolini 

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Crispino il 20/01/2016 20:09:07

    Mi sento rinfrancato dalla misurata ma esplicita postilla del Direttore , Simonetta Bartolini. Il giocatore bullo Matteo Renzi ha limiti di fiato e di tecnica assolutamente evidenti ma indossa la maglia azzurra e non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello tifare contro di lui come sembra stia facendo una parte, irriconoscibile, di gente di destra. Innanzi tutto, quando e' in atto una seria controversia internazionale , si pone un problema preciso di fedelta' e di lealta' verso le istituzioni della Nazione , ancor piu' impegnativo per chi , per storia e tradizione, pone l'interesse nazionale come valore preminente. La contrapposizione partitica, ancorche' necessaria e giustissima , deve trovare dei limiti in questi casi. C'e' poi il problema di merito . Sono mesi ed anni che da destra (e non solo) si stigmatizza la piatta accettazione italiana di certe politiche UE dettate dalla chiarissima sudditanza alla culona tedesca. Con atteggiamenti forse approssimativi e discutibili il governo italiano oggi si sta rivoltando contro quelle politiche e quella sudditanza (questa e' l'interpretazione pressoche' unanime dela stampa internazionale). Alle inevitabili sberle che nel contrasto derivano ai rappresentanti italiani qualcuno applaude : " Ben gli sta". Umiliante.

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