Primo sì in Parlamento

Unioni civili: più che un accordo, la saga dell'ipocrisia

Uno scialbo pareggio: tutti felici, nessuno felice, nel trionfo del peggio della politica

di Giovanni F.  Accolla

Unioni civili: più che un accordo, la saga dell'ipocrisia

Unioni civili: più che un accordo, la saga dell’ipocrisia. Abolita l'adozione e adottata l'infedeltà come discrimine, si va avanti tutti con le coscienze a posto.

Risultato, uno scialbo pareggio: tutti felici, nessuno felice. Ma Renzi dal suo regno delle fandonie, al solito, ha spacciato questo ennesimo obbrobrio del compromesso, come l’ennesima (falsa) vittoria del suo fantasmagorico ed eterogeneo governo. 

A furia di teorizzare il cambiamento (o la rottamazione) come se non ci fosse altro - per le sorti magnifiche e progressive dell’umanità - che la negazione del dato, non avendo la forza culturale né forse il desiderio di sostituirlo, in questi anni Renzi ha oramai strutturato un sincretismo di idee, di ambivalenze e di confusioni di forme e, soprattutto, di atti pratici che hanno perso la relazione con il mondo e con la sua storia. Infatti, esattamente come a furia di non credere a nulla si finisce con il credere a tutto, sottraendo valore a ogni idea, la sua politica non ha potuto legittimamente affermarne più nessuna, di idea. 

Morale: una manfrina lunga mesi (in realtà anni), mentre fin dal principio sulla questione adozioni il risultato era chiaro. E’ stato un muro contro muro virtuale ed ipocrita, scivolato nell’ideologia più bieca, comunque e da qualunque parte la si guardi. Checché se ne dica, alla fine una punizione per tutti. 

Gli omosessuali avranno il loro surrogato di famiglia e assieme la loro cittadinanza di “serie b”, i sostenitori della coppia “secondo natura” sentiranno la violenza di una legge che sconfessa e mette a repentaglio le loro certezze. 

Sarò strano, ma forse perché ormai io credo più alle leggi non scritte che ai decreti dei governi di qualunque colore (figuriamoci di questo stinto e abusivo), su tali questioni ho difficoltà a pensare che si possa davvero legiferare. La politica, semmai l'ha avuta, ha talmente perso qualsiasi forma di guida morale e civile! Ecco, l'ho detto. 

Ognuno dovrebbe saper liberamente decidere per sé. Forse  sulla questione sarebbe stato più opportuno un referendum, ma ormai, purtroppo, più che libertà perseguiamo “modelli di libertà”. La libertà ha i suoi stilisti, le sue boutique dove approvvigionarsi: i più ricchi possono permettersi modelli esclusivi, forgiati su misura (così le donne benestanti continueranno a farsi fecondare all’estero ecc). La borghesia, generalmente, sceglie seguendo le mode, per il popolo rimangono i rigattieri e, chissà, gli uteri in affitto per "mettere assieme il pranzo con la cena".

Oggi questa è la conquista: abbiamo, ben che vada, la libertà di essere uguali. La libertà di opinione è divenuta dittatura delle opinioni dominanti. C’è ancora una bella differenza tra credersi liberi ed esserlo. Ma è un fatto che riguarda pochi, ai più bastano le promesse. 

Viviamo in forza ad un’opinione pubblica contraffatta che non ammette differenze individuali ontologiche autentiche, e non le difende per statuto. Le regole che distinguono i buoni e i cattivi sono una specie gioco di società inventato da una élite creata subdolamente a tavolino e alimentata ad arte per incentivare il consumo, la società che ne deriva è il contrario della democrazia. E' qualcosa che sottrae umanità per dare indefinito e soporifero conforto collettivo. Pura convenzione. O legge dello Stato per lo Stato. Pensare il singolo (pensare singolarmente), in queste circostanze, diviene un atto sovversivo.  

Impotenti, viviamo il malinteso della libertà e moltiplichiamo i nostri disordini interiori e sociali. Siamo un mondo di estranei che in comune hanno solo la rimozione collettiva della morte e quindi della vita. Ecco, dunque, la vita sempre più altrove piuttosto che nel parlamento dove si decide la morte per dissanguamento della famiglia, tanto quella tradizionale che quella omosessuale. Perché, di regola in regola, di decreto in decreto, hanno messo in gabbia la parola amore. 

L’amore per l’essere umano intendo (che prima di essere un diritto è un dovere) e le sue autentiche, intime scelte individuali. Ci hanno fatto una legge buona per tutti. Per tutti coloro – ovviamente (da Renzi ad Alfano, passando per Verdini) - che siedono in parlamento.

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